Abolizione della tassa sulla prima casa: il premier Renzi nel corso dell’intenso weekend appena trascorso (nella tappa a Cernobbio, al Forum Ambrosetti) ha evidenziato la necessità di attraversare tale fondamentale passaggio nel percorso di ripresa del paese.
“Elimineremo la IMU-TASI sulla prima casa, questa è una priorità, anche psicologica – ha affermato il premier di fronte alla platea -, occorre fiducia, anche con la fiducia si fa la crescita. Gli italiani concepiscono la tassa sulla prima casa come la tassa. Se noi diciamo che la riduciamo è come Flaiano che diceva è incinta ma solo un po’. La dobbiamo togliere tutta, e i Comuni saranno interamente compensati”.
È chiaro che la strategia renziana va letta in maniera stratificata: in prima battuta mossa mediatica e in seconda visione come contemporaneo “step” di rilievo nel fondamentale percorso di abbassamento della pressione fiscale complessiva sulle spalle vessate degli italiani. Tutto chiaro a livello generale. Ma a livello di mercato immobiliare questa si configura davvero come una mossa corretta? Una risposta (negativa) in tal senso giunge dal presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici (anch’egli presente a Cernobbio): “La politica delle esenzioni solo per la prima casa non incide direttamente sull’andamento economico del settore immobiliare; in altri termini, se non è accompagnata da un parallelo alleggerimento del carico fiscale sulle locazioni e sulle compravendite non innesca un processo economico virtuoso per il sostegno del mercato. Riguarda infatti – continua Colombo Clerici – immobili che non fanno mercato essendo sostanzialmente indisponibili. Il mercato è determinato viceversa proprio dalle transazioni economiche aventi ad oggetto immobili disponibili per la compravendita e per la locazione: seconde case e nuova produzione edilizia che rimangono escluse dalla esenzione”.
“Quelle esenzioni – sottolinea il numero uno di Assoedilizia – da un lato creano problemi ai Comuni, che tenderanno a scaricare l’onere, per la compensazione del minor gettito, sulle spalle delle seconde case e degli immobili commerciali”.
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Pertanto bene l’abolizione della tassa sulla prima casa. Ma non sufficiente per sbloccare un mercato immobiliare in sostanziale difficoltà: “Le esenzioni, come concepite dal Governo, rappresentano un trascurabile bonus fiscale – calcolato mediamente in 17 euro mensili – che si tradurrà in maggiori consumi solo ai livelli inferiori di reddito dei contribuenti. L’effetto finale per il Paese – conclude Colombo Clerici – sarà una continua tendenza ad acquistare case come abitazioni in proprietà, per evitare una tassazione che diversamente risulterebbe abnorme e crescente. In definitiva, non possiamo, con siffatta politica, condannare l’Italia ad essere sempre più un Paese di prime case, pena la sclerosi del mercato immobiliare e della mobilità dell’abitazione”.
A cura di Marco Brezza
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