Certificazione sismica degli edifici: aspetti concettuali di base e limiti di validità

Nicola Mordà 09/06/14

Lo “stato di salute” del patrimonio immobiliare italiano è da qualche anno oggetto di studi, spesso istituzionali, convergenti verso le medesime conclusioni a livello di elevato rischio indotto dalle azioni ambientali, ed in particolare dal sisma.

La riclassificazione sismica del territorio, effettuata nel 2003 con l’OPCM-3274 s.m.i., ha elevato a sismicità non nulla praticamente tutto il territorio non nazionale, con opportune differenze basate sulla presenza di sorgenti sismiche ben studiate. Di ciò occorre prendere atto e quindi iniziare a ragionare in modo concreto sul tema del rischio cui molti edifici sono esposti annualmente.

Gli eventi dell’Emilia Romagna hanno proprio dimostrato, in modo drammatico, tale concetto.

L’esposizione al rischio sismico, e in generale ai rischi ambientali degli immobili presenti sul territorio, ha un immediato corrispondente economico che grava, in vario modo, sul bilancio dello Stato.

Uno studio del 2011 dell’associazione delle compagnie assicuratrici ha prodotto una  valutazione analitica del livello di danno economico atteso in funzione del periodo di ritorno dell’azione sismica

Certificazione sismica degli edifici: aspetti concettuali di base e limiti di validità 1

Il danno annuo medio atteso è di circa 2.62 miliardi di euro su un valore totale degli immobili (circa 27 milioni) di 3. 900 miliardi di euro.

Da qualche tempo si è diffusa la notizia della costituzione di un gruppo di studio, a livello di Ministero delle infrastrutture e trasporti, che dovrà proporre opportune ipotesi normative per redigere una classificazione del livello di rischio sismico delle costruzioni. Lo scopo di questa certificazione sismica degli edifici dovrebbe essere l’incentivazione fiscale degli interventi per la riduzione del rischio sismico con una classificazione delle costruzioni sul modello di quella energetica. Ciascun edificio avrà una propria tabella esplicativa che, in parole povere, dichiarerà a quale livello di rischio è sottoposto l’edificio stesso [1].

Sulla questione vi sono i alcuni interessanti studi, proposti da autorevoli Docenti, da vari ordini professionali che tendono a individuare un percorso metodologico che consenta di redigere in modo riproducibile ed oggettivo, entro limiti di validità chiari e concertati, tale classificazione.

Il tema è intimamente legato a vari aspetti del mondo immobiliare che hanno un legame comune:

– incentivi fiscali che le recenti norme (DL n. 63 del 4 giugno 2013 convertito nella legge n. 90/2013) hanno reso disponibili per gli interventi di adeguamento e miglioramento sismico [2];

– aumento di valore dell’immobile in relazione al livello di resilienza sismica indicata dalla classe propria dell’edificio;

– ammontare del premio assicurativo contro l’evento in ipotesi di stipula di specifica polizza.

È quindi interessante provare a fare un punto della situazione rispetto alla questione in oggetto, limitando l’attenzione ai soli aspetti di carattere strettamente ingegneristico.

Chiarimenti concettuali sulla classificazione sismica

Preliminarmente occorre chiarire alcuni concetti per eliminare alla fonte il rischio che la classificazione sismica (certificazione/qualificazione) generi una confusione sulle “basi di appoggio” dei risultati ottenuti, alimentando controversie, in fase di transazione ad esempio.
Deve essere sin da subito chiaro che, violando i limiti intrinseci di qualsiasi procedura che sarà proposta, e si spera condivisa a livello nazionale, nessuno vieta di eseguire una verifica di sicurezza secondo il percorso metodologico previsto dal DM 14 gennaio 2008 e dalle istruzioni di cui alla circolare n. 617 del 2 febbraio 2009.

Dato che gli studi, per la parte meccanica, sul tema sono ben consolidati, per evitare idee bizzarre e confusione è utile riportare di seguito alcuni limpidi chiarimenti sul tema (Borri et. al.)

A) Certificazione sismica
Si può attribuire ad un edificio una certificazione sismica quando questo possiede i livelli di sicurezza previsti dalle NTC 2008 per lo SLV (stato limite di salvaguardia della vita per la classe d’uso prevista) e tali livelli siano ‘certificati’ da una analisi globale insieme a tutte le analisi e verifiche locali svolte secondo le procedure delle NTC 2008. Pertanto è certificato come antisismico un edificio per cui sia stata svolta la valutazione di sicurezza allo SLV di cui al punto 8.3 delle NTC 2008. Quando ciò accade si qualifica l’edificio di classe A+ dal punto di vista sismico

B) Qualificazione sismica
La qualificazione sismica […], a differenza della certificazione, è una procedura convenzionale semplificata che consente di attribuire una determinata classe all’edificio cui è riferita, qualificandolo in tal modo nei riguardi della maggiore o minore sicurezza all’azione sismica attesa nel sito dove si trova l’edificio.

