Annunciata più volte, ma mai attuata, la riforma complessiva del Catasto sembrerebbe essere finalmente entrata nel vivo quest’anno con la stesura della legge delega n. 23/2014: la finalità principale del processo di riforma si innesta sulla necessità di correggere le sperequazioni determinate dall’attuale sistema di attribuzione delle rendite, le quali risultano spesso essere disomogenee fra loro in relazione ad immobili della medesima categoria catastale.
Ma a che punto è situato l’iter di riforma del Catasto? La prima fase della riforma è concentrata su due elementi tematici in particolare: riforma e ridefinizione delle commissioni censuarie da una parte, sviluppo del dialogo e della collaborazione tra Comuni e Agenzia delle Entrate dall’altra.
Al momento il primo decreto attuativo della delega al Governo per la Riforma Catasto è fermo in attesa dell’approvazione definitiva: in questo senso permane un senso di attesa nei confronti di quello che dovrebbe configurarsi come il passo inaugurale della importante riforma. Quest’ultimo dovrà essere intrapreso proprio attraverso il decreto attuativo concernente la composizione e le competenze delle commissioni censuarie provinciali e centrale.
Per un focus sul tema delle Commissioni leggi l’articolo Revisione catasto: arrivano le nuove commissioni censuarie, ecco cosa succede.
Per comprendere con cognizione di causa l’effettivo “stato dell’arte” del processo di riforma del Catasto abbiamo raggiunto ed intervistato l’Ingegner Antonio Iovine, presidente della Commissione Catasto dell’Ordine degli Ingegneri di Roma ed autore (in collaborazione con Luigi Cenicola) del testo edito da Maggioli Editore.
Ediltecnico: Come si sta definendo il percorso di riforma del Catasto?
Antonio Iovine: La bozza di provvedimento in circolazione da giugno è stata oggetto di varie censure dal mondo professionale, associazioni di tutela dei proprietari ed inquilini, e perfino in sede parlamentare e che si spera possono essere superate nella versione definitiva del provvedimento.
E: Quali sono i vertici tematici su cui si sono posizionate le critiche più forti?
A.I.: Tra i punti più rilevanti in mezzo a quelli che non rispecchierebbero le previsioni della legge delega e che introdurrebbero incoerenze c’è l’insufficiente indicazione, nelle commissioni censuarie, di membri su segnalazione delle associazioni di categoria dei proprietari ed inquilini.
E.: E le altre tematiche poste sotto la luce dei riflettori?
A.I.: Va sicuramente citata l’estrema brevità del termine di 30 giorni per controllare le funzioni statistiche, assolutamente insufficiente in sede provinciale dove la Commissione deve analizzare i risultati anche per più 100 Comuni. E poi la mancata precisazione di competenza delle Commissioni sui metodi di stima standardizzati per le unità speciali e nei casi in cui non si possano usare le funzioni statistiche. Tutto questo non può che produrre una inevitabile perdita di trasparenza.
E.: Quali timori potrebbero concretizzarsi in questa direzione?
A.I.: Oltre alla già citata perdita di trasparenza, c’è l’inefficacia nei controlli, ma anche una riduzione della tutela dei cittadini con riferimento alla questione della composizione delle suddette commissioni. Inoltre non andrebbe esente da dubbi anche la proposta relativa all’individuazione a livello nazionale da parte della Commissione Censuaria Centrale di saggi di redditività per derivare le rendite dai valori patrimoniali: è infatti notorio come i saggi di redditività siano variabili a seconda della collocazione geografica, oltre che con riferimento alla natura dell’immobile. L’individuazione di un saggio medio a livello nazionale non farà altro che far ripresentare nel sistema catastale le stesse incoerenze derivanti dall’utilizzazione dei coefficienti moltiplicatori delle rendite.
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