L’indicatore ISEA ci dice quanto è smart il cappotto termico della nostra abitazione

Con l’indice ISEA è possibile capire se il cappotto termico è smart, ovvero un sistema intelligente in grado non solo di garantire l’isolamento, ma anche un ritorno economico e il rispetto dell’ambiente. Lo studio ENEA

Il cappotto termico posato è quello giusto? I materiali isolanti utilizzati quanto impattano a livello ambientale? La spesa è proporzionata al risparmio che si avrà nel tempo, associato alla riduzione dei consumi?

Per rispondere a queste domande e confrontare costi e impatti dei materiali isolanti, in riferimento al cappotto termico, ENEA ha messo a punto un nuovo indicatore, denominato Indice di Sostenibilità Economica e Ambientale (ISEA).

Lo studio eseguito dai ricercatori ENEA è stato condotto effettuando simulazioni energetiche su un campione di edifici presenti in 60 città italiane (Fig.1), ritenute le più rappresentative per numero di abitazioni, popolazione e condizioni climatiche e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista online Sustanaibility.

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Vediamo nel dettaglio quali considerazioni sono emerse dallo studio e cerchiamo di capire meglio cosa è possibile calcolare con l’ISEA.

L'indicatore ISEA ci dice quanto è smart il cappotto termico della nostra abitazione ISEA Tabella ENEA
Fig.1_Citta italiane oggetto dello studio ENEA. Belluno, Bardonecchia e Cusio sono state scelte solo per il clima rigido ©https://www.media.enea.it

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A cosa serve l’ISEA

Con l’ISEA è possibile calcolare l’impatto energetico, economico e ambientale dei diversi materiali isolanti utilizzati nel cappotto termico, in funzione della tipologia di edificio e della fascia climatica. Potremmo semplificare, dicendo che con questo indicatore riusciamo a capire se il cappotto termico è smart, ovvero un sistema intelligente in grado non solo di garantire l’isolamento, ma anche un ritorno economico e il rispetto dell’ambiente.

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Fondamentale la scelta dei materiali isolanti da utilizzare

Ma come fare per raggiungere tali obiettivi? Per i ricercatori ENEA, Fondamentale è la scelta dei materiali isolanti da utilizzare.

Flavio Scrucca, ricercatore della Sezione ENEA di Supporto alle attività sull’economia circolare ha spiegato: “Abbiamo preso in considerazione interventi di riqualificazione dell’involucro edilizio che prevedono l’utilizzo sia dei materiali isolanti più commerciali che di quelli prodotti con materie prime naturali e rinnovabili, anche in accordo alle strategie di economia circolare e di gestione efficiente dell’energia. Gli isolanti naturali sono meno diffusi a causa del costo generalmente elevato, ma hanno minor impatto ambientale per tutto il ciclo di vita che, in funzione della zona climatica, può assumere valori compresi tra 1,2 e 2,2 kg di CO2 equivalente/m², inferiori fino a 4-10 volte rispetto ai materiali sintetici più comuni che presentano invece valori tra 4 e 20 kg”.

Domenico Palladino, ricercatore del Laboratorio ENEA di Efficienza energetica negli edifici e sviluppo urbano, ha poi precisato: “Quando parliamo di impatto economico – inteso come rapporto tra il costo iniziale dell’opera e il conseguente risparmio nel tempo associato alla riduzione dei consumi – i materiali naturali presentano un valore più alto in ogni zona climatica per via del maggiore costo iniziale stimato. L’indice messo a punto ha però consentito di evidenziare come, considerando sia l’aspetto economico che ambientale, la convenienza di questi materiali cresca con l’aumentare del fabbisogno energetico degli edifici, quindi soprattutto nelle zone climatiche più fredde, risultando paragonabile con quella dei materiali isolanti tradizionali”.

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Cosa è emerso dallo studio ENEA

I ricercatori ENEA spiegano che, tra tutti gli interventi di efficienza energetica, il cappotto termico continua ad essere la principale strategia di riduzione della domanda energetica complessiva, in particolare negli interventi di ristrutturazione.

In Italia sono più di 31 milioni le unità immobiliari, per lo più inserite in condomini, delle quali oltre l’80% è stato costruito prima del 1991 e poco più del 65% prima del 1976. Il maggior numero di abitazioni (circa il 48%) si trova nelle zone climatiche più fredde (E ed F), circa il 45% nelle zone moderate (D e C), mentre meno del 9% in quelle più calde (B e A).

Le abitazioni residenziali sono responsabili di oltre 30 Mtep del consumo energetico nazionale (il 43% della domanda di energia primaria in Italia nel 2020) anche se, grazie alle politiche finora adottate, è stato raggiunto un risparmio di energia cumulato di circa 1,3 Mtep.

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Foto:iStock.com/AndreyPopov

Redazione Tecnica

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