Il finanziamento di 5 milioni di euro per Biblioteche scolastiche digitali e dintorni non è la ritinteggiatura di pareti polverose, ma una profonda innovazione di biblioteche che dovranno essere di rete. Abbiamo intervistato Angelo Bardini, esperto di tecnologie e innovazione didattica.
intervista di Maria Teresa Bertani
Circa un mese fa, venerdì 13 maggio 2016, è stato pubblicato dal Miur un “Avviso pubblico per la realizzazione da parte delle istituzioni scolastiche ed educative statali di Biblioteche scolastiche innovative, concepite come centri di informazione e documentazione anche in ambito digitale – Piano Nazionale Scuola Digitale (Pnsd)” [nota 1].
La ‘storia’ legislativa del bando è presto fatta: tutto deriva dai commi da 56 a 62 della legge 13 luglio 2015, n. 107 (La Buona Scuola), dal Piano nazionale scuola digitale, seguiti poi dal d.m. 6 maggio 2016, n. 299 [nota 2], in esecuzione del quale è stata indetta una procedura selettiva tra le scuole statali per finanziare con 10.000 euro ciascuno 500 progetti; uno di essi riceverà in più 44.000 euro per la realizzazione di un sistema informativo di gestione della rete di biblioteche innovative [nota 3]. Un totale di 5 milioni di euro da investire in biblioteche (e dintorni).
Non si tratta della ritinteggiatura di pareti polverose, ma di una profonda innovazione di biblioteche che dovranno essere di rete, con il coinvolgimento di enti locali (in specie Comuni), per la realizzazione dell’Azione #24 del Pnsd [nota 4]. Le biblioteche scolastiche sono da realizzare anche allo scopo dichiarato di contrastare la dispersione scolastica, come ambienti di alfabetizzazione all’uso delle risorse informative digitali: non a caso l’Azione #24 fa parte del paragrafo “Contenuti digitali” del Pnsd, insieme alle Azioni#22 e #23. Si premieranno i progetti fortemente dotati di contenuti digitali innovativi.
Incontriamo Angelo Bardini, docente di matematica, e ‘inventore di biblioteche’. La biblioteca “La chiameremo Osvaldo” presso la sede dell’I.C. di Cadeo e la successiva “La stanza degli aquiloni” a Pontenure, entrambe in provincia di Piacenza, sono nate da una sua idea. Ha collaborato alla stesura del PNSD in qualità di esperto e, come scrive D. Lanfrey nella sua intervista al Sole 24 Ore, come innovatore [nota 5].
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M.T. Bertani. Da ‘lettrice’ del bando, trovo un’esposizione molto lucida delle intenzioni e molto chiara nella richiesta fatta alle scuole; c’è trasparenza in tutte le fasi, c’è supporto alle scuole on line con attività in streaming poi visibili anche sul sito del Miur: un bando che mi sembra ben fatto. Come è nato il bando?
A. Bardini. Questo bando è l’Azione #24 del Piano nazionale di scuola digitale; è uscito venerdì 13 maggio 2016, molto atteso dalle scuole, come ho avuto modo di vedere nei Twitt successivi alla pubblicazione del bando, in diversi convegni e alla fiera del libro di Bologna, perché da quasi venti anni non si parlava di biblioteche scolastiche.
Mi piace inoltre sottolineare che questa azione è presentata dal ministro della Cultura D. Franceschini e da M. Bray a Torino, alla Fiera del Libro. Ancora. È l’unico bando che non ha rispettato, in positivo, la parte economica dichiarata dal Pnsd, 5.000.000 di euro invece dei 1.500.000 dichiarati. Mi sembrano bei segnali.
In estrema sintesi in questa azione si dà la possibilità a 500 scuole di accedere con un progetto per biblioteche innovative e digitali a 10.000 euro di finanziamento. In più, c’è una scuola a cui saranno riservati 44.000 euro, somma che poi verrà direttamente gestita dal Miur per il progetto più originale tra tutti quelli presentati. Penso che, come è avvenuto per gli snodi formativi, verrà distribuito in modo differenziato sulla Penisola; noi sappiamo che in molti Comuni del Sud mancano addirittura le librerie: nei paesi al di sotto dei 20.000 abitanti non solo non ci sono le biblioteche, talvolta manca la libreria, talvolta manca la cartoleria con libri. Sappiamo, dati Istat alla mano, che solo 4 persone su 10 leggono almeno un libro all’anno (5 al Nord e 3 al Sud), con una perdita costante di lettori ogni anno. Partendo dalla scuola speriamo di invertire questa tendenza e di vedere almeno “un più 0,1” nella prossima rilevazione. Sarebbe un bel segnale pure questo. Oggi possiamo dire che la lettura è in caduta liberà.
