La riqualificazione urbana ci salverà, parola degli architetti

Il mercato dei professionisti risente non poco della crisi. In particolare il lungo e composito periodo nero dei settori edilizia e progettazione si sta abbattendo come una scure sui professionisti tecnici. Di certo dipende anche dalla contrazione dei mercati, pubblico e privato: la riduzione di finanziamenti statali e il Patto di Stabilità sono alcune delle cause del crollo. Ma sul piatto della crisi si presentano tanti altri temi scottanti: il problema dei pagamenti ai professionisti da parte delle PA e la difficoltà di accesso al credito sono tra questi. Sommati, i due ostacoli diventano letali, soprattutto per i giovani architetti. Questo il deprimente presente, che influenza, inevitabilmente, anche il futuro. Un evento recente (il terremoto in Emilia) e un male atavico (la burocrazia) complicano ulteriormente le cose. Ristrutturazione degli immobili e antisismica sono tematiche che ogni tanto tornano di stringente e drammatica attualità, insieme alle difficoltà nel reperire fondi e finanziamenti. Ma cosa serve per risollevare le sorti del Paese? Un grande piano di urbanistica e riqualificazione urbana (leggi anche Decreto Crescita, ecco come funziona il Piano Città) e un Piano Casa realmente attuabile per tutte le regioni. Nell’intervista che presentiamo di seguito, Francesco Maltoni, giornalista di Leggioggi.it, ha parlato di queste tematiche con il presidente del Dipartimento Cultura del Consiglio Nazionale degli Architetti.

 

di Francesco Maltoni

La crisi morde le caviglie di tutti, anche dei professionisti. Non c’è categoria esente dalla drammatica contrazione del mercato, inclusi gli architetti che, come tanti addetti ai lavori nelle costruzioni, risentono delle difficoltà del mercato dell’edilizia e vedono dilatarsi a dismisura i tempi di riscossione delle commesse pubbliche.
A fare il quadro della situazione, Simone Cola, presidente del Dipartimento Cultura, Promozione e Comunicazione del Consiglio Nazionale degli Architetti. Nato a Sondrio nel 1966, Cola è libero professionista dal 1993. Presidente del Consiglio dell’ordine Architetti di Sondrio dal 1999 al 2004, dal 2006 è membro del CNAPPC con ruolo di Presidente del Dipartimento Informazione e Comunicazione e, dal 2009, di Vice Presidente. Relatore in numerosi convegni su architettura contemporanea e sostenibilità ambientale, è specializzato nell’ambito dei lavori pubblici, dell’edilizia, pubblica e privata, del restauro, della ristrutturazione e dell’urbanistica.

Dottor Cola, le ultime stime parlano di un mercato dei professionisti contratto per circa il 30%. Solo effetto della crisi oppure c’è qualcosa di più? Perché si riduce così fortemente la domanda di professionalità?
“Non la crisi, ma le crisi che stiamo vivendo, finanziaria, economica, energetica e ambientale, stanno modificando il nostro mondo, così come i fenomeni connessi a globalizzazione e innovazione tecnologica lo stanno ridisegnando. Fattori, questi, che nel loro complesso non possono non avere ricadute su quello che è un settore trainante dell’economia come quello delle costruzioni e, di conseguenza, anche sul mercato architettonico”.

Per gli architetti, il calo è sotto la media, al 20%: dato, comunque, non certo esaltante. La zavorra dipende più dal settore privato o da quello pubblico? Quanto i tagli centrali hanno generato questa flessione?
“Tutto il mercato della progettazione si trova da anni in uno stato di forte sofferenza ed il calo al quale stiamo assistendo avviene all’interno di un contesto che sta decrescendo dal 2009. In questo scenario, il crollo del settore delle nuove costruzioni private si accompagna a quello delle opere pubbliche che attraversa, da almeno tre anni, una fase di costante e progressiva contrazione, determinata sia dalla riduzione di finanziamenti statali, sia dagli effetti del Patto di Stabilità che penalizza, paradossalmente, anche le amministrazioni virtuose. In questi anni tutte le professioni tecniche hanno visto una significativa contrazione di attività e  di fatturati fino ad arrivare alla chiusura degli Studi professionali di medie e piccole dimensioni”.

