Agevolare l’inserimento dei giovani ingegneri nel mondo del lavoro, assicurare alla categoria un ruolo di primo piano nelle scelte relative ai piani infrastrutturali del territorio e lavorare sulla prevenzione degli eventi calamitosi per non dovere sempre e solo intervenire “a valle” dei disastri. L’agenda di lavoro del neo presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino, Valter Ripamonti, è chiara e piuttosto impegnativa, “partiamo con la consapevolezza che si tratta di obiettivi ambiziosi e che si raggiungeranno in tempi non brevi, ma l’importante è iniziare ad agire per cogliere i primi risultati”, ci dice, una volta raggiunto dalla nostra Redazione per un approfondimento sui nuovi compiti e sulle responsabilità derivanti dalla sostituzione del precedente Numero Uno degli ingegneri torinesi, Remo Giulio Vaudano, in procinto di trasferirsi a Roma come consigliere nazionale del CNI.
Mauro Ferrarini. Ai primi posti della sua agenda di lavoro leggo che è urgente affrontare l’inserimento dei giovani ingegneri nel mondo del lavoro. Concretamente come conta di fare?
Valter Ripamonti. Il primo obiettivo è lavorare sulla formazione post laurea degli ingegneri neo laureati. Già oggi il nostro Ordine eroga parecchi corsi per i crediti formativi, ma si tratta di momenti di approfondimento e aggiornamento “tecnico”.
MF. Quindi a cosa pensa, esattamente?
VR. L’idea è di organizzare degli incontri formativi mirati, durante i quali si aiutino i giovani ingegneri a “cercare lavoro” ponendo una particolare attenzione sulle competenze da coltivare, sui consigli in merito a come orientarsi sul mercato, in riferimento a quei settori che oggi appaiono come i più promettenti.
Non solo. Un altro passo da compiere per agevolare il percorso di inserimento lavorativo dei neo ingegneri sarà quello che vedrà l’Ordine come raccordo per promuovere incontri con i grossi studi di ingegneria e architettura del territorio: realtà dove è relativamente più facile trovare uno spazio per un giovane professionista che voglia acquisire esperienza e capacità extra accademiche. Il confronto diretto tra Domanda e Offerta declinato nel modo che ho appena detto potrebbe anche essere occasione per i giovani di capire quali sono le esigenze e la tipologia di ambiti e compiti che il mondo del lavoro richiede maggiormente. Ultimo, ma non per importanza, ci poniamo un altro obiettivo da raggiungere in un lasso di tempo più ampio.
MF. E quale sarebbe?
VR. Come Ordine ci rendiamo disponibili ad avviare con il mondo accademico delle Università e dei Politecnici un programma di incontri che veda protagonisti i professionisti senior del mondo del lavoro in qualità di testimoni nelle aule universitarie delle istanze e delle problematiche quotidiane del mestiere di ingegnere. Auspico di poter creare un dialogo con la controparte universitaria mirata a rendere la preparazione dei futuri ingegneri maggiormente in funzione di una maggiore capacità del neo laureato di intercettare le richieste del mercato, una volta uscito dall’università.
MF. Quali sono i settori a cui accennava prima e che potremmo definire “frizzanti”?
VR. Da qualche anno a questa parte si è offuscata la figura “classica” che dipingeva l’ingegnere con caschetto e metro in cantiere, a causa della sofferenza del settore edile e delle costruzioni. Oggi gli ambiti più vivaci sono sicuramente altri, come quello informatico e quello delle nuove tecnologie anche in campo industriale.
MF. Altro tema sulla sua agenda è di un maggiore coinvolgimento della categoria nelle scelte di pianificazione delle infrastrutture …
VR. Premetto che l’attività degli ingegneri del nostro territorio, coordinata insieme a quella degli altri ordini professionali dalla Protezione Civile, durante i recenti tragici eventi del terremoto in Centro Italia ha, ancora una volta, dimostrato le capacità, la validità e lo spirito di abnegazione della nostra categoria al servizio della collettività. Detto questo, sarebbe auspicabile che nel futuro in sede di valutazioni preliminari e di pianificazione per la realizzazione delle infrastrutture, anche in tema di prevenzione e sicurezza del territorio, gli ingegneri venissero coinvolti maggiormente per dare il loro contributo di esperienza e di sapere tecnico. In altri termini: preferiremmo fornire i nostri servigi “prima”, in ottica di prevenzione, che non solo “dopo”, quando avvengono le tragedie.
MF. Parlando di infrastrutture non si può non accennare alla TAV e alla rinuncia del Comune di Torino a prendere parte all’Osservatorio sull’Alta Velocità. Che ne pensa?
VR. Ritengo che per questioni importanti, come quelle che riguardano la realizzazione dell’Alta Velocità, il ricorso al dialogo sia decisamente più proficuo rispetto alla contrapposizione tra le parti. Non entro nel merito delle scelte degli altri soggetti coinvolti nella questione, ma è mia opinione che decidere di rimanere “fuori” dall’Osservatorio, cioè da un luogo di confronto e di discussione, non contribuisca a trovare una soluzione condivisa che, a conti fatti, gioverebbe a tutti, vista l’importanza dell’opera.
MF. Un’ultima battuta sulla revisione delle nuove NTC. Licenziate dal CSLLPP a novembre 2014, date per certe entro il 2016 sembrano avere avuto una nuova battuta d’arresto. A fine dicembre è arrivato il parere della Conferenza Unificata Stato Regioni …
VR. Sui tempi di pubblicazione non spetta a noi decidere. Quello che è certo è che le nuove NTC sarebbero senz’altro utili, perché darebbero chiarimenti e linee guida preziose per il lavoro dei tecnici. Auspico che, rispetto alla versione in circolazione, il nuovo testo non “perda dei pezzi”, anche se sono consapevole che potrebbero essere necessarie modifiche anche in corso d’opera, per così dire, fisiologiche. Sarebbe poi opportuno che le nuove norme siano più legate alla nostre peculiari realtà territoriali. Ma, in definitiva, spero di poterle vedere presto pubblicate, poi per le eventuali correzioni vedremo nei tempi e nei modi stabiliti.
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