“Separare l’esercizio del potere dall’adempimento del dovere può solo produrre degrado sociale, interrompendo quel rapporto di fiducia tra società e politica, indispensabile per riuscire a guardare oltre il drammatico orizzonte attuale”. Una stoccata precisa quella rifilata ieri, a Roma dal presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), Armando Zambrano, nell’ambito del D-Day delle Costruzioni. Iniziativa promossa dall’Ance per far sentire la voce del mondo dell’edilizia e dei professionisti in merito alla necessità di recuperare i crediti verso lo Stato.
“Facciamo appello – ha sentenziato Zambrano – affinché il Governo, gli enti locali e tutto il sistema della committenza pubblica, anche attraverso specifiche e mirate modifiche al patto di stabilità interno, modulate sulle diverse realtà territoriali, si impegni ad onorare in tempi certi gli impegni assunti”. Per dare, secondo Zambrano, nuovamente prospettiva ad un settore fondamentale nonostante le secche di una crisi globale davvero devastante. “Senza l’apporto dei tecnici – ha incalzato il Presidente del CNI – le imprese non possono agire, non possono fare investimenti, non possono tentare, attraverso il lavoro, di uscire dalle difficoltà che oggi viviamo sulla nostra pelle. Tutti. Famiglie, aziende e professionisti”.
D’altronde, la realtà delle professioni tecniche, in Italia, si caratterizza per un numero elevatissimo di piccole strutture che, a fronte di una totale regolarità in termini di fatturazione, pagamento ed imposte di contributi, sono costrette a sopportare costi diretti ed indiretti sempre più elevati. In un quadro di estrema fragilità del mercato. Questa la fotografia scattata dal numero uno del CNI che ha lanciato anche un messaggio certamente indubbio “ad una situazione generale, generatrice di preoccupazioni, si aggiunge l’assoluta difficoltà nel ricevere pagamenti dalle Pubbliche Amministrazioni, a valle, però, di servizi resi e di contratti regolarmente sottoscritti”. La parola ora alle Istituzioni.
Fonte Ufficio Stampa del CNI
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