I recenti eventi sismici hanno riportato sotto i riflettori un tema che ciclicamente torna nel dibattito tecnico e politico: l’utilità o meno dell’istituzione obbligatoria del Fascicolo del Fabbricato; l’argomento ha in realtà una lontana origine e sempre collegata, a causa forse dell’approccio emergenziale che spesso contraddistingue il modus operandi nazionale, ad eventi catastrofici: solo crolli di edifici, terremoti, alluvioni, ecc. sembrano in grado di risvegliare dal torpore che avviluppa le norme tecniche ed urbanistiche, e così è avvenuto anche per il tema del fascicolo del fabbricato riemerso più volte in concomitanza di svariati eventi drammatici che nel corso degli ultimi quindici anni hanno colpito il patrimonio edilizio e coinvolto emotivamente l’opinione pubblica.
Basti pensare che un primo passo in tal senso avviene, a fine anni Novanta, a seguito di due eventi tragici: il crollo di una palazzina a Foggia, nel 1999, con 67 vittime ed il crollo di un’altra palazzina, a Roma, nel 2001 con 8 vittime; più recentemente il dibattito sull’argomento si è riacceso, necessariamente, a seguito del terremoto de L’Aquila e di quello, di questi giorni, che ha colpito l’Emilia.
In questi oltre dieci anni di gestazione in realtà molti sono i segnali sfavorevoli piuttosto che incoraggianti verso la possibile istituzione obbligatoria del Fascicolo del Fabbricato come strumento per razionalizzare e formalizzare il processo conoscitivo e manutentivo dell’edificato: il tema affrontato a livello nazionale e via via a caduta, regionale, provinciale e comunale, non ha mai incontrato grande condivisione di intenti a causa della presunta onerosità della sua redazione per i proprietari e addirittura, fatto abbastanza sconcertante, per una temuta possibile perdita di valore degli immobili.
Così, a fronte di alcuni tentativi anche recenti, ad esempio di regioni come Emilia e Lazio, e comuni come Roma e Napoli, di fatto il massimo risultato prodotto, in ambito nazionale, rimane ad oggi un disegno di legge (n.4339/1999) che è stato più volte ripreso ed abbandonato nei cassetti delle varie commissioni parlamentari incaricate; e d’altro canto è anche abbastanza indicativa in tal senso la sentenza del T.A.R. del Lazio (novembre 2006) che rende nulla l’obbligatorietà della sua redazione, in quanto gli adempimenti previsti si ritengono eccessivamente gravosi per i proprietari ed inutili trattandosi per lo più di dati che sarebbero già in possesso della pubblica amministrazione ovvero da essa facilmente reperibili.
Libretto di istruzioni? Necessario per un frullatore, non per un fabbricato
Una riflessione molto semplice ci porta però a dire che sicuramente nessuno di noi acquisterebbe oggi neanche il più piccolo e semplice elettrodomestico senza il relativo libretto di istruzioni (e manutenzione) e per contro siamo bonariamente disposti a non reclamare lo stesso per l’abitazione, il luogo di lavoro, l’edificio in cui viviamo: gli eventi calamitosi, le emergenze, per la loro natura imponderabile devono insegnarci qualcosa che prima non potevamo sapere e spingerci ad interrogarsi sulle possibili soluzioni; ma se poi non segue una programmazione seria, ha veramente senso parlare di emergenza o forse non diviene anche questo “operare in emergenza” una consuetudine?
Per tale motivo attendere eventi tragici per scoprire banalmente che avremmo avuto tutto il tempo, prima che accadessero, per indagare, conoscere e “schedare” i nostri edifici, in modo da scongiurarne forse le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, è veramente incomprensibile e professionalmente inaccettabile.
