Il Decreto Semplificazioni (convertito in legge ieri, ndr) era stato presentato dal governo gialloverde al Consiglio dei Ministri il 16 ottobre 2018 insieme al decreto fiscale e alla nuova Legge di Bilancio. Il 30 gennaio scorso il Senato ha trasmesso per l’esame alla Camera il ddl (disegno di legge) n. 989, conversione in legge del Decreto Semplificazioni, DL 14 dicembre 2018, n. 135, recante “Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione” (ancora in fase di esame, previsto il 05/02/2019); ad esso è stata annessa una grande mole di emendamenti, ma degli 85 emendamenti, il Senato ne ha ammessi alla votazione dell’Aula soltanto 24 dichiarando improponibili tutti gli altri.
Compensi professionali: breve storia dell’equo compenso
Tra quelli ritenuti inammissibili c’è anche l’emendamento sull’equo compenso (cosa diceva l’emendamento?), questo prevedeva che “le pubbliche amministrazioni non possono conferire incarichi professionali, né affidare opere pubbliche nell’ambito delle quali siano previsti incarichi professionali, il cui compenso pattuito non sia proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto”.
L’emendamento era stato poi ritirato e ricorretto in quanto mancava la definizione del concetto stesso di “equo compenso”. La prima versione si era rivelata mal formulata, sembrava quasi negare l’obbligo di utilizzo del Decreto Parametri (DM 17 giugno 2016) e ciò ha scatenato non poche proteste da parte dei professionisti, tra cui Fondazione Inarcassa, che ha esortato il mondo della politica a non trattare argomenti fondamentali “con superficialità e approssimazione, generando contraddizioni e atteggiamenti del tutto schizofrenici”.
Dopo la doccia fredda dell’emendamento del DL fiscale 16 ottobre 2017, n. 148, recante: “Disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili. Modifica alla disciplina dell’estinzione del reato per condotte riparatorie” (GU Serie Generale n.284 del 05-12-2017), il 2019 sembra preannunciare uno spiraglio di sole per i liberi professionisti.
Ci eravamo lasciati con la bocciatura da parte dell’Antitrust della reintroduzione dei minimi tariffari in quanto considerato in contrasto con le norme sulla concorrenza; il Bollettino n. 45 del 27 novembre 2017 dell’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) a pag. 42 riportava: “Secondo i consolidati principi antitrust nazionali e comunitari, infatti, le tariffe professionali fisse e minime costituiscono una grave restrizione della concorrenza, in quanto impediscono ai professionisti di adottare comportamenti economici indipendenti e, quindi, di utilizzare il più importante strumento concorrenziale, ossia il prezzo della prestazione”.
Lo stesso Egidio Comodo, Presidente di Fondazione Inarcassa, vedendo con piacere l’approvazione dell’ordine del giorno (G/989/22/1 e 8) a prima firma del Sen. Santillo, ha dichiarato: “Fondazione Inarcassa è da anni in prima linea per garantire ai liberi professionisti la dignità lavorativa che meritano attraverso la piena affermazione del principio dell’equo compenso”; secondo il suddetto OdG il governo si impegna a garantire ai liberi professionisti di riscuotere il compenso pattuito per le prestazioni professionali rese alla committenza privata per tutti gli interventi regolamentati dal testo unico sull’edilizia.
C’è speranza per i professionisti. Perchè?
Questo rappresenta un barlume di speranza per i liberi professionisti che si son visti proporre e percepire compensi irrisori, sottostimando il grande impegno che vi sta dietro ogni lavoro, ore di studi e valutazioni, anni impegnati al conseguimento di una Laurea sminuiti a un misero guadagno (per ottenerne almeno uno di guadagno). Il tutto in nome della concorrenza, una concorrenza talvolta spudorata e brutale che ha ridotto gli stessi professionisti ad una guerra di “chi lo fa a prezzo più basso”, ma le competenze? Che fine fanno le competenze?
Bene, questa approvazione comincerà a ridare valore al lavoro dei liberi professionisti, peso alla qualità delle loro prestazioni dopo l’abolizione delle tariffe minime (Decreto Legge 04/07/2006 n. 223) anche se, come afferma lo stesso Egidio Comodo, “l’OdG rappresenta un’opportuna sollecitazione al Governo, ma il percorso è ancora lungo”, auspicando “un intervento concreto e definitivo da parte del Governo per la piena attuazione di un principio, quello dell’equo compenso, a tutela non solo della dignità di professionisti ma soprattutto della garanzia della qualità delle opere e dei servizi erogati ai cittadini”.
Quindi il fenomeno dei “bandi a 1 euro”, durante cui le Amministrazioni bandiscono gare prevedendo un compenso simbolico a favore dei progettisti, pagati con compensi immateriali, cioè solo con l’esperienza e un ritorno di immagine, non è ancora scongiurato, ma la strada sta per essere spianata dalle associazioni dei professionisti che stanno reagendo con proposte di legge statali e norme regionali che prevedono il blocco dell’attività edilizia a chi non dimostra di rispettare le norme sull’equo compenso, un auspicio tanto desiderato da dette categorie.
Già alcune Regioni come Campania, Calabria, Sicilia e Basilicata hanno legiferato in merito vincolando il rilascio di autorizzazioni amministrative al pagamento dei compensi professionali del tecnico da parte del committente.
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