L’abitazione del caso in esame, analizzato nel volume Diagnosi e certificazione energetica di Davide Lanzoni, edito da Maggioli Editore, è ubicata nel nord Italia e si sviluppa ad unico piano fuori terra, con involucro esterno costituito con la seguente stratigrafia (dall’interno verso l’esterno): mattone portante dello spessore di 25 cm, isolante dello spessore di 10 cm, mattone forato dello spessore di 8 cm.
L’abitazione dispone di un ampio garage non riscaldato dal quale si accede, mediante una scala manuale, ad un sottotetto non riscaldato dove sono ubicati gli impianti tecnici:
- ventilazione meccanica controllata con recupero di calore;
- impianto di raffrescamento;
- caldaia a condensazione.
Vediamo nel dettaglio un caso di errata gestione ed installazione di impianto VMC, a cosa sono dovuti gli errori e quali accorgimenti vanno presi affinché la macchina non subisca danneggiamenti e l’impianto vada a causare infiltrazioni di aria fredda, con contributo energetico negativo.
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Quando la VMC viene installata in ambienti non riscaldati
Il riscaldamento è di tipo radiante a pavimento, mentre la distribuzione degli impianti ad aria avviene prevalentemente attraverso fori ricavati nel solaio di separazione tra la soffitta non riscaldata e l’abitazione sottostante (vedasi immagine sottostante). La temperatura esterna al momento dell’indagine era di -3°C e la temperatura interna di 20°C.
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Se la macchina dell’impianto VMC viene installata in ambienti non riscaldati, e particolarmente in ambienti dove la temperatura nella stagione fredda è vicina allo 0°C (nell’immagine termografica in Fig.1 si può vedere il pavimento a 5°C) il recuperatore di calore non può garantire l’efficienza garantita secondo i parametri previsti dalla norma EN 308, a causa delle maggiori dispersioni di calore cui è soggetto il suo involucro.
Inoltre si incrementa formazione di eccessiva condensa nello scambiatore con problemi di manutenzione e durata, ed è possibile si formi condensa anche nei raccordi delle tubazioni.
In regime invernale, il flusso d’aria calda uscente attraversa la scambiatore cedendo la propria energia termica e raffreddandosi fin quasi a raggiungere la temperatura dell’aria entrante. Questo genera un aumento di umidità relativa che arriva facilmente al punto di condensazione. Se la temperatura esterna è sotto zero, vi è il rischio che la condensa geli, danneggiando irreparabilmente lo scambiatore (per via dell’aumento di volume del ghiaccio rispetto all’acqua).
Dev’essere quindi prevista la funzione antigelo che di solito si realizza mediante un termostato che attiva una resistenza elettrica.
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Quali accorgimenti deve seguire l’inquilino?
Il tutto funziona se il macchinario è tenuto in azione, ma se l’inquilino dell’abitazione tiene il macchinario spento, e questo non è dotato di una funzione di stand-by che continua a far funzionare il ventilatore ad una velocità minima che consenta di vincere la maggiore pressione esterna in caso di temperature invernali particolarmente rigide, l’aria esterna rientra nei circuiti della VMC, talvolta vincendo le perdite di carico fino a giungere alle bocchette e quindi all’interno dell’abitazione, come è evidente dalle immagini in Fig.2 dove si nota la griglia di sinistra a 12,3°C (l’aria esterna si è parzialmente scaldata durante il percorso nella canala).
Appare quindi fondamentale che la macchina della VMC sia installata in un ambiente riscaldato (o nel controsoffitto di ambiente riscaldato), che sia dotata degli accorgimenti più completi per limitare i problemi che si possono verificare in climi freddi e che l’inquilino sia adeguatamente informato dal progettista o dall’installatore sul corretto impiego dell’impianto VMC.
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In caso contrario la macchina si può danneggiare e l’impianto causa infiltrazioni di aria fredda, con contributo energetico negativo.
Per saperne di più, continua a leggere dal volume
Diagnosi e certificazione energetica
Il volume, giunto alla terza edizione, è un manuale teorico-pratico per le tre principali indagini strumentali per l’efficienza energetica in edilizia: la termografia, il blower door test di permeabilità all’aria, ed il termo flussimetro per la misura in opera della trasmittanza termica, essenziali per individuare difetti di costruzione, per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti e per il restauro conservativo degli edifici storici.Questa nuova edizione contiene una trattazione estesa della nuova norma IEC 62446-3 per le indagini termografiche sugli impianti fotovoltaici, un’integrazione delle indagini sugli isolamenti a cappotto (UNI/TR 11715), l’analisi della corretta posa dei serramenti e il loro controllo termografico (UNI 11673), l’aggiornamento della norma tecnica sul blower door test (UNI EN ISO 9972) con un confronto con la precedente UNI EN 13829 e molto altro ancora.Con numerose e nuove immagini derivanti da casi di studio reali sono fornite le basi scientifiche ed operative riguardanti la termografia a infrarossi, la permeabilità all’aria degli edifici ed il blower door test, l’isolamento termico e le misure di trasmittanza con termoflussimetro.Ampio spazio è riservato alle modalità ottimali per l’esecuzione delle prove.Sono inoltre presentate: normative straniere che forniscono conoscenze e metodi d’indagine più approfonditi di quelli attualmente disponibili in Italia; casi di studio reali con problemi di isolamento e di infiltrazioni d’aria riscontrati su pareti, tetti, serramenti, isolamenti a cappotto, distacchi di rivestimenti e sfondellamenti di solai; interpretazioni delle immagini termiche e dell’esito delle prove ed indicazioni sulle corrette soluzioni progettuali e costruttive.Davide LanzoniIngegnere, certificato al livello 3 in termografia, esperto in acustica ed in valutazione degli agenti fisici e del microclima, collabora con SAIGE, società che tiene corsi di formazione certificati UNI EN ISO 9712 in termografia ed è centro esame di primario ente accreditato.
Davide Lanzoni | 2020 Maggioli Editore
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