“È un settore che continua a crescere, sebbene in misura minore. Nell’ultimo anno 223 sono state le operazioni censite per complessivi 7,84 miliardi di euro di investimenti (pari allo 0,5% del PIL) e 4.338 MW di potenza”. Questo secondo l’edizione 2012 dell’Irex Annual Report sull’evoluzione del settore italiano delle rinnovabili nel contesto internazionale.
“La crescita interna”, ha spiegato Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys, la società di consulenza che ha curato il rapporto, “rimane stabile rispetto agli anni precedenti. In fermento è invece il settore delle acquisizione, segno della tendenza al consolidamento del settore che quest’anno ha raggiunto il valore di 1,6 miliardi rispetto ai 1,3 miliardi del 2010”.
Bene la filiera italiana delle rinnovabili che, nonostante i punti di debolezza tipici del sistema industriale italiano, è riuscita a guadagnarsi posizioni di avanguardia e casi di eccellenza a livello internazionale. Basti pensare alla produzione degli inverter dove 5 GW della produzione mondiale 2010 sono fabbricati in Italia (16% circa della produzione a livello globale). Anche nel più giovane solare termodinamico l’Italia può vantare un buon sistema industriale, altamente innovativo, in grado di competere con l’industria spagnola, tedesca, statunitense e israeliana. Le aziende nazionali, secondo il rapporto, sono particolarmente attive nella produzione di tubi ricevitori, specchi concentratori e di sistemi di accumulo termico.
“La mancanza nel nostro Paese di una politica industriale rischia però di essere un pesante svantaggio competitivo. ”: È questo l’allarme lanciato dal professor Marangoni che, tra le tante ricette possibile, suggerisce la strada da percorrere per una strategia nazionale delle rinnovabili. “Da un lato”, secondo Alessandro Marangoni, “si dovrebbero indirizzare le risorse verso le applicazioni con maggior valore aggiunto domestico, dall’altro favorire il rafforzamento del nostro tessuto imprenditoriale.
Ma è sul cosidetto “effetto rinnovabili”, incluso l’eolico, che Marangoni si è soffermato ulteriormente. Effetto che sta cambiando, non necessariamente in negativo, il sistema elettrico italiano. Cambiamento confermato anche da Andrea Galliani dell’Autorità per l’Energia che ha espresso “la necessità di dover rivedere la gestione delle reti alimentati da fonti intermittenti, come le rinnovabili, attraverso anche un cambio di mentalità”. Da parte dell’Autorità per l’Energia è allo studio una delibera per decidere su chi dovranno gravare i costi delle fonti non programmabili: se sui produttori di energia verde o ancora sui consumatori”.
Nel frattempo però la polemica sui costi in bolletta è rovente e il rapporto Irex stima i benefici netti delle rinnovabili sul sistema Italia, nell’orizzonte 2030, tra i 22 e i 38 miliardi. Un effetto calmieratore sul prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso che vuol dire un differenziale di 2-14 euro in meno a megawatt nelle ore di picco diurne. “Il fenomeno”; ha proseguito Alessandro Marangoni, “si vedrà maggiormente quest’estate visto il boom del solare che tocca ormai i 13.000 megawatt, anche se gli operatori termoelettrici cercano di recuperare il differenziale di notte e il mercato registra forti sbalzi.
Quanto però di questo sconto è stato trasferito ai consumatori non è dato sapere: probabilmente i 75 euro di costo medio del megawattora sarebbero probabilmente più alti senza l’effetto rinnovabili sui prezzi. “Un saldo che”, conclude Marangoni, “è oggi in attivo sia per le rinnovabili più mature come l’eolico sia, in prospettiva, per il fotovoltaico”.
“Per continuare in questa direzione”, ha concluso Roberto Vigotti, dell’International Energy Agency, “bisogna però che il giovane settore delle rinnovabili, ora che è cresciuto, diventi più rispettoso: per sedersi a tavola con i grandi deve almeno imparare le regole”.
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