Come sappiamo, lo scorso 19 aprile è entrato in vigore il Nuovo Codice degli Appalti (decreto legislativo 50/2016), che ha cambiato le regole per le gare delle opere pubbliche.
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È però uno specifico cambiamento, dei tanti che il nuovo codice ha introdotto, che sta avendo un effetto particolarmente rapido e particolarmente negativo sull’economia italiana. Gli appalti infatti non possono più essere affidati solo sulla base dei progetti definitivi, ma devono essere affidati sulla base dei progetti esecutivi, molto più avanzati e dettagliati dei precedenti.
Questa modifica, introdotta per evitare le troppe varianti (colpevoli molto spesso di aumento dei costi e allungamento dei tempi), alla luce delle ultime analisi condotte dall’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili (ANCE), ha di fatto quasi bloccato le gare.
A quanto pare, a maggio il valore dei bandi di gara pubblicati è sceso del 75,1% rispetto al maggio del 2015, e nonostante il dato di giugno non sia ancora disponibile, la sensazione è quella di un ulteriore rallentamento, soprattutto per quanto riguarda i grandi appalti.
Lo studio, infatti, mette in luce come nel corso del mese siano state bandite solamente 10 gare di importo superiore ai 5 milioni di euro contro le 45 bandite a marzo, l’ultimo mese prima che il Nuovo Codice Appalti entrasse in vigore.
Avevamo già iniziato ad esaminare il problema qui.
L’ANCE sottolinea, comunque, di condividere il nuovo codice nei contenuti, ma non nelle tempistiche. Per questo ora chiede un rinvio dell’applicazione delle nuove regole all’inizio del nuovo anno, o almeno, spiega il presidente De Albertis, “la possibilità di poter bandire le gare sulla base dei progetti non esecutivi ma definitivi che sono già pronti nei cassetti”.
Non è chiaro se il drammatico rallentamento delle gare sia da attribuire solo a una prima fase di assestamento (anche l’ultima riforma in materia di appalti, nel 2006, aveva portato a un iniziale calo), ma, in un periodo già così difficile per l’edilizia, il problema sembra essere reale.
A breve ci potrebbe essere un incontro con il governo per cercare di trovare una soluzione, ma le eventuali proroghe andrebbero concordate con la Commissione Europea, quindi il percorso potrebbe non essere affatto semplice.
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