La qualificazione sismica è possibile a vari livelli di approfondimento. […]. Essa non certifica il raggiungimento del livello di sicurezza previsto dalle NTC: tale livello può essere attestato con certezza solo grazie alla certificazione antisismica

È quindi importante utilizzare la terminologia appropriata, con il distinguo appena fatto tra certificazione e qualificazione.

Ciò è estremamente importante per evitare di fornire dati quantitativi su basi tecnicamente inadeguate. Si aggiunga a ciò anche i differenti impegni e livelli di costo, a livello puntuale, che le due procedure sottendono [2].

Stato delle proposte in letteratura

Allo stato attuale, ed in attesa di specifiche linee guida che si spera abbiano valenza nazionale a livello di metodologie generali, evitando inutili regionalismi su temi di così importante portata, e fatte salve le specificità delle tipologie costruttive locali, esistono varie proposte metodologiche, di cui si sintetizzano di seguito i principi ispiratori

Proposta Ordine Ingegneri di Treviso [3]
La scala di efficienza è stata sviluppata rimanendo nell’ambito della normati va nazionale vigente, in modo da rendere l’attuazione facilmente operativa.

L’elemento base considerato, rispetto alla zona in un cui si trova l’immobile, è il periodo di ritorno (TR) dell’evento che porta le strutture (con o senza intervento di miglioramento) a raggiungere lo stato limite di salvaguardia della vita (SLV), secondo quanto previsto dal par. 8.3 delle NTC 2008 in materia di valutazione della sicurezza di edifici esistenti; a questo è correlato algebricamente il corrispondente periodo di riferimento (VR).

È stato altresì introdotto il parametro LS (livello di sicurezza), anch’esso evidenziato nella certificazione, definito come il rapporto tra l’accelerazione cui (secondo le verifiche effettuate) il fabbricato è in grado di resistere, e quella cui dovrebbe resistere secondo le prescrizioni normative vigenti.

La scala di classificazione è stata sviluppata in 8 livelli (da G ad A+), seguendo lo standard reso ormai familiare dalle classificazioni di efficienza energetica; le soglie sono espresse in funzione dei valori (tra loro correlate) di VR e di TR (il primo varia tra 3 e 200 anni, mentre il secondo corrispondentemente varia tra 30 e 1898 anni), secondo questa articolazione:

– le soglie delle classi C, B, A e A+ corrispondono ai periodi di riferimento più frequenti (35, 50, 100 e 200 anni);

– le soglie delle classi D ed E (VR = 15 anni e TR (SLV) = 146 anni, VR = 6 anni e TR (SLV) = 60 anni) corrispondono (non analiticamente) al 60% ed al 40% dell’accelerazione di progetto con VR = 50 anni; in particolare quindi la classe D potrebbe risultare molto significativa per i fabbricati  esistenti;

– la soglia della classe F corrisponde al valore minimo di TR (30 anni) dato dalle tabelle allegate alle NTC.

Certificazione sismica degli edifici: aspetti concettuali di base e limiti di validità 2
Certificazione sismica degli edifici: tabella globale

Proposta Federazione degli Ordini degli Ingegneri delle Marche [4]
La federazione ha emanato una Proposta di legge regionale in materia di classificazione sismica Attestati di Certificazione Sismica.

Si riconosce che la sicurezza sismica degli abitati come esigenza collettiva di carattere primario […] ed s’intende interviene attraverso una serie di azioni mirate all’ottenimento delle seguenti finalità:

– favorire una maggiore consapevolezza del rischio sismico nei proprietari degli immobili, siano essi persone fisiche o giuridiche, soggetti pubblici o privati;

– orientare il mercato immobiliare a tener conto in maniera più matura e consapevole della vulnerabilità sismica dei cespiti compravenduti quale elemento non secondario ai fini della loro valorizzazione;

– accrescere il livello di conoscenza dell’effettiva capacità di resistere al sisma delle strutture esistenti nel territorio;

– incentivare la realizzazione da parte dei soggetti proprietari di interventi strutturali per incrementare o ripristinare le condizioni di sicurezza antisismiche dei propri immobili;

– introdurre elementi di premialità e meritocrazia per quei soggetti, per maggior sensibilità od avvedutezza, nonostante i maggiori costi, adottino nella costruzione o ristrutturazione dei propri immobili tecniche di protezione sismica innovative o prestazioni antisismiche superiori a quelle minime richieste dalle norme vigenti.

