Imporre qualcosa per legge porta spesso a intraprendere pericolose scorciatoie. Anche quando si parla di BIM. A dircelo è il professor Aldo Norsa, Ordinario di Tecnologia dell’Architettura al Dipartimento di Architettura, Costruzione e Conservazione presso l’Università Iuav di Venezia e da anni voce autorevolissima nel settore delle costruzioni e pioniere del Building Information Modeling nel nostro Paese.
Abbiamo voluto incontrare il prof. Norsa per continuare la discussione sulla diffusione del BIM in Italia, proseguendo il dibattito aperto con l’intervista al prof. Angelo Ciribini sullo stesso tema.
Mauro Ferrarini. Professor Norsa, faccio anche a lei la stessa domanda che ho rivolto a Ciribini. Del testo sul BIM, nel Decreto Sblocca Italia, si sono perse le tracce. Un bene o un male?
Aldo Norsa. Concordo che quello che si impone per legge (in tema quindi di appalti pubblici) porta a pericolose scorciatoie nelle quali i più cercano, almeno formalmente, di ottemperare. Ma …
Mauro Ferrarini. Ma, cosa?
Aldo Norsa. Questo è tanto più possibile quanto meno si ricorre a verifiche vere delle capacità di operare (in questo caso applicando il BIM). Se le verifiche fossero serie (e questo richiede investimenti nelle strutture di controllo che allo stato attuale non si sa chi possa sopportare) l’introduzione per legge del ricorso al BIM potrebbe, per una volta, essere di esempio anche per il settore privato delle costruzioni.
Mauro Ferrarini. A proposito della penetrazione del BIM in Italia, il prof. Ciribini ha avuto modo di dire che l’information Modelling è concepito come un tema strumentale, riducendone così di molto la portata e, in definitiva, ben poco cogliendo l’essenza epocale delle trasformazioni in atto. Si tratta, però, di una interpretazione del tutto consona a un Paese corto mirante che è ormai da tempo incapace di Futuro. Siamo davvero messi così male?
Aldo Norsa. Certo se il BIM fosse reso obbligatorio nel settore pubblico aumenterebbe l’atteggiamento opportunistico che non ne coglie la fondamentale innovatività e utilità. Ma … questo vale per gli operatori che hanno come solo orizzonte il mercato domestico: quelli che – poco poco – guardano fuori non possono non cogliere l’indispensabilità del BIM per poter operare in modo competitivo. E per loro l’obbligo dell’uso negli appalti pubblici sarebbe un ulteriore aggiuntivo stimolo: niente di più in quanto già intimamente convinti e … soprattutto … motivati.
Mauro Ferrarini. Il tema della popolazione che invecchia è già stato preso in considerazione anche da Horizon 2020. Aldilà del discorso generale sulla domotica come strumento per “facilitare la vita”, esiste secondo lei un contributo concreto che il BIM può dare per rispondere alle esigenze future degli utenti anziani e delle strutture che li ospiteranno?
Aldo Norsa. Le residenze per anziani, siano esse assistite o no, costituiscono una tipologia che ormai non ha più molti segreti (almeno nella progettazione) con l’eccezione forse delle residenze specialistiche per malati di Alzheimer (non necessariamente vecchi). Tanto meno ha segreti nella realizzazione una volta predisposto un capitolato come si deve. Mi sembra quindi che i vantaggi dell’adozione del Building Information Modeling siano, almeno in fase progettuale e realizzativa, analoghi a quelli che si riscontrano per qualunque altra tipologia edilizia. Quello che può rilevare è l’estensione del BIM alla fase della gestione e manutenzione (programmata) delle residenze stesse per anziani ma … allora … gli ospedali in tutte le loro forme sono ben altrimenti sfidanti.
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