L’edificio in questione è stato costruito nel XV secolo ad uso religioso, diventando nel tempo un importante convento francescano di grande valore artistico. Dal 2005 la struttura risulta di proprietà privata che si è presa in carico il restauro (sotto la supervisione della Soprintendenza) per gestire all’interno eventi di catering, convegni e cerimonie.
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Sarà la Magistratura a svolgere tutti gli accertamenti necessari, compresa la valutazione tecnica dei lavori e delle verifiche eseguite per consentire l’apertura al pubblico del complesso cinquecentesco. Dalle poche immagini visibili sui mezzi di comunicazione, è ipotizzabile che l’affollamento di persone e il relativo movimento sussultorio durante i balli abbia indotto un fenomeno di risonanza e una conseguente rottura fragile della volta. Non avendo nessuna certezza su verifiche, prove sui materiali o progetto di rinforzo precedentemente eseguiti, ci asteniamo da ogni valutazione in attesa degli esiti più dettagliati degli accertamenti tecnici.
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È lecito trasformare una stanza di un palazzo storico in sala da ballo?
Tuttavia, è lecito trasformare una stanza di un palazzo storico in sala da ballo? La domanda non è relativa solo agli aspetti di conservazione: sono state condotte verifiche preliminari sulla resistenza della struttura voltata nei confronti del sovraccarico da affollamento e delle sollecitazioni dinamiche da esso indotte?
Il grande patrimonio architettonico privato e pubblico, dal valore storico-artistico inestimabile, può essere recuperato anche ripensando gli spazi con nuove destinazioni d’uso, diverse da quelle per cui sono stati costruiti. I progetti di recupero devono convergere ad un equilibrio tra conservazione e nuovi standard di sicurezza e sostenibilità. Le riaperture di antiche ville e castelli a eventi di aggregazione sociale e culturale sono importanti per preservare le strutture nel tempo, purché la sicurezza dei gruppi di persone sia valutata in funzione di utilizzi compatibili con la conservazione. Trattandosi di costruzioni antiche, complesse e fragili, sebbene interessate da lavori di consolidamento, non sempre è possibile inserire qualsiasi destinazione d’uso.
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Quali valutazioni devono quindi essere svolte?
Il capitolo 8 delle Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC2018) «stabilisce i criteri generali per la valutazione della sicurezza e per la progettazione, l’esecuzione ed il collaudo degli interventi sulle costruzioni esistenti». In particolare, al par. 8.3 si legge che: «La valutazione della sicurezza di una struttura esistente è un procedimento quantitativo, volto a determinare l’entità delle azioni che la struttura è in grado di sostenere con il livello di sicurezza minimo richiesto dalla presente normativa. L’incremento del livello di sicurezza si persegue, essenzialmente, operando sulla concezione strutturale globale con interventi, anche locali».
Devono essere considerati i nuovi sovraccarichi di esercizio, valutandone la compatibilità statica nei confronti dei solai e della struttura portante. Ai fini della miglior conservazione architettonica, la normativa promuove prima di tutto l’esecuzione di interventi locali.
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Le destinazioni d’uso e i sovraccarichi di esercizio
Se alla tradizionale destinazione d’uso di civile abitazione corrisponde un sovraccarico di 200 kg/mq, per uffici aperti al pubblico, scuole o ristoranti si richiedono 300 kg/mq. Quindi, per esempio, il cambio di destinazione d’uso da civile abitazione a ristorante non è così traumatico per un edificio storico, previe verifiche positive delle strutture che richiederanno interventi di rinforzo meno invasivi.
Diverso è invece se un’abitazione dovesse trasformarsi in sala conferenze (400 kg/mq) o aree espositive-museali (500 kg/mq), o peggio ancora in biblioteca (almeno 600 kg/mq). Il cambio di destinazione d’uso prevedrebbe un incremento dei sovraccarichi del doppio o addirittura del triplo rispetto alla configurazione originaria. Tutto questo si traduce nell’incremento delle masse sismiche, e di conseguenza, delle forze inerziali che subirebbe la struttura durante il terremoto. La norma tecnica in questi casi obbliga a procedere con interventi pesanti di miglioramento o adeguamento sismico sull’intero scheletro strutturale, con gravi ripercussioni sulla conservazione dei caratteri storico-architettonici del fabbricato. Questo è il motivo per cui si richiede di limitare i cambi gravosi di funzione. I danni dei recenti terremoti hanno testimoniato i limiti del costruito storico a garantire l’agibilità e l’operatività per funzioni strategiche, come ad esempio i municipi.
La sala da ballo, per ritornare al fatto di cronaca, richiede un sovraccarico di 500 kg/mq. Sicuramente nel XV secolo, quando hanno costruito il convento, non pensavano che in futuro la volta potesse essere sollecitata per quella funzione di svago collettivo.
Il paragrafo 8.3 specifica inoltre che:
«La valutazione della sicurezza, argomentata con apposita relazione, deve permettere di stabilire se:
- l’uso della costruzione possa continuare senza interventi;
- l’uso debba essere modificato (declassamento, cambio di destinazione e/o imposizione di limitazioni e/o cautele nell’uso);
- sia necessario aumentare la sicurezza strutturale, mediante interventi.»
Fra le diverse circostanze relative all’obbligo di verifica strutturale, rientra anche il «cambio della destinazione d’uso della costruzione o di parti di essa, con variazione significativa dei carichi variabili e/o passaggio ad una classe d’uso superiore».
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Come stabilire se l’edificio è sicuro nei confronti della nuova categoria d’uso?
Le verifiche tecniche, mediante calcoli e prove diagnostiche, devono dire se l’edificio, o parte di esso, è sicuro nei confronti della nuova categoria d’uso, in termini di resistenza delle strutture e di esposizione delle persone al suo interno. Dovranno dare giustificazione dei lavori di rinforzo necessari o, se incompatibili, di un declassamento delle funzioni con limitazione del numero di persone che potranno usufruire degli spazi interni.
La nuova destinazione d’uso dovrà sempre adattarsi ai limiti e alle caratteristiche del fabbricato storico, e non il viceversa.
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