Il decreto sulla Certificazione energetica (Dpr 75/2013) è scritto male e lascia nell’incertezza i professionisti coinvolti. È in vigore da luglio, quindi da poco tempo, ma sono stati sufficienti questi pochi giorni per far capire a ingegneri e architetti che contiene tantissimi “buchi”.
Il primo problema ruguarda indirettamente la professione: è rappresentato dalla lingua italiana. Molti passaggi sono scritti in maniera poco comprensibile. Facciamo un esempio. L’articolo 2 individua due categorie di tecnici abilitati alla Certificazione energetica: i tecnici che hanno conseguito i titoli di studio elencati, gli iscritti agli Ordini e i professionisti abilitati all’esercizio della professione – queste le componenti della prima categoria. La seconda comprende i tecnici in possesso di titoli di studio diversi, conseguiti frequentando un corso di formazione per la Certificazione energetica.
La protesta degli ingegneri…
La divisione è un paradosso. Il perché lo spiegano bene in una Circolare (la n. 4963/2013) pubblicata dal Consiglio degli Ingegneri. L’ingegnere che ha superato l’Esame di Stato, abilitato e iscritto all’Albo ma che non rientra, in base al proprio titolo di studio, nell’elenco dei titoli di studio del decreto, non è abilitato alla Certificazione energetica. Al contrario un laureato in ingegneria civile è abilitato solo perché ha fatto un corso.
Non c’è, inoltre, nessuna divisione tra laureati del nuovo e del vecchio ordinamento.
Gli scenari sono i più vari e fantascientici, nel senso di meta-scientifici, che vanno oltre le competenze, perché non le considerano. Carla Cappiello, Presidente dell’Ordine di Roma spiega: “Un ingegnere aeronautico deve frequentare un corso per diventare certificatore, un perito agrotecnico no”.
Per questi motivi, la norma va cambiata: essa limita la professionalità di molti ingegneri. Leggi anche Competenze per la certificazione energetica, gli Ingegneri ce le hanno.
… e quella degli Architetti
Anche gli Architetti criticano il decreto 75/2013 sulla Certificazione energetica. Il Consiglio Nazionale ha dichiarato che dalla normativa nuova deriva molta confusione. Questa confusione si riversa su alcune categorie professionali in possesso determinati titoli professionali che finiscono per valere meno di altri: i titoli abilitativi e l’iscrizione all’albo valgono meno di un semplice corso formativo con esame per svolgere il ruolo di Certificatore energetico.
Il problema, quindi, è comune: manca una razionalizzazione delle competenze. Evidentemente il decreto è stato fatto senza un criterio, altrimenti l’assurdità del corso formativo che vale di più di un intero percorso di laurea concluso con l’iscrizione all’albo non avrebbe avuto ragione di esistere.
Infine, èimportante sottolineare il fatto che non c’è stata nemmeno una fase transitoria per coloro che hanno già lavorato e acquisito competenze nel settore della Certificazione energetica prima dell’entrata in vigore del Dpr 75/2013. In Sicilia, per esempio, la Regione ha sospeso i tecnici abilitati prima del decreto per i quali il decreto stesso richiede un corso di formazione che non hanno seguito.
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