La posizione di ASSO è sempre stata per garantire ai professionisti compensi equi, non sanzioni e discriminazioni per chi di loro lavora attraverso rapporti non convenzionali. Dal volere allargare la platea dei committenti a cui si applica e spostare su di loro l’onere delle sanzioni, raddoppiando l’indennizzo previsto per il professionista pagato sotto soglia, siamo arrivati a ricercare nella posizione più debole, quella del professionista, il capro espiatorio che verrà sanzionato e punito dagli Ordini, mentre le figure non ordinistiche avranno la via libera a comportarsi in modo diverso.
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Serviva ascoltare le richieste delle Associazioni dei professionisti, di ASSO che sempre si è battuta in questo senso. Ora la partita si gioca al Senato, dove serve una ulteriore riflessione, non un blitz per blindare il testo e votarlo in fretta e furia, senza la possibilità reale di modificarla in Aula. Su questa linea ASSO ci sarà.
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Legge Equo compenso: la posizione di ASSO, Inarsind, ADC e AIDC (commercialisti), PLP (psicologi)
La Legge sull’equo compenso è stata approvata ed è uno scandaloso unicum: nata per tutelare i professionisti ed evitare che gli stessi possano essere sottopagati dai grandi Committenti (Banche, Assicurazioni, Partecipate, P.A.), finisce per sanzionarli se accettano compensi inferiori a quelli stabiliti lasciando invece indenni i Committenti!
Si sanziona il lavoratore autonomo e non chi, invece, compie materialmente l’illecito, ossia il Committente. Inoltre la sanzione potrà essere applicata soltanto agli iscritti agli Ordini Professionali affermando di fatto l’imposizione del concetto di distinzione tra professioni ordinistiche e professioni senza Ordini di riferimento, come se appartenere ad un Ordine fosse una discriminante colpevole.
Ci siamo opposti a questa Legge in ogni modo: comunicati stampa, richieste di audizioni, pubblicazione di lavori che evidenziavano le storture e proponevano soluzioni.
Avevamo suggerito che:
- nei rapporti con PA e grandi committenti al professionista fosse assicurata l’equa remunerazione della propria prestazione;
- in caso di violazione di tale principio, si sanzionasse il committente inadempiente, senza alcun onere a carico del professionista;
- il professionista fosse l’unico soggetto legittimato ad attivare l’azione per vedersi riconoscere il giusto compenso con la possibilità, per gli Ordini, di intervenire nel procedimento “ad adiuvandum”.
Tutto invano, il Legislatore è rimasto sordo alle richieste e alle proposte, dimostrando il retropensiero dietro a questa legge che colpisce i professionisti, senza esclusive, ed evita di toccare i grandi Committenti, tra cui la PA.
È stata persa l’ennesima occasione di dotare il Paese di una Legge che potesse rappresentare una garanzia di legalità e giusta remunerazione per oltre un milione e cinquecentomila professionisti, dando vita ad un’evidente stortura che punisce la vittima e non il colpevole. Oggi più che mai rimane evidente la differenza tra Consigli nazionali che tutelano i terzi e le associazioni dei professionisti che tutelano gli iscritti.
Ce ne rammarichiamo, ma continueremo a lavorare nel tentativo di riuscire ad ottenere le modifiche necessarie.
Comunicato stampa a cura di Alberto Molinari, Presidente nazionale ASSO ingegneri e architetti
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Foto:iStock.com/patcharee pornsipak
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