La scadenza è il 14 luglio 2016, quindi è il PON “più lungo che abbiamo avuto“: le scuole hanno due mesi di tempo per progettare questa nuova azione e credo che per attivare buoni progetti condivisi sia necessario questo tempo lungo.
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MTB – Quali sono le parole chiave del bando?
AB – Le parole chiave di questo bando sono, secondo me, quelle che attraversano tutto il piano nazionale della scuola digitale. Il fil rouge che unifica gran parte delle azioni. Ne elenco alcune: co-progettazione, comunità, stakeholder, territorio, cofinanziamento. Per la prima volta le scuole sono chiamate a progettare con la comunità che sta loro attorno. La comunità, amministrazioni comunali, associazioni, aziende, famiglie, quindi un’idea di rete allargata anche ad altre scuole, al di là delle invidie. In fondo vedo le nuove biblioteche sempre più ‘nuvole’, un cloud di ebook nel cielo della comunità. La parola chiave delle parole chiave, è ‘rete’. Si torna dopo quasi vent’anni a finanziare un progetto bibliotecario con 5 milioni di euro per 500 scuole (10.000 ognuna): 5 milioni di euro che porteranno i libri dentro le scuole. Ma non dovranno essere solo libri di carta ma anche ebook, promozione della lettura e proposte culturali rivolte al territorio.
La sofferenza delle biblioteche scolastiche è veramente alta: delle 8.500 istituzioni scolastiche italiane, pochissime hanno una biblioteca vera. I monitoraggi ci dicono che sono presenti 8 biblioteche ogni 10 scuole; la realtà, invece, è infinitamente più triste, non credo si superino le 2 biblioteche su 100 scuole, se intendiamo per biblioteche quello che veramente devono essere, cioè spazi accoglienti aperti alla didattica, alla lettura e al territorio, con attività di promozione della lettura, con un prestito organizzato e acquisti continui durante l’anno scolastico. Le novità vecchie (perché acquistate l’anno dopo), sono un ossimoro. Le risposte ai monitoraggi danno dati più alti perché spesso fondamentalmente non si sa cos’è una vera biblioteca: non è avere qualche decina di libri in armadietti metallici e chiusi in grigi corridoi o in stanze bianco-molto-sporco. È l’esatto contrario.
La nostra biblioteca (Istituto comprensivo di Cadeo e Pontenure, in provincia di Piacenza), l’abbiamo progettata come il centro della scuola, e la scuola come centro del paese. A cerchi concentrici. Oggi quella piazza, pensata nel 1999, ha anche una piazza aumentata, o meglio, una nuvola (un cloud) di libri digitali sopra al paese. Non una nuvola minacciosa, ma una nuvola piena di storie. Ciò significa download dei libri, significa, quindi, un servizio alla comunità anche fatto di contenuti digitali che possono essere sia originali (la scuola stessa può produrre innovazione costruendo contenuti digitali), oppure scaricabili da piattaforma con accesso ai vari cataloghi.
Quindi a mio parere le parole forti sono territorio, rete, comunità, digitale, coprogettazione, condivisione, servizio. Un’altra, per contrasto, è la dispersione scolastica, perché una biblioteca, se è bibliotecabiblioteca, è un buon posto in cui recuperare chi dalla scuola se ne sta andando, fa fatica a entrare, fatica a rimanerci.
Quindi “nuove didattiche in biblioteca” potrebbe essere un buono slogan.
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MTB – Quali sono le ricadute sugli studenti? Cosa c’è di nuovo sotto il sole, che renda le biblioteche ‘appetibili’ per gli studenti? A quali età si rivolge una biblioteca digitale?
AB – La prima cosa che mi viene in mente è che i bambini leggono. Ai bambini piace la bella musica. Ai bambini piace il jazz. Poi arriva la scuola e un ‘fuori’ che è mercato. Ti va di leggerti la filastrocca dei 100 linguaggi di Loris Malaguzzi? E poi. Più che di età degli studenti, sarebbe opportuno parlare di età degli utenti, dato che la nuova Biblioteca si rivolge al territorio in cui è posta, aumentata da servizi online di qualità (Mlol, per fare un nome, non a caso).
Utenza: da meno quattro mesi (mamme che leggono ai loro bimbi in arrivo) fino a sempre.
