Le vecchie caldaie a metano vanno sostituite!

Attenzione alla normativa, un po’ per buonsenso, un po’ perché le sanzioni variano dai 500 euro per l’assenza del libretto d’impianto ai 3.000 se non si rispetta il controllo di efficienza energetica

Davide Galfrè 06/04/20
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Gli impianti di riscaldamento e di produzione di acqua calda per gli immobili in cui tutti noi viviamo e lavoriamo sono stati oggetto di numerosi aggiornamenti della normativa e negli ultimi mesi anche l’interesse generale si è rivolto con sempre più attenzione alle questioni legate al risparmio energetico ed al consumo di fonti rinnovabili.

Sebbene facciano più rumore le limitazioni che si impongono al consumo di legname o pellet per il riscaldamento, bisogna dire che esistono anche delle limitazioni alle caldaie a metano, ma delle quali non si sente mai parlare.

Le vecchie caldaie a metano vanno sostituite!

Dato che la normativa è difficile da comprendere ed analizzare si rimanda ad esempio al sito dell’ARPA Piemonte dove sono riassunti in semplici spiegazioni gli obblighi da rispettare in materia di impianti di riscaldamento.

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La normativa regionale piemontese è grossomodo allineata con quella nazionale così come quelle regioni del centro-nord facenti parte della zona della Pianura Padana:

>> ARPA Piemonte – Impianti termici

L’obbligo più importante è sicuramente quello che riguarda le caldaie installate prima di dicembre 2017 le quali devono essere sostituite in favore di caldaie che rispettino i limiti di emissione di sostanze nocive o eventualmente adeguarle: dovrebbero essere sostituite cioè con caldaie più moderne, a condensazione. Tale obbligo persiste in realtà in Piemonte a partire dal 01/09/2018.

Caldaia a condensazione, ma la canna fumaria esistente?

Quando si sostituisce una caldaia è obbligatorio installarne una nuova con un alto rendimento raggiungibile solamente con una caldaia a condensazione che recupera gran parte del calore ottenuto nei fumi di scarico.

Ciò nonostante esistono alcune deroghe legate alla sicurezza degli impianti ed in particolar modo alla canna fumaria esistente; infatti le canne fumarie delle caldaie a condensazione non possono più essere realizzate singolarmente in facciata, ma devono andare dirette fino ad un apposito comignolo in copertura ed ogni caldaia deve avere la propria canna fumaria (che volendo può essere posizionata all’interno di un più ampio cavedio contenente anche altre tubazioni).

La caldaia a condensazione non può essere collegata ad una vecchia canna fumaria ramificata ed è per questo che esiste la deroga per cui è possibile installare una caldaia non a condensazione nel caso sostituzione della caldaia in presenza di un canna fumaria collettiva.

Chiaramente, quando esistono caldaie che usano combustibili differenti, ognuna deve avere la propria canna fumaria: ad esempio il caminetto deve avere una canna fumaria diversa dalla caldaia a gasolio.

In Piemonte, inoltre, è vietato sostituire il generatore centralizzato in favore di uno autonomo quando si è in presenza di più di quattro unità abitative; anche in tal caso esistono particolari deroghe per rari casi particolari.

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Il libretto di impianto

Ogni impianto termico deve essere munito di un “libretto di impianto” che il manutentore deve caricare sull’apposito “Catasto degli Impianti Termici – CIT” al fine di poter creare una sorta di carta d’identità digitale dell’impianto stesso, dandogli un numero di riferimento (il codice CIT) e riportando tutti i dati fondamentali come la potenza, il rendimento ed i controlli periodici che per ogni impianto devono essere eseguiti.

Non solo le caldaie a metano, gasolio o GPL, ma anche quelle a legna o pellet comprese le stufe ed i caminetti devono essere muniti di un libretto di impianto con tanto di codice CIT: per questa tipologia di generatori di calore è necessario il controllo periodico solo se di potenza superiore a 10 kW, ma non è necessario il controllo dell’efficienza energetica poiché la legna è considerata una fonte rinnovabile.

Differente il caso delle caldaie a metano, gasolio o GPL che devono essere dotate di libretto d’impianto con codice CIT in cui sono riportati i rapporti di controllo periodico e la verifica dell’efficienza energetica.

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Quali sanzioni se contravvengo la norma?

Adeguarsi alla normativa è una questione di giustizia e buonsenso soprattutto perché in questo caso si parla di rispetto dell’ambiente che ci circonda, ma ad ogni buon fine si precisa che esistono delle sanzioni in merito che variano a seconda dei casi dai 500 € per l’assenza del libretto d’impianto ai 3.000 € se non è rispettato il controllo di efficienza energetica. Le autorità competenti per i controlli sono i comuni o le provincie (a seconda dei casi specifici) e ufficiosamente si può affermare che al momento i controlli vengono eseguiti e sono stati maggiormente colpiti gli impianti di grosse dimensioni (ad esempio di grandi condomini) che consumano un maggior numero di calorie.

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Foto: iStock/sestovic

Davide Galfrè

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