Provo a fare un bilancio di quanto è successo al BIM nel nostro Paese, ponendo a base di partenza il 2013 [1], per delinearne i possibili sviluppi futuri. In sintesi, dal punto di vista normativo abbiamo avuto:
– 2014: Direttiva EU Procurement
– 2016: Recepimento della direttiva nel Codice Appalti, (art. 23 – comma 13) ed introduzione del BIM come possibilità operativa per la partecipazione alle gare
– 2017: Decreto Ministeriale “Baratono” [2]
– 2018: Versione italiana del Manuale per l’introduzione del BIM nella domanda pubblica [3]
BIM, la filiera integrata non è ancora arrivata in Italia
Contestualmente, alcune aziende innovative, prime in Italia nell’implementazione sia pur parziale di strumenti e piattaforme digitali basate sul BIM, hanno dato vita a progetti pilota di varia natura. Elenchiamo qui quelli più significativi per l’impatto che hanno avuto/avranno sulla filiera delle costruzioni:
– 2013: Consorzio PDM – sperimentazione per il casello di Martellago (Passante di Mestre)
– 2016: Follo Line (gruppo Condotte) – implementazione del Common Data Environment su tre commesse norvegesi
– 2017: UnipolSAI – lancio di bandi di gara “BIM” orientati alla gestione e manutenzione di due nuovi immobili su Milano (tra cui la loro Direzione Generale)
– 2018: Italferr – processo di digitalizzazione “BIM-based” dei processi operativi e che ha portatp alla prima certificazione italiana “BIM” per le attività di progettazione, procurement e direzione lavori (con lancio del primo sistema di qualificazione BIM per i fornitori)
Osservando l’ampio spettro di questi progetti sembra ormai che la rivoluzione digitale della filiera integrata sia ormai arrivata anche nel nostro Paese. E invece non è proprio così. Uno studio di McKinsey del 2015 pone la filiera integrata della costruzioni (progettisti, contraenti generali e i loro fornitori, gestori/manutentori) al penultimo posto per tasso di digitalizzazione (figura 1), notandone anche bassissimi tassi di produttività del lavoro. Lo stesso fa l’edizione 2018 del rapporto Istat [4].
Occorre recuperare decenni se non secoli di innovazione. Ma In che direzione è consigliabile andare? Quali sono le priorità? Dipende, dalla collocazione di ciascuno nella filiera integrata, visto che la rivoluzione digitale trasforma le attività dei tre principali processi operativi (progettazione, costruzione e gestione) a patto che vengano correttamente implementate le tecnologie disponibili (figura 2).
Cos’è necessario fare per sposare la rivoluzione digitale? Su quali supporti poter contare? Secondo noi occorre fornire risposte lungo tre dimensioni:
- Strategica: quale livello di digitalizzazione serve realmente? Occorre attrezzarsi “in-house” o ricorrere a fornitori specializzati?
- Operativa: con quali flussi di attività e processi si vuole lavorare in ambiente digitale? quali risorse servono? quali tecnologie? Come allineare il personale interno e i fornitori?
- Formativa: Con quali programmi allineo le competenze manageriali e tecniche? Come garantire l’apprendimento continuo?
Quanto esposto non avviene senza investire ma immaginiamo ritrosie o difficoltà di molti dei nostri imprenditori. Vogliamo però ribadire da un lato che l’implementazione del BIM origina risparmi concreti di tempi e costi (abbiamo tante evidenze concrete) e dall’altro che è possibile attingere ad incentivi pubblici mirati a facilitare l’introduzione di soluzioni ICT nelle aziende italiane, (es. Industria 4.0, Voucher per la digitalizzazione).
Insomma, questo è il momento accelerare la trasformazione basata sul BIM delle nostre aziende.
Note
[1] Nel 2013 sono state pubblicate le PAS 1192-2:2013 (Specification for information management for the capital/delivery phase of construction projects using building information modelling)
[2] Il decreto definisce, per gli appalti di lavori e le concessioni di lavori, le modalità e i tempi di progressiva introduzione, da parte delle stazioni appaltanti, delle amministrazioni concedenti e degli operatori economici, dell’obbligatorietà dei metodi e strumenti elettronici, e individua gli adempimenti preliminari delle stazioni appaltanti e i contenuti informativi del capitolato.
Il provvedimento disciplina inoltre gli adempimenti preliminari delle stazioni appaltanti, che dovranno adottare un piano di formazione del proprio personale, un piano di acquisizione o di manutenzione di hardware e software di gestione dei processi decisionali e informativi e un atto organizzativo che espliciti il processo di controllo e gestione, i gestori dei dati e la gestione dei conflitti.
E’ previsto l’utilizzo di piattaforme interoperabili a mezzo di formati apertinon proprietari da parte delle stazioni appaltanti ed è definito l’utilizzo dei dati e delle informazioni prodotte e condivise tra tutti i partecipanti al progetto, alla costruzione e alla gestione dell’intervento.
L’obbligo all’utilizzo dei metodi e degli strumenti elettronici di modellazione decorre dal 1° gennaio 2019 per le opere di importo pari o superiore a 100 milioni di euro, e poi via via per importi minori: dal 2020 per i lavori complessi oltre i 50 milioni, dal 2021 per i lavori complessi oltre i 15 milioni, dal 2022 per le opere oltre i 5,2 milioni, dal 2023 per le opere oltre 1 milione, dal 2025 per tutte le nuove opere.
[3] www.eubim.eu/handbook-selection/italian-handbook/
[4] Rapporto sulla competitività dei settori produttivi, Istat, 2018 (pag.79)
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