Il Decreto Competitività (Decreto 24 giugno 2014, n. 91) è diventato legge la settimana prima di Ferragosto con il Senato che ha dato l’ok al provvedimento tramite 155 voti a favore e 27 contrari (e nessun astenuto): al suo interno un florilegio di norme che spaziano dalle disposizioni urgenti per il settore agricolo alla tutela ambientale e l’efficientamento energetico dell’edilizia scolastica e universitaria fino al rilancio e lo sviluppo delle imprese; senza dimenticare il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche. Un provvedimento duramente criticato dall’opposizione e che ha visto anche la maggioranza tentennare in diversi momenti (con dubbi su alcune scelte che permangono tuttora).
All’interno di questo ampio testo di legge posizioniamo oggi la nostra lente di ingrandimento sul tema delle misure in materia di fotovoltaico: nel provvedimento è infatti presente un pacchetto di norme “taglia-bollette”, tra le quali lo Spalma-incentivi e la norma che obbliga a pagare parte degli oneri di sistema anche sull’elettricità auto consumata.
Nella transizione al Senato sono state apportate modifiche al suddetto Spalma-incentivi per gli impianti fotovoltaici sopra ai 200 kW, una riscrittura che tuttavia non pare sanare gli aspetti più critici di questa norma controversa: la norma come modificata prevede alcune opzioni di rimodulazione degli incentivi (su 24 o su 20 anni), oppure un taglio la cui entità dipende dalla potenza dell’impianto e mette in campo un meccanismo di risoluzione anticipata delle erogazioni mediato da un soggetto finanziario terzo (ne parliamo in chiusura di articolo).
Ebbene, tra le modifiche apportate alla Camera su questo punto affiora un ritocco all’opzione dei tagli per scaglioni di potenza: passa dal 5 al 6% la riduzione per le taglie da 200 a 500 kW e scende dal 9 all’8% il taglio per gli impianti sopra ai 900 kW.
È chiaro che ora gli operatori del settore dovranno fare i conti con gli effetti di tale provvedimento: in tal senso il decreto prevede l’ipotesi del recesso dai finanziamenti già negoziati dagli operatori che hanno visto cambiare le condizioni in divenire, con il Governo che, se necessario, dovrà siglare accordi con il sistema bancario per semplificare il recesso totale o parziale dai contratti già stipulati.
Nel provvedimento definitivo emergono pertanto 3 opzioni per coloro che sono titolari di impianti di potenza superiore ai 200 kW (da comunicare al GSE entro il 30 novembre 2014, con effetti che decorrono dal gennaio 2015):
– Prolungamento del periodo di incentivazione da 20 a 24 mesi con riduzione percentuale della tariffa riconosciuta e decorrenza dall’entrata in esercizio dell’impianto.
– Mantenimento del periodo ventennale di incentivazione con riduzione dell’incentivo in una prima fase ed incremento dello stesso nel secondo periodo (le percentuali saranno definite dal Ministero dello Sviluppo Economico).
– Il periodo rimane fermo a 20 anni con riduzione di una quota (che varia a seconda della potenza dell’impianto) della tariffa per il periodo residuo.
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