La riforma del catasto riprende la sua corsa verso l’approvazione dopo che il DDL sulla legge delega proposta dal Governo Monti si era arrestata a causa delle dimissioni dell’Esecutivo. In ogni caso, i tempi per perfezionare la riforma del catasto e riequilibrare il sistema di tassazione degli immobili non saranno brevi.
Attilio Befera, numero uno delle Entrate e del Territorio, lo ha detto chiaramente davanti alla Commissione Finanze del Senato: “per la riforma del catasto ci vorranno almeno 5 anni”.
Befera ha sottolineato anche come il problema delle rendite catastali attualmente attribuite ai beni immobili iscritti a catasto siano la causa “di una diffusa iniquità”, che si è tradotta con l’aumento della forchetta tra la rendita catastale assegnata e il valore di mercato dell’immobile.
Ricordiamo che con la riforma del catasto, che sarà operata tramite alcuni decreti legislativi di futura emanazione, cambierà innanzitutto il parametro con il quale si calcola il valore patrimoniale di un immobile: non più il “numero di vani” ma i metri quadrati effettivi (leggi Riforma del Catasto, più valore alle autodichiarazioni e tutela della prima casa).
Per evitare una rapida obsolescenza dei valori di mercato, la riforma prevede anche l’adozione di meccanismi di adeguamento periodico dei valori e delle rendite delle unità immobiliari urbane, in relazione alla modificazione dei parametri utilizzati per la definizione del valore patrimoniale e della rendita.
Dunque, in sintesi, la revisione del sistema di valutazione del valore patrimoniale e delle rendite degli immobili, contenuta nella riforma del catasto, condurrà a una nuova classificazione dei beni immobiliari e al superamento dell’attuale sistema per categorie e per classi, correlando il valore dell’immobile o il reddito dello stesso alla localizzazione e alle caratteristiche edilizie.
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