Nelle ultime settimane non si è fatto altro che parlare di Sismabonus, la tanto agognata detrazione del 50% per l’adozione di misure antisismiche sugli edifici. Ma sappiamo quale scala sismica di riferimento è contemplata dalla normativa, e quindi anche dal Sismabonus? Forse è un’informazione che spesso si da per scontata. Cogliamo quindi l’occasione di parlarne in occasione della pubblicazione in italiano della Scala macrosismica europea EMS-98, finanziata dall’INGV, dal Centre Européen de Géodynamique et de Séismologie (ECGS) e dal Deutsches GeoForschungsZentrum Potsdam (GFZ).
Rischio sismico, quale unità di misura?
Non c’è dubbio che le scale macrosismiche abbiano rappresentato, e forse rappresentano ancora, un’importante ed efficace interfaccia tra la sismologia e l’ingegneria, e che, tra le diverse scale, la scala europea sia quella che più e meglio delle altre cerca di coniugare gli aspetti ingegneristici, ossia il comportamento delle costruzioni sotto sollecitazioni sismiche, con quelli sismologici, sintetizzabili nella misura dell’intensità locale del terremoto in mancanza di dati strumentali.
Assumere la costruzione come strumento di misura del terremoto, stabilendo una equivalenza tra la scala del danneggiamento e la scala dell’intensità della scossa per valori pari o superiori al grado 5, costituisce l’essenza della scala EMS-98.
Queste le prime frasi esplicative del documento appena tradotto in italiano da Andrea Tertulliani e Raffaele Azzaro, ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), e da Giacomo Buffarini dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA). Documento in realtà non nuovo, risalente al 1998, che però è utile riportare alla luce del fatto che la scala la EMS-98 è ormai un punto di riferimento anche per i non-sismologi ed è il riferimento contenuto anche nei recenti bonus per l’edilizia, vedi Sismabonus.
Per approfondire sul Sismabonus Decreto Crescita: Ecobonus e Sismabonus diventano sconti sui lavori
In passato gli edifici ordinari, quelli per lo più ad uso abitativo, avevano caratteristiche molto simili tra loro ed erano riconducibili a poche tipologie, tipicamente con struttura muraria, almeno in Italia, e potevano essere considerati strumenti di misura dei terremoti tarati all’incirca allo stesso modo. Le scale macrosismiche, come la MCS, che non facevano distinzione tra i vari edifici, erano adeguate a trattare tale situazione e sufficientemente affidabili. Basta stabilire un’equivalenza, o meglio una relazione funzionale, tra la metrica del danno D e quella dell’intensità I: I = f(D).
La vulnerabilità sismica c’entra qualcosa?
Di fatto però la resistenza al sisma delle diverse costruzioni non è la stessa e lo si è capito per lo più dagli anni ’60 del secolo scorso. Ecco, allora, che deve entrare in gioco quella caratteristica propria delle costruzioni che ne esprime tale capacità, ossia la vulnerabilità sismica.
Dagli anni ’60 una serie di fattori hanno diversificato considerevolmente il patrimonio edilizio: l’uso del calcestruzzo armato per i nuovi edifici, gli interventi di modifica delle costruzioni storiche, che possono produrre sia riduzioni significative della vulnerabilità (interventi di rafforzamento, miglioramento o di adeguamento sismico così come previsti dalle Norme Tecniche per le Costruzioni), sia incrementi di vulnerabilità (ad esempio per riduzione della superficie resistente muraria in pianta dovuta all’apertura di vani nelle pareti portanti o per l’appesantimento eccessivo degli orizzontamenti), i progressi della progettazione antisismica moderna per tutte le tipologie costruttive, il susseguirsi di nuove norme sismiche e di nuove classificazioni sismiche del territorio.
Tutti questi fattori hanno determinato la crescita di tipologie costruttive e di conseguenza la varietà di comportamento sotto sisma: pertanto l’edificio come strumento di misura del terremoto, non è più valido, ovvero non ha più un’unica taratura. Da qui l’introduzione della vulnerabilità V nella valutazione dell’intensità macrosismica: I = f(V,D).
Non c’è quindi dubbio che la scala EMS-98 abbia uniformato la trattazione e lo studio del rischio sismico a livello internazionale.
Non è irrilevante dunque che documenti come questo siano tradotti e diventino “leggibili” anche a professionisti che tutti i giorni si occupano di rischio sismico e antisismica.
Scarica il documento completo: Scala macrosismica europea EMS-98
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento