Berlusconi ha sganciato un’altra bomba, dopo quella sulla linea dura contro l’immigrazione clandestina (600.000 immigrati clandestini da mandare via): quella di questa settimana riguarda l’abuso edilizio. In sostanza: è inutile aspettare permessi che arrivano dopo molto tempo, il privato dovrebbe poter dichiarare l’inizio dell’attività e assumersi le responsabilità di rispettare le regole.
Silvio Berlusconi ieri mattina a Radio 24, da Giannino e Telese, ha dichiarato: “bisogna cambiare le regole: chi deve costruire una casa o aprire un’attività commerciale, non dovrà più aspettare anni per permessi e licenze. Dovrà dichiarare l’inizio dell’attività e assumersi la responsabilità di rispettare le leggi. Solo dopo verranno i controlli. C’è la possibilità di una sanatoria edilizia per i casi di quello che si chiama abusivismo di necessità solo se si restringe con il massimo rigore il concetto di necessità”. È un condono? Silvio Berlusconi risponde “lo chiami come vuole, l’edilizia è stata bloccata dalle imposte introdotte dal governo Monti che hanno fatto perdere 550mila posti di lavoro”.
L’ufficio stampa di Forza Italia ha poi corretto il tiro (a farlo una volta c’era Bondi, poi Bonaiuti, ora l’ufficio stampa) precisato che “Berlusconi non ha mai parlato di condono, in termini specifici. Coerentemente con quanto da sempre dichiarato, non ha parlato di un condono, ma di una semplificazione amministrativa per quanto riguarda l’inizio dei lavori edilizi, fermo restando ovviamente la totale e assoluta compatibilità e rispetto delle regole urbanistiche, ambientali e paesaggistiche”.
Abuso edilizio di necessità: pericolo deriva
Cosa succederebbe se davvero la proposta di Silvio Berlusconi diventasse legge? In quanti rispetterebbero le leggi? Pochi. Se per esempio una casa è stata costruite abusivamente in un territorio non edificabile, è giusto rimediare dopo ai danni provocati? No. Bisognerebbe pensare di iniziare a costruire una cultura del costruito efficiente e rispettoso dell’ambiente. Le aziende sarebbero disposte a lavorare senza permessi? Non tutte, per lo meno. Quelle che lo sono, dovrebbero avere delle responsabilità. Quindi non è solo il privato che deve assumersele. Come vengono pagate le imprese che lavorano senza permessi. In nero?
Cos’è di preciso l’abusivismo di necessità?
Apriamo una piccola parentesi. Nel 2016 gli abusi commessi sarebbero circa 17.000. Sul fronte dei sequestri e le ordinanze di demolizione. In base ai dati raccolti in Ecomafia 2017 nel 2016, nel ciclo del cemento sono state accertate 4.426 infrazioni, denunciate 5.662 persone e compiuti 11 arresti. I sequestri sono stati 1.166. La Campania si conferma la regione leader per quanto riguarda il cemento illegale, con il 17,3% dei reati, seguita dalla Puglia con il 10,1%, dalla Calabria con il 9,3% e dal Lazio con l’8,5%. Questi i dati, ma non significa che gli abusi non vengano commessi anche al nord e al centro. Se sorvoliamo (è possibile?) il tocco di anti-meridionalismo tipico del personaggio, una domanda intelligente se l’è posta Matteo Salvini (Lega Nord): “Soprattutto in una parte del Paese non oso immaginare che cosa possa essere riconosciuto come abuso per necessità” ha detto. In teoria, l’abusivismo di necessità è quello che viene definito superficialmente l’abusino, quello che non fa male a nessuno, quello ritenuto non pericoloso, poi al primo terremoto ti casca in testa il soppalco. L’abusino è quello che fai perchè sei un praticone e non è che si può aspettare un permesso per ogni sciocchezza.
Per completezza, precisiamo che Salvini ha anche dichiarato di essere contro l’abusivismo edilizio. “Dico no, dico fortemente no, a ogni ipotesi di condono per abusi edilizi: il nostro territorio è già troppo cementificato, occorre abbattere tutte le costruzioni abusive, a partire dalle zone più a rischio”.
Abusivismo di necessità: le conseguenze
Ritorniamo al cuore del problema: le conseguenze di un atteggiamento morbido nei confronti dell’abuso edilizio di necessità. Il Ddl Falanga, che allentava i criteri delle demolizioni giudiziali di costruzioni illecite, e la legge regionale campana, che introduceva il concetto di abuso di necessità, sono stati bloccati e il pericolo di un nuovo condono edilizio sembrava essere stata scongiurato. Ma spunta ancora fuori, non esplicitamente ma in termini poco chiari, come solo Forza Italia ha sempre saputo fare: proposte poco chiare e dietrofront, in modo che non sappiamo cosa potrebbe succedere se il partito di Silvio vincesse le elezioni. Intanto, però, Silvio con quell’uscita ha strizzato l’occhio a chi vorrebbe fare il furbo, che magari un votarello glielo dà per quello. L’idea di Berlusconi potrebbe sembrare una cosa buttata là, poco pericolosa, in realtà manda un messaggio sbagliato: un certo abusivismo edilizio è tollerato da una parte della classe politica. In nome della crescita del Paese si può fare tutto, ti suggeriscono. Il fine giustifica i mezzi, siamo sempre lì. Ma legittimare l’abusivismo di necessità innescherebbe un processo che porterebbe ad abbassare sempre di più il livello di tolleranza e farebbe diventare l’abusino una regola accettata da privati e imprese. Non è fattibile. Già l’abusivismo edilizio ha vita facile in Italia e c’è chi tenta sempre di renderlo legale, se legalizziamo l’abuso di necessità cosa può succedere? Un giorno facciamo il soppalchino, il giorno dopo il capannone, dopo una settimana ci costruiamo la casina sulla collina, senza bisogno di permessi, tanto poi ci assumiamo la responsabilità.. cioè, paghiamo il condono.
“Ancora una volta in Italia si vogliono premiare i furbi e per raccogliere voti”, ha affermato Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente.
I condoni hanno portato circa 16 miliardi nelle casse dello Stato ma hanno indebolito il senso di legalità del Paese, oltre ad avere intasato gli uffici dei Comuni nelle infinite domande di regolarizzazione urbanistica, con più di 10 miliardi di oneri concessori. Il centro studi Sogeea ha presentato nel 2016 una stima secondo la quale ci sono 5,4 milioni di domande ancora da evadere rispetto alle 15,4 milioni presentate dalla legge 47/1985 varata da Craxi per il primo condono tombale. Gli altri due condoni tombali (1994 e 2003) sono proprio di Silvio Berlusconi.
Uno studio del Cresme ha aggiunto come l’abusivismo edilizio non sia un buon affare per le casse pubbliche: a fronte di un importo medio di 15mila euro versato per ogni singolo abuso, nel 2015 gli enti locali ne hanno spesi in media 100mila per portare strade, fognature e altre infrastrutture ai nuclei illegali. Lo ha ricordato il vicepresidente del WWF Italia, Dante Caserta.
Proprio Caserta ha detto al cosa ideale da usare come chiusura dell’articolo, e cioè: “Un nuovo eventuale condono non solo legittima comportamenti illegali autorizzando a dilapidare il capitale naturale e paesaggistico del nostro Paese, ma favorisce edificazioni selvagge che provocano o amplificano il dissesto idrogeologico, mettendo rischio anche la sicurezza dei cittadini”.
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