Fascicolo del fabbricato, non è un semplice archivio di documenti
Non si tratta quindi di archiviare documenti già reperibili in un fascicolo del fabbricato, bensì di ideare e pianificare modalità di indagine, approfondimenti, ricerche e valutazioni che possano fornire un quanto più chiaro quadro conoscitivo del costruito: per alcuni immobili che, per età e fattura, non hanno un proprio pregresso certo potrebbe essere, inizialmente, più oneroso, mentre per quelli più moderni l’incidenza di tali aspetti potrebbe divenire minore o perfino trascurabile; in ogni caso, così come avvenuto nel campo ad esempio delle classi energetiche, potrebbero essere previsti incentivi all’acquisizione di conoscenze ed informazioni tramite meccanismi premianti o compensativi in termini fiscali, economici…
Paese che vai, fascicolo del fabbricato che trovi
Gli stessi problemi ed interrogativi in altri Paesi hanno trovato risposte ben diverse: in Francia è stato istituito già dal 1977 il Libretto per la gestione manutentiva, in Germania il Diario edilizio, in Spagna il Libro per il controllo della qualità dell’opera. Insomma gran parte dei Paesi europei, seppur con diverse caratteristiche e peculiarità, si è mossa in questa direzione, quando accentuando più la valenza economica e manutentiva del “registro”, quando puntando più sulla sua utilità come archivio di informazioni: riconoscendo sempre però l’indubbia validità della prevenzione e della manutenzione; in Italia invece si è solo optato… per non utilizzarlo.
Abbiamo per contro, nel nostro Paese, una serie di documenti quali il Fascicolo delle caratteristiche dell’opera (d.lgs. 81/2008, Tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro), il Piano di Manutenzione della parte strutturale dell’opera (d.m. 14 gennaio 2008, Norme Tecniche per le costruzioni), la Certificazione Energetica degli edifici (d.lgs. 192/2005, Rendimento energetico nell’edilizia), il Piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti (d.lgs. 163/2006, Codice dei contratti pubblici) che spesso slegati fra loro, senza un approccio unitario e coordinato, bensì solo di carattere “settoriale”, rischiano di avere ben poco peso e riscontro nella realtà pratica, e divenire stavolta davvero, solo “altra carta”…
Sembra allora ovvia l’utilità di un Fascicolo del Fabbricato che, oggi giorno grazie alle moderne tecnologie, potrebbe facilmente essere accessibile ed aggiornabile da svariati soggetti: tecnici, amministratori, utenti, manutentori, ecc. potrebbe fornire in tempo reale informazioni importanti in “regime di ordinaria manutenzione”, per progettare corretti interventi strutturali, impiantistici, architettonici… ma ancor più in condizioni di emergenza: del resto l’attuale situazione post-sisma sta sicuramente sottolineando questo aspetto laddove si deve rilasciare una Certificazione di Agibilità Sismica provvisoria in quanto con essa si ammette, implicitamente, che di quegli edifici non si può sapere, rapidamente, nient’altro che ciò che si può riscontrare “a vista” o quasi; altra cosa sarebbe stato il poter disporre per ogni edificio di una dettagliata “scheda identificativa” accessibile da parte dei professionisti incaricati, in cui poter leggere più layer tecnici: strutturale, geologico, architettonico, impiantistico, anche in riferimento ad una evoluzione temporale o spaziale di eventuali diversi interventi succedutisi nel corso degli anni; un patrimonio di conoscenza finalizzato all’accrescimento della sicurezza, della qualità e dell’ottimizzazione anche in termini economici e di programmazione manutentiva.
Spesso il Fascicolo del Fabbricato è stato criticato per la possibile onerosità che può avere per i proprietari e le amministrazioni ed addirittura anche per le possibili perdite di valore che potrebbero coinvolgere l’immobile “schedato”… ma siamo così convinti che non sia più oneroso essere costretti a ricercare le informazioni solo in uno stato di emergenza? Se, anziché demandare la conoscenza dell’edificio ogni volta all’acquisizione di documenti (archiviati dai vari enti preposti) talvolta anche irreperibili, si potesse incentivare ciascun proprietario/gestore a costruire un “file dedicato” alla propria abitazione/edificio via via aggiornabile, in cui far confluire dati ed informazioni indispensabili alla manutenzione ed alla sicurezza, ciò sarebbe indubbiamente scarsamente oneroso e di immediato beneficio: basti pensare il livello conoscitivo che avremmo raggiunto oggi, se avessimo iniziato quindici anni or sono…
Il recente evento sismico appare come l’ennesima, e speriamo ultima, campana d’allarme in tal senso: rimane solo da dimostrare la volontà di affrontare in maniera definitiva e professionale un tema che non può più essere rimandato… ne andrebbe, forse, della vita di altre persone!
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