Sei mesi di attesa per una singola parcella: quanto il problema dell’accesso al credito sta rallentando l’economia e l’edilizia in particolare?
“La questione dei ritardi dei pagamenti da parte della PA –  arrivati ormai a una media di 180 giorni – è grave di per sé, ma lo è ancora di più  perché si somma a quella relativa all’estrema difficoltà, se non impossibilità, di accesso al credito. A farne le spese  sono, in particolar modo, quei giovani architetti che rappresentano il 40% dei nostri iscritti; dobbiamo renderci conto che non dare prospettive ai giovani professionisti, costringerli ad abbandonare il mestiere per il quale hanno studiato, costituisce una gravissima perdita per il Paese, che si priva di professionalità giovani, innovative e specializzate”.

Il comparto edilizio è sempre stato uno dei motori dell’economia italiana, ma oggi è uno di quelli che soffre di più. Cosa può aver prodotto questa congiuntura? Crede che il governo dovrebbe varare misure simili ai cosiddetti piano casa per stimolare la risalita del settore?
“La strada per porre rimedio allo stato di crisi del mercato è quella di realizzare – nell’arco di vent’anni –  una grande iniziativa finalizzata alla rigenerazione urbana. Questo è il progetto degli architetti italiani. Partendo dai dati oggettivi sullo stato di degenerazione del patrimonio edilizio italiano e dalla richiesta di innalzamento della qualità dell’habitat, ma, soprattutto, di quella degli standard di sicurezza da parte dei cittadini, il Consiglio Nazionale degli Architetti ha elaborato – insieme ad Ance e a Legambiente – il Programma RI.U.SO (Rigenerazione Urbana Sostenibile) al fine di mettere in atto un piano per la riqualificazione delle nostre città e dell’ambiente. Siamo orgogliosi che proprio RI.U.SO. rappresenti il corpo principale del Piano Città lanciato dal governo, che ne ha riconosciuto il valore in termini di sicurezza degli edifici, valorizzazione e difesa dell’ambiente, nonché di volano per lo sviluppo economico”.

L’abilitazione a specialisti dell’antisismica può essere uno sbocco professionale per i giovani architetti? Una figura di cui il nostro Paese pare avere tremendamente bisogno, anche alla luce degli ultimi, tragici eventi dell’Emilia-Romagna.
“Metterei da parte per un momento i problemi occupazionale degli architetti! Lo specialista in antisismica è una figura importante soprattutto  per la sicurezza dei cittadini in una ottica che dia priorità alla politica della prevenzione rispetto a quella dell’emergenza, cosa che, purtroppo, non avviene nel nostro Paese. Per questo motivo, il Consiglio Nazionale degli Architetti ha più volte sottolineato l’urgenza di tenere alta la vigilanza e l’attività di prevenzione sul patrimonio edilizio delle nostre città: entro i prossimi 10 anni l’85% dell’edificato urbano avrà più di 40 anni; oltre 6 milioni di edifici sono esposti a grave rischio sismico, 1 milione e trecentomila a quelli idrogeologici. Come misura preventiva abbiamo chiesto al Governo di istituire l’obbligatorietà del “fascicolo del fabbricato”, un tagliando decennale dei fabbricati che ne certifichi le condizioni statiche, della sicurezza degli impianti, delle condizioni energetiche e di inquinamento. Qui stiamo parlando di civiltà, della vita delle persone, non di sbocchi professionali!”.

La burocrazia è ancora il peso maggiore per attivare le pratiche edilizie? In cosa si deve intervenire per arginare questa deriva economica sempre più nera?
“Il peso della burocrazia sulla nostra professione è in alcune situazioni a dir poco devastante. Con Im@teria, la piattaforma per l’erogazione di un servizio telematico on line per la gestione dei procedimenti autorizzativi in materia edilizia, il Consiglio Nazionale degli Architetti ha individuato la  strada per uscirne. Questo strumento telematico consente, a regime,  di presentare Denunce di inizio attività, Permessi di costruire, Segnalazioni certificate di inizio attività, Sportello unico per le attività produttive, eccetera. Gli architetti saranno in grado di attivare e definire i procedimenti presso le Pubbliche Amministrazioni, di predisporre la documentazione secondo i dettami normativi e di inoltrarla all’Ente attraverso la posta elettronica certificata. Lo stesso sistema consente alla P.A. di gestire la procedura amministrativa ed il rapporto con il professionista in via completamente telematica-informatica. Ora, l’obiettivo del 2012 è quello di  attivare almeno 50.000 “uffici virtuali” (sui 150.000 architetti italiani) dai quali sperimentare l’efficacia reale della procedura on line ed un nuovo rapporto con le P.A.”.

Redazione Tecnica

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