Sette anni dal sisma del 24 agosto 2016: cosa è cambiato?

Nonostante la storia recente tipica italiana ci insegna che l’Italia in generale è un territorio molto sismico, poco o quasi nulla è stato fatto relativamente alla messa in sicurezza del territorio. Ecco perché

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(di G. Albano) 24 agosto 2023 – 24 agosto 2016: sono passati 7 anni da quel forte terremoto che ha devastato il centro Italia nel 2016. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia INGV ha definito il sisma come segue.

La prima scossa è avvenuta alle ore 3:36:32 (UTC+2) del 24 agosto 2016, con epicentro nel comune di Accumoli e ipocentro alla profondità di 8 km. La durata è stata di 15-20 secondi. Per quanto concerne l’accelerazione del suolo, nota come peak ground acceleration, si sono registrati valori di 0,45 g, con un picco massimo di 0,86 g registrato nella sola Amatrice (il che ha amplificato la violenza del sisma e aggravato i danni al patrimonio edilizio). Durante la notte sono state registrate numerose scosse nella zona norcina e in quella reatina, tra queste, varie superiori ai 4 gradi. Alle ore 4:33:29 (UTC+2) una scossa di 5,3 gradi è stata registrata a Norcia in provincia di Perugia. Nei comuni di Amatrice e Arquata del Tronto si sono raggiunti danni pari al X grado Scala macrosismica europea (EMS).

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Il sisma e le scosse di replica sono state avvertite in gran parte dell’Italia centrale e in parte dell’Italia settentrionale, incluse: Terni, Roma, Teramo, Pescara, Chieti, Foggia, Campobasso, Benevento, Ancona, Pesaro e Urbino, Firenze, Piacenza, Perugia, Bologna addirittura Trento, Bolzano e Gorizia.

La zona dell’evento sismico si trova in un’area sismologica molto attiva dell’Italia che comprende anche L’Aquila, dove il terremoto del 6 aprile 2009 (Mw 6.3) provocò oltre 300 morti e circa 65 mila sfollati, oltre alle Marche e all’Umbria stessa, che subirono il terremoto del 26 settembre 1997 (Mw 6.0).

Dall’ultimo periodo di cui sopra è facile rilevare che la zona del Centro Italia non è assolutamente esente da problematiche di forti terremoti – 1997 (M6.0), 2009 (M6.3) e 2016 (M6.0).

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Come è cambiata la consapevolezza del rischio sismico?

Cosa è cambiato dal 1997 ad oggi relativamente alla Consapevolezza del Rischio Sismico? Assolutamente nulla.

Nonostante la storia recente tipica italiana ci insegna che l’Italia in generale è un territorio molto sismico, poco o quasi nulla è stato fatto relativamente alla messa in sicurezza del territorio. Per la verità il governo Conte ha ben capito il grave problema del tessuto urbanistico del Paese. Ha applicato e migliorato, forse, il Sismabonus nato nel 2017. Nel 2020 tale fortissimo attrezzo è stato esteso all’Ecobonus e da qui in poi non ci sono stati molti sviluppi se non legati, spesso a dire dei vari governi, a truffe.

La cosa certa è che molti cittadini italiani hanno approfittato di tale mezzo e seppur con tanti sali e scendi sono riusciti a migliorare sismicamente il fabbricato in cui vivono. Col cambio di rotta governativo, sin dai tempi di Draghi, le cose sono state variate durante il Gioco. Le carte sono state mischiate più e più volte tanto da rendere impraticabile una strada che doveva assolutamente essere per i cittadini italiani, per una sola volta.

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Il pasticcio dei crediti fiscali

I Crediti Fiscali arrecavano buchi all’economia italiana? Non credo che questo corrisponda alla realtà. Un Credito veniva erogato nell’arco di 5 o 10 anni, ma lo Stato incassava immediatamente il sovra-gettito di IVA, IRPEF e IRPEG dalle imprese e dai professionisti italiani. Si ricorda che, per fare un esempio e parlando della sola IVA, lo Stato incassa il 22% ad ogni singolo passaggio di vendita.

Per fare un esempio concreto consideriamo una semplice penna. Il produttore deve comprare materia prima (plastica ed inchiostro) per la costruzione della penna. Paga IVA che è già stata pagata abbondantemente da chi ha lavorato la plastica e l’inchiostro, per almeno un paio di passaggi (due volte il 22%). Prima che la penna arrivi sullo scaffale della cartolibreria, ha subito almeno due passaggi: dal produttore al grossista, dal grossista al venditore finale (contiamo almeno altre 2 volte il famoso 22%). Poi, finalmente, la penna arriva nelle mani del progettista che paga anche lui l’IVA. Nel totale possiamo contare almeno 5 passaggi di pagamento dell’Imposta sul Valore Aggiunto. Solo con questo discorso non credo sia probabile che lo stato abbia perduto soldi nel Sismabonus, il tutto con la limitazione della non competenza in economia dello scrivente, ovviamente. In edilizia i passaggi sono molto più importanti e sono molto più estesi riguardanti tutto l’inviluppo settoriale.

