Qualche giorno fa a proposito di crisi degli architetti abbiamo pubblicato la V edizione dell’Osservatorio sulla professione di Architetto, promosso dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori con il Cresme. In quella ricerca si dice in particolare che il reddito annuo degli architetti è sceso del 41% e il numero di architetti sottopagati con un reddito inferiore a 9 mila euro/anno (dal 31,8% del 2013 al 34% del 2015). Su facebook il post ha ricevuto molti commenti, alcuni dei quali dicevano “magari 9 mila euro all’anno”, “prendiamo 9 mila euro ogni lustro”, “il reddito? I 9 mila euro all’anno sono di tasse” e così via.
Insomma, fare gli Architetti in questo momento storico è difficile. A questo proposito Edilportale ha pubblicato ieri un’intervista interessante a Livio sacchi, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma, che spiega, insieme ai problemi, anche quali sono le prospettive (in senso posivitivo) per gli architetti. Tra queste, c’è quella rappresentata dalla crescita del BIM Building Information Modeling.
Il 3 marzo alla Casa dell’Architettura di Roma si è tenuto il convegno “Essere architetto oggi: una riflessione sulla professione”.
Livio Sacchi sostiene che le cause principali della riduzione degli stipendi sono tre, anzi due più uno:
– ci sono troppi architetti in Italia (circa 154.000);
– la crisi economica degli ultimi otto anni;
– Sacchi parla anche di un terzo motivo, “aggiunto” in coda ai primi due, ma probabilmente è il caso di rifletterci su, oltre a piangere e soffrire la crisi e la concorrenza. Il terzo motivo è “la scarsa competitività, a livello sia nazionale sia internazionale, rispetto alle richieste del mercato globale della professione oggi”. Da una parte Sacchi mette la scarsa competitività, dall’altra l’apprezzamento all’estero come architetti, in particolare per la nostra cultura storica della città e del paesaggio e ancora nei settori del recupero/restauro, interior design e tecnologie eco-sostenibili.
Quello che ci rende poco competitivi però è la scarsa innovazione: non si fa sistema costruttori, produttori e artigiani, non ci si aggiorna abbastanza e non si riorganizza il modello di studi e di professionalità.
Architetti: buone prospettive?
Nonostante tutto, Sacchi parla di “prospettive buone”. Si tratta di sindrome dell’ottimismo di marca renziana e di memoria berlusconiana? Capiamolo. Ecco di seguito i motivi dell’ottimismo del Presidente dell’Ordine dei Roma.
La crisi sta dando chiari segnali di esaurimento, soprattutto per chi è stato capace di innovare, come ha dimostrato la ricerca del CENSIS.
Sacchi parla in modo positivo del nuovo codice degli appalti appena varato, “va certamente nella direzione giusta” dice, anche se abbiamo visto che non tutti la pensano così: Nuovo Codice Appalti, 5 colpi duri per i progettisti e Nuovo Codice Appalti: tutte le tegole sui professionisti.
A proposito di evoluzione della professione, di miglioramenti possibili, Sacchi parla di BIM, che prevede e richiede un upgrade di committenti, progettisti, strutturisti, impiantisti, costruttori, produttori, artigiani, promotori, gestori, manutentori, fruitori. Di tutti, insomma. Per questo permetterebbe davvero alla professione di migliorarsi in Italia. Rimanere fuori dal BIM (e il Codice Appalti per ora non lo rende obbligatorio come avrebbe dovuto e per questo, di fatto, ci lascia fuori) è un grande rischio: rischiamo di non essere concorrenziali per lo sviluppo dell’industria delle costruzioni, che il Cresme prevede essere del +70% al 2025. Stati Uniti, Regno Unito, ma anche Singapore ed Emirati sono più avanbti rispetto a noi in fatto di BIM.
Con il nuovo codice appalti non ci sarà sviluppo in senso di BIM e questa potrebbe essere una grave mancanza, non una buona prospettiva. Una delle tante.
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