Le strutture ricadenti nel territorio regionale vengono classificate in base alla loro capacità di resistere al sisma secondo lo schema seguente:

Classe A : struttura esistente adeguata o di nuova edificazione, progettata secondo il DM 14 gennaio 2008 (Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, adottando Fattore di Struttura q = 1,00 o con l’adozione di tecniche innovative di limitazione del danneggiamento, quali isolamento alla base, dissipazione od altre che garantiscano prestazioni paragonabili con i metodi precedenti;

Classe B: struttura esistente adeguata o di nuova edificazione progettata secondo il DM 14 gennaio 2008  e successive modifiche ed integrazioni, adottando Fattore di Struttura q > 1,00 e senza l’adozione di tecniche innovative di limitazione del danneggiamento;

Classe C: struttura esistente realizzata dopo il 1983 e progettata con le normative antisismiche antecedenti il DM 14 gennaio 2008 oppure migliorata ai sensi art. 8.4.2. di quest’ultimo, con capacità sismica non inferiore al 75% della relativa domanda attesa nel sito;

Classe D: struttura esistente migliorata ai sensi Punto 8.4.2. del DM 14 gennaio 2008 con capacità sismica non inferiore al 50% della relativa domanda attesa nel sito;

Classe E: struttura esistente realizzata prima del 1983 e dunque progettata senza accorgimenti antisismici.

Ai fini dell’attribuzione ad una delle Classi Sismiche sopra elencate, la Valutazione della Sicurezza di una struttura esistente ai sensi Punto 8.3 del DM 14 gennaio 2008  è equiparata a tutti gli effetti a Miglioramento/Adeguamento Sismico, anche in assenza di opere, purché redatta secondo le Linee Guida di cui alla DGR 1168 del 26 luglio 2010 (ed eventuali loro modifiche ed integrazioni) e regolarmente depositata presso l’Ufficio Sismico Provinciale (ex Genio Civile).

L’Attestato di Certificazione Sismica (ACS) che dovrà essere obbligatoriamente allegato agli atti di traslazione della proprietà del bene, pena la nullità dell’atto stesso, sotto il controllo del notaio rogante.

L’ACS dovrà essere rilasciato da parte dell’Ufficio Sismico Provinciale (ex Genio Civile), su istanza ed a carico del soggetto cedente.

Proposte dal mondo della ricerca
Una metodologia che appare estremamente interessante per le strutture murarie come approccio è quella di recente proposta dal prof. Borri et al. (2011).

In sintesi la proposta metodologica si basa su due componenti

– valutazione della vulnerabilità tramite un set di dieci indicatori;

– valutazione numerica del livello di sicurezza, tramite una metodologia semplificata di analisi meccanica in fase statica e dinamica, con analisi dei seguenti parametri meccanici:

a) sicurezza per carichi gravitazionali

b) sicurezza meccanismi locali rispetto alle azioni orizzontali

c) sicurezza meccanismi globali rispetto alle azioni orizzontali

Il fattore di sicurezza minimo tra le tre valutazioni è quello posseduto dalla struttura.

La tabella seguente classifica l’edificio in una della classi A+, A, B1, B2, C1, C2, D1, D2, D3, E di efficienza sismica.

Certificazione sismica degli edifici: aspetti concettuali di base e limiti di validità 3
Certificazione sismica degli edifici: classificazione di un edificio in una della classi A+, A, B1, B2, C1, C2, D1, D2, D3, E di efficienza sismica

C’è da dire che la proposta Borri è estremamente interessante dal punto di vista concettuale ed operativa per valutazioni su larga scala. Essa può essere facilmente estesa anche ad altre tipologie strutturali (edifici in c.a.) individuando quelle che necessitano secondo i risultati una giusta attenzione sia assoluta, in relazione alla classe d’uso dell’immobile, sia in fase di esecuzione di interventi incentivati da parte di soggetti privati.

Proposte simili a quella del prof. Borri sono state formulate anche dal prof. M. Dolce (2005), dal prof. C. Modena (2010) che hanno elaborato metodologie di calcolo che si basano su dati sintetici rilevabili con procedure codificate e di comprovata validità a livello nazionale.

Bibliografia

[1] https://ediltecnico.it/22787/nasce-la-certificazione-sismica-a-ciascun-edificio-una-tabella/

[2] N. Mordà – M.Q. Duma “Adeguamento sismico. Obblighi ed opportunità” Maggioli Ed. 2013

[3] F. Bonaccini “Classificazione sismica degli edifici” Ordine Ingegneri di Treviso

[4] “Proposta di legge regionale in materia di classificazione sismica Attestati di Certificazione Sismica” Federazione  Ordini Ingegneri Marche – http://www.feding.marche.it/redazione/category/attivita/sismica/

Nicola Mordà

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento