“Non molto tempo fa per salvare la terra dal cambiamento climatico sembrava bastasse ridurre le emissioni di gas serra: sostituire i combustibili fossili con fonti energetiche pulite, rendere più efficienti le automobili e gli edifici, passare alle lampade LED, consumare meno carne e così via“
(Richard Conniff)
Catturare il carbonio, non solo ridurre le emissioni
Nel 2005, l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) riteneva che tagliare le emissioni e favorire le energie rinnovabili fosse la risposta giusta. Ma la strategia non ha funzionato nel modo previsto: invece di diminuire, le emissioni globali sono aumentate. A quanto pare non basterà nemmeno ridurre a zero le emissioni nette annuali in tutto il mondo entro il 2050.
Quasi ogni nazione ha sottoscritto questo obiettivo, con aumento ben al di sotto dei 2 gradi, nell’ambito dell’accordo di Parigi del 2015 sul cambiamento climatico. Attualmente la temperatura è di circa un grado sopra i livelli preindustriali, ma sta aumentando di 0,2 gradi ogni dieci anni. In un rapporto di ottobre 2018, l’IPCC ha detto che abbiamo solo 12 anni per agire se non vogliamo superare l’aumento di 1,5 gradi, il livello ritenuto dalla maggioranza degli scienziati il limite massimo per sperare di tutelare la vita più o meno come è oggi.
E riusciremo a trovare la volontà politica di puntare alle emissioni di anidride carbonica, oltre a ridurre drasticamente quelle attuali?
Cattura del carbonio, abbinare le strategie
Su una distesa di lava solidificata con massa e muschio, ai piedi delle colline appena fuori da Reykjavik, in Islanda, un macchinario grande come un garage per una sola auto aspira aria attraverso un filtro chimico che estrae l’anidride carbonica. È alimentato dal calore residuo della centrale geotermica adiacente e pompa la CO2 catturata a oltre 700 metri di profondità, dove il gas reagisce con la roccia basaltica e si trasforma in un minerale solido.
Climeworks, una start-up svizzera, definisce questa attività il primo impianto al mondo per la cattura diretta dall’aria e lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Ne cattura solo 50 tonnellate all’anno.
Secondo lo studio di alcuni scienziati, un modo immediato per dare il via a questa gamma consiste nell’intensificare ciò sappiamo già fare. Sappiamo come piantare gli alberi. Sappiamo come ripristinare le torbiere – sostanzialmente alzando la falda acquifera – in modo che la torba catturi l’anidride carbonica invece di emetterla. Sappiamo come migliorare il carbonio nel suolo.
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Una soluzione basata sul terreno è la cosiddetta BECCS (bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio). Per rispettare gli impegni dell’accordo di Parigi, molti paesi hanno progetti iniziali basati su questo metodo, che però è molto controverso. Come funziona? Una centrale elettrica brucia legno, rifiuti agricoli o altre biomasse, come l’erba alta delle praterie. Queste fonti prelevano CO2 dall’atmosfera via via che crescono o si accumulano. La combustione la emette di nuovo e la centrale elettrica la ricattura dalla ciminiera, inviandola verso formazioni geologiche in profondità, in cui viene stoccata definitivamente. Secondo la stima di alcuni scienziati, in questo modo si raggiungerebbero i 100 miliardi di tonnellate di emissioni entro il 2100.
Sfruttando una gamma di metodi per la cattura del carbonio, tasse e mercati, riusciremo davvero a raggiungere l’obiettivo di 1000 miliardi di tonnellate entro il 2100? Forse l’estate torrida del 2018 è stata un punto di svolta. L’ovest degli Stati Uniti è andato a fuoco. In quattro continenti si sono registrate forti ondate di caldo. In Giappone, in una sola settimana migliaia di persone sono andate in ospedale per un calore. I climatologi hanno avvertito che un ulteriore riscaldamento rischia di trasformare la Terra in un “Pianeta Serra” probabilmente incontrollabile e pericoloso per molti.
Per alcuni leader politici, ancora oggi il cambiamento climatico sembra avvolto nel mistero, nonostante le prove schiaccianti che costituisca il nostro sinistro presente e un ancora più sinistro futuro. In altre parole, dobbiamo cominciare a raggiungere le emissioni negative nonostante le incertezze, perché per qualcuno il raggiungimento di questo risultato non ha significato, ma quando il cambiamento climatico fermerà la musica, 6 miliardi e mezzo di persone resteranno senza sedia.
Per questo, la sedicenne attivista svedese, Greta Thunberg, che con la sua persistente azione di protesta ogni venerdì dal 23 agosto del 2018 sta davanti all’ingresso del parlamento svedese, armata di cartelli, in ogni condizione climatica, chiedendo al proprio governo di fare di più per contrastare il cambiamento climatico, è diventata il collante delle manifestazioni che dilagano nelle città più importanti dell’Occidente.
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