La decisione viene a pochi giorni dall’ultima sentenza della Cassazione che ha riconosciuto la possibilità di sequestro dei crediti oggetto di cessioni in caso di frodi, anche senza alcuna responsabilità da parte del cessionario. Anche Intesa, secondo informazioni raccolte da contribuenti interessati alla cessione, starebbe rifiutando l’apertura di nuove pratiche.
**4 novembre 2022 – La cessione del credito? Non è più quella di una volta.
La convenienza è sempre più ridotta come è ridotto il numero delle banche che offrono ancora questa opportunità. E quelle che lo fanno chiedono sempre più documenti e, soprattutto, impiegano sempre più tempo ad esaminarli.
A conti fatti la ripresa del mercato che doveva seguire ai chiarimenti delle Entrate alla luce delle nuove norme sulla solidarietà non c’è stata per nulla.
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E non solo: in questi ultimi giorni si registra una serie di sentenze con le quali la Cassazione conferma la possibilità di effettuare il sequestro dei crediti in capo al cessionario se si registra una frode. E questo a prescindere dal fatto che il cessionario abbia qualche responsabilità nella frode stessa. Quindi i crediti incagliati per questo motivo sono destinati a rimanere tali e le banche che li hanno in portafoglio avranno meno margini per aprire a nuove acquisizioni.
Ma andiamo con ordine.
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Poche le offerte sul mercato
D’altra parte basta fare un giro sui siti delle banche on line per scoprire che quelle che ad ottobre hanno riaperto a queste operazioni si contano sulle dita di una mano. Di fatto parliamo di Poste e Intesa.
Poste in effetti continua ad essere il soggetto più attivo sul mercato, anche se ha posto nuovi paletti relativi all’importo massimo del credito che si può cedere, ossia 150 mila euro. E poi ha ritoccato all’ingiù i tassi. Lo stesso ha fatto Intesa San Paolo, con offerte che risultano allineate. Fineco presenta invece delle condizioni migliori, ma stando al sito al momento procede solo con l’esame delle vecchie proposte. Lo stesso la BNL, e risultano “non pervenute” le riaperture di queste operazioni dalla gran parte degli altri istituti di credito.
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Addio al rimborso della spesa
Una situazione radicalmente cambiata rispetto a 12 mesi fa quando ancora non era in vigore il decreto Antifrodi, varato il 21 novembre 2021, che ha rivoluzionato il mercato. Fino ad allora il mercato era vivace ed era possibile ricevere anche 102 euro a fronte dei 110 euro di credito d’imposta riconosciuto dal Superbonus, mentre per i bonus a dieci anni era riconosciuto anche l’80 per cento.
Oggi invece abbiamo Poste che offre l’85,5% del valore nominale per i crediti in recupero in 4 anni, ossia per le spese del 2022, il che corrisponde a 94 euro per ogni 110 euro di bonus e l’84,5 per cento per le scadenze a cinque anni, mentre per le detrazioni con scadenza a dieci anni si potranno avere 70 euro ogni 100 di credito maturato.
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Quanto si incassa davvero
In pratica:
- se il costo dei lavori è di 100 mila euro e il credito d’imposta è pari al 110 per cento con recupero fiscale in quattro anni, il controvalore riconosciuto sarà pari a 94.050 euro;
- se il costo dei lavori è di 100 mila euro e il credito d’imposta è pari all’80 per cento con recupero fiscale in 5 anni (Sismabonus ordinario), il controvalore riconosciuto sarà pari a 68.320.125 euro;
- se il costo dei lavori è di 10 mila euro e il credito d’imposta è pari al 50 per cento con recupero fiscale in 10 anni, il controvalore riconosciuto sarà pari a 35 mila euro.
Analoga l’offerta di Intesa San Paolo, anche se l’istituto prevede solo due opzioni: detrazioni d’imposta fino a cinque anni e detrazioni con durata di dieci anni. Nel primo caso, sia per il Superbonus che per le detrazioni con diversa aliquota, viene restituito l’85,45 per cento del valore nominale del credito. Per le altre detrazioni è previsto invece il 70 per cento.
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Più documenti per la cessione
D’altra parte la circolare dell’Agenzia delle Entrate del 6 ottobre 2022, che ha chiarito i limiti per la responsabilità solidale in caso di frodi, ha ribadito ancora una volta la necessità da parte degli istituti di procedere con controlli accurati e con la richiesta di documentazione aggiuntiva, compresa la lista dei bonifici effettuati, e soprattutto di acquisire sempre la prova del fatto che i lavori siano effettivamente stati realizzati.
I tempi di lavorazione delle pratiche, quindi, si sono necessariamente allungati e anche per questo i costi sono aumentati.
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Le Cassazione e il blocco dei crediti sequestrati
A fronte di questa situazione si segnalano anche una serie di sentenze della Cassazione, n. 40866, 40867 e 40869 depositate il 28 ottobre 2022, con le quali sono stati respinti i ricorsi di alcun istituti contro il sequestro preventivo dei crediti a fronte della scoperta di una truffa.
Sostanzialmente la Corte ha riconosciuto il diritto del sequestro dei crediti inesistenti da parte dell’Autorità giudiziaria, in quanto “cose pertinenti al reato”, con la conseguenza che questi crediti diventano inutilizzabili dal terzo cessionario, anche se l’operazione è stata portata avanti in buona fede.
Al cessionario, dunque, non resta che rivalersi nei confronti del cedente. C’è da dire che si tratta di sequestri avvenuti prima dell’entrata in vigore del decreto Antifrode, ma comunque l’indicazione è chiara. In caso di truffe ci rimettono tutti e i crediti non possono essere scongelati.
Nessuna speranza, quindi, di risolvere in tempi rapidi queste situazioni.
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Le alternative
Come finirà? E’ presto per dirlo dato che nella manovra per il 2023 potrebbero esserci delle modifiche anche sul fronte della cessione del credito.
Vale solo la pena di ricordare che è possibile cedere il credito in relazione e a ciascun singolo intervento effettuato, non solo in caso di lavori trainanti e trainati ma in riferimento ai diversi codici di intervento, in quanto va fatta una comunicazione diversa per ciascun codice.
Per cui, ad esempio, confrontando quanto si è pagato di IRPEF per il 2021 è possibile verificare se c’è capienza per portare in detrazione almeno parte delle spese, e ottenere, quindi, il rimborso in busta paga nel prossimo luglio, e mettersi con pazienza a cercare soggetti con partita IVA che hanno la possibilità di gestire più facilmente i crediti e possono perciò essere interessati ad acquistarli.
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