Fondazione Inarcassa e la RPT chiedono di rinunciare allo Split Payment per i liberi professionisti, introdotto dalla manovrina 2017 approvata dal Governo ma non ancora pubblicata in Gazzetta.
Lo Split Payment è il versamento diretto da parte dei cessionari e/o committenti dell’Iva per cessioni di beni e prestazioni di servizi per le Pubbliche Amministrazioni. Cioè: dall’1 gennaio 2015, le pubbliche amministrazioni, in relazione agli acquisiti di beni e servizi, devono pagare ai fornitori solo il corrispettivo, versando invece direttamente all’erario l’IVA, esposta in fattura ecco perchè split payment.
Split payment per i professionisti: norme di riferimento
A prevedere lo split payment è stata la legge di stabilità per il 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190 – art. 1, comma 629, lett. b). Il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze 23 gennaio 2015 recante “Modalità e termini per il versamento dell’imposta sul valore aggiunto da parte delle pubbliche amministrazioni” era attuativo delle disposizioni previste dalla Legge di Stabilità per il 2015 ed era stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 27 del 3 febbraio 2015.
Ai tempi della Legge di Stabilità per il 2015, quando il meccanismo della scissione dei pagamenti dell’Iva fu introdotto, il governo Renzi alla fine accettò l’esclusione dei professionisti dallo split payment. Ora, la manovra correttiva 2017 lo reintroduce. Ma arrivano le critiche dal mondo dei professioniti tecnici.
Split payment per i professionisti: ecco perchè no
Lo split payment per i professionisti creerà notevoli problemi di liquidità ai lavoratori autonomi, e a architetti e ingegneri liberi professionisti, e sarà solo una vessazione. Questa l’opinione di Andrea Tomasi, Presidente di Fondazione Inarcassa sulla recente notizia di una possibile estensione del meccanismo di Split Payment anche ai liberi professionisti, prevista dalla bozza di decreto legge con la manovrina di primavera, approvata da pochi giorni dal Consiglio dei Ministri ma non ancora pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
Lo split payment è pensato per ridurre al minimo l’evasione fiscale ma toglie liquidità alle imprese e ai professionisti. I professionisti sono già soggetti alla ritenuta d’acconto Irpef nella misura del 20%, all’obbligo di fatturazione elettronica e alla nuova trasmissione trimestrale IVA che assicurano la tracciabilità dei compensi ricevuti, rendono impossibile l’evasione fiscale. Non incassare l’Iva si tradurrebbe nel ricorso a fonti di finanziamento bancario e nel conseguente aumento degli oneri. Si rischia di togliere il poco ossigeno rimasto a un’intera categoria professionale già in crisi economica.
Fondazione Inarcassa spera che il Presidente Gentiloni e il Ministro Padoan tornino sui loro passi e rinuncino a far cassa sui liberi professionisti.
Molto contraria anche la Rete delle Professioni Tecniche (RPT): “Se impediamo ai professionisti di scaricare l’IVA sui costi sostenuti, la situazione è destinata a diventare esplosiva, perché va a sommarsi agli effetti di una contrazione dei redditi professionali che ormai deve considerarsi strutturale. Senza contare il fatto che il limite al di sopra del quale i crediti di imposta possono essere usati in compensazione si riduce dagli attuali 15mila a 5mila euro”. Inoltre: “Senza contare il fatto che si vengono a creare disparità di comportamento e quindi diseguaglianze, fra i professionisti che operano per gli enti pubblici e chi opera solo o prevalentemente con i privati”.
Anche la RPT chiede quindi che il Governo, com’è già successo nel 2015, escluda i professionisti dall’applicazione dello Split Payment.
Immagine: Sky Sports
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