Le imprese e i professionisti del settore edile hanno presentato il conto alle p.a.
Con l’iniziativa D-Day che si è svolta ieri a Roma hanno messo in atto un’operazione di recupero crediti verso gli enti locali in ritardo con i pagamenti.
Il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti ha precisato che le aziende non sono disposte ad accettare il saldo dei debiti con titoli di stato, bot, cct o altro, ma vogliono pagamenti in denaro, come originariamente concordato.
“Il saldo dei debiti della pubblica amministrazione è ormai indifferibile perché altrimenti per non “far fallire lo stato si fanno fallire le aziende”, ha aggiunto Buzzetti sottolineando che la pubblica amministrazione deve alle imprese edili circa 19 miliardi di euro e sono oltre 7500 le imprese del settore che sono fallite negli ultimi 3 anni (vedi “D-Day delle costruzioni, oltre 7500 aziende fallite in tre anni“).
La questione dei ritardi dei pagamenti da parte della P.A. – arrivati a 180 giorni – insieme a quella della estrema difficoltà, se non impossibilità, di accesso al credito rappresentano per gli architetti italiani il segno tangibile della crisi economica, con un conseguente forte impatto sulla loro situazione finanziaria che – insieme alla contrazione del mercato e alla concorrenza – pesano fortemente soprattutto sui professionisti più giovani. Il problema non è solo perdere il lavoro oppure non trovarlo, ma anche che il lavoro venga pagato“.
Così Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori nel corso del D Day organizzato dall’Ance.
Illustrando alcuni dati elaborati dal Cresme, Freyrie ha sottolineato come “per gran parte dei 150mila architetti italiani il peso delle insolvenze abbia ormai superato il 20% del proprio volume d’affari, mentre riguardo alla situazione finanziaria, il 45% – soprattutto nel Sud – si trova ad avere debiti con banche, società finanziarie o fornitori. Negli ultimi tempi poi, la situazione è andata significativamente peggiorando per i progettisti italiani, provocando una forte contrazione sul fronte delle spese, con perdite di più di un quarto del proprio fatturato e con la riduzione di circa il 25% del proprio reddito annuo. Perdite e riduzioni dovute al crollo del mercato della costruzione di nuove abitazioni e a quello dei lavori pubblici”.
“Il Governo – aggiunge – deve mettere fine al cortocircuito creato dai mancati pagamenti da parte della P.A., legati a un Patto di Stabilità che punisce i Comuni virtuosi e non impedisce ai cattivi Amministratori di dare incarichi che poi non onorano, dai ritardi inaccettabili da parte dei privati e dalla chiusura dei rubinetti del credito da parte delle banche. Le crisi fanno morti e feriti, ma qui si rischia la strage di intere categorie professionali: ricordiamo infatti che i debiti e i crediti dei professionisti sono garantiti dai beni privati e familiari e se il Governo non prende iniziative immediate, sono le 150 mila famiglie italiane a rischio di fallimento“.
“Ci aspettiamo – conclude – un’azione immediata per il pagamento dei crediti delle PA agli architetti, il recepimento della Direttiva Europea sull’obbligo di pagamento – per tutti – a 60 giorni e una moral (e strong) suasion sulle banche perché anche i professionisti singoli e associati abbiano possibilità di accesso al credito, a tassi ragionevoli. Viceversa 60mila giovani architetti rischiano di essere estromessi dal mercato e con loro un patrimonio di idee che dovrebbe garantire l’habitat dei cittadini italiani nei prossimi anni.”
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