MTB – Quali sono i legami tra l’Azione 24 (Biblioteche scolastiche come ambienti di alfabetizzazione all’uso delle risorse informative digitali) e le altre Azioni del Pnsd? In particolare è prevista una funzione di formazione del personale, oltre alle funzioni per gli studenti?
AB – Una delle parole che compare spesso è information literacy. Per information literacy si intende la capacità di gestire l’informazione, fondamentalmente, quindi, individuare, identificare, valutare, organizzare e utilizzare l’informazione. Per questo motivo nel Piano nazionale scuola digitale c’è un capitolo intero sulle competenze digitali nel terzo millennio; c’è bisogno di focalizzare sulle competenze che si possono, che si devono migliorare in biblioteca.
Particolarmente importante è la competenza specifica di saper gestire l’informazione e la comunicazione, che gli insegnanti dovranno tenere in considerazione nella propria programmazione, in quell’ottica di cambiamento della didattica che attraversa il Pnsd dalla prima all’ultima azione. Questa competenza dovrebbe essere inserita dalle scuole nella propria offerta formativa.
MTB – A quali enti del territorio può essere utile la ‘nuova biblioteca’?
AB – È chiaro che questa azione #24 fa esplicito riferimento al fare rete.
A mio avviso sarà importante saper coinvolgere nell’impresa il Comune, in cui la scuola agisce; in alcuni piccoli Comuni e in aree ‘biblio-depresse’ la biblioteca potrebbe diventare la piazza di tutta la comunità e il centro di aggregazione per i ragazzi (in qualche raro caso, lo è già). È indispensabile contattare stakeholder attenti, narrare bene ai genitori, affinché abbiano anche loro una ‘quota’ di partecipazione, coinvolgere gli studenti nella fase di progettazione ma anche, perché no, nella gestione.
La biblioteca deve essere la biblioteca di tutti, sarebbe bello avesse una freccia sulla strada che indichi che è un ‘servizio’ per la comunità, e infine che parlasse un po’ al futuro con una ‘stanza virtuale’ da dove in ogni secondo del giorno e della notte si possa accedere al prestito, non solo di libri, ma anche di musica, di film. Una quota di questi fondi, secondo me, andrebbe riservata all’emeroteca, che consente attività didattiche infinite, perché si avrebbero a disposizione centinaia di quotidiani freschi tutte le mattine e quindi la lezione potrebbe essere costruita partendo dai quotidiani, anche quotidiani europei e mondiali. Didattica viva.
Oltre ai Comuni, un’altra parte della rete dovranno essere le scuole attorno, ma anche non attorno. In estrema sintesi. Cinque, sei scuole, amministrazione locali, associazioni, piattaforma online con accesso a tutti, genitori, insegnanti, studenti. Qualità. Potrebbero essere messi nella biblioteca digitale, e quindi a disposizione di tutti, anche i libri realizzati con i bimbi. La raccolta degli ebook fatti con i bimbi può diventare un grande armadio, un grande scaffale digitale a disposizione di tutta la comunità scolastica a confini allargati: condivisione. Una biblioteca online è un cloud che non appartiene a nessuno ma è di tutti. Questa è una bella lotta. Far capire che un cloud è di tutti e non è collocato in una sede, in nessuna aula, in nessuna segreteria. Dalla nuvola, cercare di essere un po’ più costruttivi, meno invidiosi e più con atteggiamento di servizio. Più che una bella lotta, una lotta durissima.
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Angelo Bardini è esperto di tecnologie e innovazione didattica. Inventore di biblioteche. Istituto comprensivo di Cadeo- Pontenure (Pc)
mingus2011@gmail.com
Maria Teresa Bertani si occupa si occupa di biblioteche e di ricerche statistiche in ambito scolastico ed è autrice di Leggioggi.it
NOTE
[1]
www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/2015/DM_n_851_Piano_Naz_Sc_Digitale.pdf.
[2] www.istruzione.it/scuola_digitale/prog-biblioteche-scolastiche-innovative.shtml
[3] www.istruzione.it/scuola_digitale/prog-biblioteche-scolastiche-innovative.shtml
[4] www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/Materiali/pnsd-layout-30.10-WEB.pdf, p. 100
[5] Un articolo di A. Bardini sulla ‘sua’ biblioteca “Lo chiameremo Osvaldo” è in Rivista dell’istruzione, n. 1-2016, Maggioli, Rimini; il numero è corredato proprio dalle foto della biblioteca; un’ immagine di questa è quella di copertina nell’Azione #24
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