Il motivo fondamentale dichiarato del perché il Sismabonus non può esistere è solo e soltanto uno: il popolo non può stampare moneta; il popolo non può acquisire dal nulla ricchezza; il popolo deve passare dalle banche per prendere soldi in prestito. E per questo discorso delle banche si ricorda, ancora, che esse utilizzano il cosiddetto effetto leva. Hanno in cassa 100 mila euro, anzi dovrebbero, e possono prestare fino a 1 milione di euro con soldi, quindi, che non esistono. Ma le banche possono, il popolo non può.

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I limiti della burocrazia

Adesso cerchiamo di parlare della burocrazia che sovrasta la ricostruzione post sismica del Centro Italia. Lo scrivente parla semplicemente di attività concreta professionale. Dal 2016 sono state acquisite nella provincia di Macerata circa 30 pratiche di ricostruzione post evento tellurico. Possiamo garantire che mai, e si ripete mai, nei 25 anni di professione dell’autore si è potuto notare una lentezza inasprita e pesante come quella mostrata a propri progetti. La ricostruzione dopo il sisma di San Giuliano del 2002 è stata compiuta con, circa, otto direttive commissariali. Quella del Centro Italia del 2016 ha all’attivo ben 150 direttive commissariali e 58 direttive speciali, fonte Sito ministeriale.

L’aspetto inquietante è che gli Uffici per la ricostruzione non rilasciano quasi mai una pratica se non dopo aver richiesto integrazioni. Tali integrazioni vanno oltre le possibilità scritte nella Legge 241 del 7 agosto 1990. Nel campo di appartenenza dello scrivente, ingegneria strutturale, il 99% delle volte le integrazioni richieste non solo non hanno ragione di esistere, ma sono anche contro ogni articolo del 380/2001 e delle NTC 2018. Quando si richiede un’ integrazione, essa deve ottemperare e riportare un articolo di legge e non già una semplice richiesta spesso personale.

Un aspetto indecoroso è rappresentato dalla mancanza di fiducia assoluta mostrata dallo Stato verso i tecnici iscritti ad un ordine professionale dopo un importante esame di Stato abilitante la professionalità del candidato. A questo proposito occorre soffermare l’attenzione sulla responsabilità professionale che un tecnico si assume a vita, relativamente al progetto sottoscritto.

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L’importanza degli interventi antisismici

Adesso passiamo ad altra situazione. Gli eventi sismici del Centro Italia possono essere considerati, a dire dello scrivente, di natura ciclica. I danni causati dal terremoto del 1997 sono stati riscontrati identici, su strutture vincolate dalla Sovraintendenza, a quelli del 2016. Le strutture in muratura vincolate hanno bisogno di particolarissimi interventi che, a quanto pare, non sempre si riescono ad effettuare e tanto meno a progettare. Occorrerebbe, e a quanto pare è stato capito, affiancare i tecnici della Sovraintendenza ai Beni Culturali a ingegneri strutturisti esperti che possano quanto meno applicare metodologie e tecnologie innovative di recupero su strutture in muratura. Interventi strutturali non strettamente sufficienti a contenere l’azione sismica di progetto devono considerarsi inappropriati e fallimentari.

La stessa Cattedrale di Norcia, distrutta nel 1997 è stata nuovamente abbattuta nel 2016.

Da Wikipedia si legge:

La primitiva basilica fu costruita presso la casa natale di San Benedetto. L’impianto attuale risale al XIII secolo, quando fu notevolmente ampliata. Nel XVI secolo un terremoto danneggiò la struttura, che fu restaurata all’interno in forme barocche. Soltanto la cripta rimase allo stato originale. Il terremoto de L’aquila del 11703 distrusse il campanile, ricostruito poi sui canoni del precedente medievale.

La basilica ha sempre continuato a soffrire sino ad oggi per i danneggiamenti di vari terremoti. Nel 1997 fu danneggiata e lesionata notevolmente nel terremoto di Umbria e Marche del 1997. Allora fu sottoposta a restauro, assieme a tutta Norcia, e fu riaperta in occasione del Giubileo del 2000. Nuove gravi scosse di terremoto di magnitudo 6.0 e 6.5 tra il 24 agosto e il 30 ottobre 2016 hanno comportato il crollo quasi totale della struttura. Il 30 ottobre la scossa maggiore delle 7:41 fece crollare il massiccio campanile sulla chiesa, distruggendone gran parte del corpo centrale. In piedi invece sono rimaste la facciata gotica e l’abside.

Nel 2019 la basilica, insieme alla Pieve Collegiata di San Ginesio e alla chiesa di San Giorgio di Accumoli sono stati considerati come edifici di culto “simbolo”, per cui sono previsti interventi di ristrutturazione speciali ed unici.

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Foto:iStock.com/clodio

Redazione Tecnica

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