Professioni, gli Architetti lasciano il Cup per non rimandare il cambiamento

Il Consiglio Nazionale degli architetti, Pianificatori e Paesaggisti ha deciso di sospendere la propria partecipazione al Comitato Unitario delle Professioni. Un annuncio, arrivato con una lettera inviata dallo stesso Cnappc al Cup e al Pat, che forse molti si aspettavano anche alla luce della mancata partecipazione degli stessi Architetti al recentissimo Professional Day (leggi anche “Professional Day e Parametri bis, giorni di fuoco per i professionisti“).

Da anni in Italia, come nel mondo, è in corso una trasformazione, che ben conosciamo tutti, del mercato dei servizi professionali, che riguarda tanto i grandi lavori che la domanda dei singoli cittadini – si legge nella lettera – . La realtà dei nostri mestieri è profondamente cambiata, non solo nel grande incremento del numero dei professionisti e nella varietà delle prestazioni professionali che offriamo, ma soprattutto nella richiesta di servizi integrati, di mobilità sul territorio, di uso di tecnologie avanzate, di maggiore responsabilità etica. I principi di inter-disciplinarietà e di rete, formalizzati solo in parte nelle Società tra professionisti e società multiprofessionali, sono la risposta alle esigenze del presente e del futuro, sulla quale ognuno dei nostri Consigli Nazionali ha compiti importanti per promuovere un cambiamento profondo nella realtà organizzativa e di lavoro dei nostri iscritti, nella stragrande maggioranza ancora legata ad una tradizione micro-professionale e solitaria”.

“Questa profonda trasformazione – continua la lettera – che è innanzitutto culturale, deve comunque salvaguardare l’etica professionale e la peculiarità dei nostri mestieri, ma avrebbe dovuto, già da tempo, riflettersi negli approcci e nelle strategie degli organismi interprofessionali, facendone dei fondamentali nodi di un coordinamento capace di guidare il cambiamento. La realtà del mondo che ci circonda è fatta di integrazione delle conoscenze, reti di lavoro e cooperazione e a distanza: i comitati interprofessionali, invece, sono tavoli formali di incontro, tesi a rappresentare in sede politica una mera somma di numeri delle cosiddetta “categoria” delle professioni liberali, in funzione di proposta o resistenza a norme che regolano il mercato.”

Secondo il Cnappc la grande distanza tra la realtà e i coordinamenti tra le professioni approfondisce il solco che divide i professionisti dai cittadini ed emargina i professionisti italiani dal mercato, come si è reso evidente negli ultimi mesi nell’incapacità da parte delle professioni di affrontare con proposte  innovative e integrate la crisi che colpisce l’Italia, mettendo in mora chi ha responsabilità di Governo con progetti strutturati, realizzabili e sostenibili, collegandosi con tutti i soggetti economici e sociali del Paese e organizzando servizi integrati di sostegno ai cittadini e ai professionisti.

“I coordinamenti si sono accontentati, più o meno bene, di trattare la Riforma delle Professioni sui tavoli governativi, con posizioni spesso diverse, in una difficile opera di equilibrismo – sottolinea il Consiglio – : hanno in sostanza svolto un’opera di mediazione tutta interna, avulsa dalla realtà, salvo poi rappresentare, anche arbitrariamente, posizioni opposte a quelle di parte degli associati, per esempio le nostre.”

Nella lettera il Consiglio Nazionale degli Architetti spiega che “così come sono, gli attuali organismi di coordinamento tra le professioni servono a poco: a quei tavoli non siamo mai stati capaci di parlare della realtà quotidiana degli italiani e dei professionisti iscritti nei nostri Albi, intenti più che altro a discutere della virgola nella norma o a discutere di statuti interni e cariche sociali”.

Con la decisione di sospendere la propria associazione al CUP – pur avendo ripetutamente tentato di cambiare lo stato delle cose – il Consiglio Nazionale non intende sottrarsi alla sua parte di responsabilità, anzi, senza polemiche propone “una discussione ampia e franca tra tutti noi, per provare a lavorare assieme innanzitutto sulla sostanza dei problemi e dei progetti, prima che della forma degli organismi di coordinamento; perché è nostro dovere proporre ai nostri concittadini politiche innovative e sostenibili, che dimostrino che i professionisti italiani sono indispensabili al futuro dell’Italia”.

Infine il Cnappc  spiega che continuerà a collaborare e ad aiutare comunque tutte le iniziative di vera integrazione professionale, in tutte le sedi nazionali così come nei CUP territoriali.

Fonte: Cnappc

Redazione Tecnica

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