Contaminazione suoli amianto. Come intervenire in questi casi?

Un focus sul tema è stato eseguito dall’INAIL. Il fact sheet, pubblicato il 3 dicembre 2020, illustra i i metodi analitici utilizzati per i suoli contaminati. Scarica il documento a fine articolo.

Simona Conte 19/01/21
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La contaminazione suoli amianto è una condizione diffusa in Italia in maniera eterogenea sia nelle aree industriali, sia nelle zone delle Alpi e degli Appennini. Difatti un suolo può risultare contaminato da amianto non solo a causa di attività legate ad ex-stabilimenti di produzione di MCA, fenomeni di abbandono o interramento di Rifiuti Contenenti Amianto (RCA), ma anche per via di processi naturali di disgregazione di Pietre verdi (Natural Occurring Asbestos – NOA). Inoltre fenomeni naturali quali l’erosione, il trasporto, il dilavamento delle superfici, o attività di sbancamento e attività di scavo ed estrazione possono contribuire all’alterazione del suolo ed alla sua contaminazione con tali minerali.

Un focus sull’analisi e gestione contaminazione suoli amianto è stato eseguito dall’INAIL. Con il fact sheet (scaricabile a fine articolo), pubblicato il 3 dicembre 2020, vengono illustrati i metodi analitici tradizionali e innovativi per l’analisi dei suoli inquinati dall’amianto.

Vediamo nel dettaglio quali sono le indicazioni fornite dall’INAIL, utili non solo per gli addetti campionamento e analisi di laboratorio, ma anche per gli amministratori locali e i cittadini interessati alla problematica.

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Contaminazione suoli amianto. Come avviene il campionamento?

L’iter di bonifica, regolamentato dal d.lgs. 152/06, prevede l’esecuzione di campionamenti ed analisi strumentali per individuare le concentrazioni degli inquinanti e confrontarle con le Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC).

L’esecuzione del campionamento avviene random o a griglia e ciò dipende dalla storia del sito e della contaminazione che può presumibilmente di tipo puntuale o diffuso. Il campionamento incrementale, caso in cui il campione è costituito prelevando più aliquote in punti diversi, è quello che in ambito nazionale ed internazionale è maggiormente sviluppato.

Il documento INAIL spiega che il d.lgs. 152/2006, precisamente all’Allegato 2- Titolo V, prevede la separazione in campo della frazione superiore a 2 cm, tramite setacciatura. Un’operazione che tuttavia comporta dei rischi, sia per la possibilità di escludere materiali grossolani contenenti amianto dalle successive analisi, sia per il rischio di dispersione di fibre in aria. Per eseguire in sicurezza viene consigliato di effettuare le operazioni di setacciatura on-site ad umido e con adeguati DPI per la protezione delle vie aeree e di procedere alle successive indagini in laboratorio sulla frazione inferiore a 2 mm con cappe a flusso laminare dotate di filtri assoluti.

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Quando un suolo può definirsi contaminato dall’amianto?

Nel caso in cui i risultati analitici riscontrino una percentuale in peso di amianto superiore allo 0,1% nei siti residenziali/industriali (Allegato 5 al Titolo V del d.lgs. 152/06) o allo 0,01% nei siti agricoli (decreto MATTM 01/03/2019 n. 46), è in atto la contaminazione suoli amianto, quindi si avvia l’analisi di rischio per valutare le idonee procedure di bonifica.

Tuttavia INAIL fa presente che la caratterizzazione dei suoli contaminati da amianto risulta complessa per via della variabilità della matrice ospitante e delle caratteristiche fisico-chimiche dei minerali ricercati. Inoltre, a proposito dei metodi analitici utilizzati, l’istituto esegue una breve panoramica mettendo in evidenza quali sono le tecniche e le procedure utilizzate in Italia e nei diversi Paesi.

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Contaminazione suoli amianto. I metodi analitici

L’Allegato 5 al Titolo V del d.lgs. 152/06 stabilisce per l’analisi dell’amianto nei suoli e nei terreni l’impiego della Spettroscopia Infrarosso in Trasformata di Fourier (FTIR) e/o della Diffrazione a Raggi X (DRX). Tali tecniche sono vantaggiose per identificare l’amianto in concentrazioni superiori a tali limiti in modo speditivo, perché possono essere svolte attraverso strumentazione portatile che consente una ridotta preparativa del campione (macinazione e omogeneizzazione) e rapida analisi, consentendo così un primo screening on site del grado di rischio e di individuare repentinamente suoli altamente contaminati.

Per fronteggiare le criticità relative alle basse concentrazioni si adottano, invece, a scala nazionale ed internazionale ulteriori tecniche analitiche quali la Microscopia Ottica in Luce Polarizzata (MOLP) e/o in Contrasto di Fase (MOCF) e la Microscopia Elettronica a Scansione (SEM) o Trasmissione (TEM) equipaggiata con Sistema di Dispersione di Energia (EDS). Queste permettono di visualizzare le singole fibre, classificarle con precisione e contarle; tuttavia presentano complessità esecutiva, scarsa riproducibilità dell’analisi e costi rilevanti.

Per la microscopia elettronica esiste il problema della rappresentatività dell’analisi. Ma la soluzione principale alla problematica è da ricercare nell’elaborazione di procedure alternative di preparazione dei campioni, con arricchimento della frazione fibrosa.

Va sottolineato un limite per tali metodi, rappresentato dalla mancata trasposizione normativa, con conseguenti difficoltà applicative sul piano degli effetti legali. Le procedure più frequentemente applicate nei diversi Paesi per fronteggiare tali criticità:

  1. nel Regno Unito si applica prevalentemente il metodo HSG248 (HSE, 2005) basato sulla MOLP, con la possibilità di affiancare la microscopia elettronica e/o effettuare le procedure di arricchimento. Tali procedure di arricchimento, simili a quelle indicate dalla norma ISO 22262 per i MCA;
  2. in altri Paesi si applicano tecniche di arricchimento alternative, elutriatore o fluidized-bad, che separano le fibre dalla matrice e le inviano ad una batteria di testine di campionamento per successive analisi in SEM/TEM;
  3. negli Usa è stata pubblicata la norma ASTM D7521-16, che prevede l’utilizzo della MOLP e facoltativamente del TEM (per la frazione fine), a seguito della sola setacciatura. La scelta di evitare la macinazione del campione permette di conservare le strutture cristalline e aumentare l’affidabilità del metodo.

Una procedura simile alla norma D7521 è stata sviluppata dall’ARPA Emilia-Romagna, che prevede la microscopia per la frazione fine e l’analisi in DRX della frazione separabile. Tecnologie avanzate, quali la spettroscopia Raman, la microfluorescenza a raggi X (XRF) e l’HyperSpectral Imaging (HSI), sono in corso di valutazione da parte dell’Inail-Dit per l’identificazione (anche speditiva) delle specie minerali presenti nei campioni di suolo.

Inail-Dit ha avviato progetti di ricerca, in collaborazione con Università, Centri di ricerca ed altre strutture interne (Contarp) con l’obiettivo di testare tecniche analitiche innovative (HSI, micro-Xrd, micro-XRF, etc.) su suoli, terreni e materiali di scavo per opere edili ed infrastrutturali (sbancamenti/tunnel) e di individuare e divulgare idonee misure di prevenzione e sicurezza da adottare in aree contaminate.

>>Scarica il documento INAIL “Analisi e gestione dei suoli contaminati da amianto”<<<

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