Ricostruzione Beni Culturali dopo il Terremoto: gestione delle macerie e no archistar

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato alcuni contributi utili ad affrontare il problema del terremoto facendo parlare i tecnici. Dal punto di vista geologico abbiamo chiesto a Gian Vito Graziano Terremoto, le scosse continuano. Perchè? L’analisi geologica. Dal punto di vista ingegneristico, ma anche di percezione della coscienza del rischio, abbiamo chiesto all’Ing. Nicola Mordà Coscienza rischio sismico, i cittadini non ce l’hanno. Perchè? Oggi, parliamo con l’Architetto Paolo Civiero dell’Università di Roma di un tematica complessa: i beni culturali, devastati anche (e non solo) dalle ultime scosse a Norcia.

Non tutti i terremoti sono uguali

La Basilica di Assisi è stata spesso utilizzata in questi giorni come esempio di quello che bisogna fare: l’intervento all’interno della chiesa è un sistema di tiranti che la mette al sicuro per molti anni. È questo che NON stiamo facendo. Qual è il motivo?

Ogni evento sismico si contraddistingue per circostanze sempre differenti, e diversa è la risposta che viene data in termini processuali, tecnici e politici seppur esistano protocolli precisi per la gestione dell’emergenza. Questo ultimo sisma – purtroppo – non sembra abbia a oggi dissipato totalmente la sua potenza. Siamo ancora in una fase di emergenza e serve innanzitutto mettere in sicurezza la vita delle persone. L’intervento virtuoso di Assisi ha richiesto decenni per essere concluso e ingenti somme economiche.

Quello che oggi stesso possiamo e dobbiamo fare è intervenire per mettere in sicurezza – con rapidi puntellamenti –il nostro patrimonio, prima che si verifichino nuovi crolli. Questo purtroppo non sta avvenendo con la stessa intensità usata dell’Aquila, dove allora i GTS, i Gruppi Tecnici di Supporto dei CNVVF, hanno rappresentato una risorsa efficace e di validissima professionalità a “costo zero”. Rispetto al 2009 ora le risorse economiche sono ridotte, ma oggi qualcos’altro non sta funzionando.

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Il ruolo del Ministero dei Beni Culturali

Il Ministero dei Beni Culturali come si sta comportando? Sembra che sia immobile, nel senso che non sta mettendo in sicurezza come dovrebbe. C’è un problema economico: il Ministero non ha soldi, tanto che Errani ha autorizzato le autorità locali a intervenire ciascuna sui propri monumenti, senza una strategia ministeriale, appunto. È possibile gestire l’intervento sui beni culturali senza una pianificazione?

La percezione è proprio quella indicata: sembra che a livello generale manchi un coordinamento efficace su qualsiasi questione, sia essa economica, tecnica o anche gestionale. Le leggi per una gestione efficace sui beni culturali esistono già e l’art. 27 del Codice dei Beni Culturali lo chiarisce sufficientemente. Nel caso di assoluta urgenza, come in questa fase, possono essere effettuati gli interventi provvisori indispensabili per evitare danni al bene tutelato e i puntellamenti per questo non sono soggetti ad autorizzazione.

A mio parere l’impressione è invece che si voglia colpevolizzare qualcuno, in questo caso la Sovrintendenza, anch’essa dotata di poche risorse economiche e di organico, mentre credo che sia fondamentale che il Governo prenda l’iniziativa, legiferando e coinvolgendo le distinte professionalità in un unico tavolo di discussione. Dopo la fase di urgenza ben venga un “super sovrintendente” di durata quinquennale, che svolga un ruolo di coordinamento, ma spetterà ancora una volta all’esecutivo definire chiaramente i poteri di cui sarà dotato, affinché questa nuova figura possa essere realmente efficace.

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Il patrimonio culturale distrutto

Stiamo perdendo un patrimonio culturale che non è solo italiano, ma mondiale, e non stiamo facendo niente. Protremmo indire un Concorso internazionale per il restauro e la messa in sicurezza. Come risponderebbero gli altri paesi?

Il patrimonio culturale italiano è unico al mondo e tutti ce lo invidiano, ma non si può pensare di restaurare a “costo zero” interi paesi distrutti. Oggi il sisma ha colpito centri minori, più o meno noti, distruggendoli integralmente, e se le attività economiche di questi luoghi non ripartono rischiamo seriamente di perdere interi patrimoni culturali materiali e immateriali.

Penso quindi a L’Aquila – un sisma molto simile per accelerazione e potenza distruttiva – dove dopo i primi mesi di commozione, e con grandissime difficoltà, alcuni Paesi vicini – in particolare Francia (chiesa di Onna) e Germania (chiesa di Santa Maria del Suffragio), hanno messo a disposizione qualche milione di euro per la ricostruzione e hanno inviato le loro professionalità per controllare che i sussidi andassero a buon fine. Politicamente in questa occasione potrebbe quindi essere valida la scelta concorsuale se utile ad attrarre finanziamenti, ma a livello progettuale non credo servano delle “archistar” internazionali. In Italia è semmai importante potenziare le strutture pubbliche come la Sovrintendenza perché se qualcosa non manca in Italia sono le capacità professionali e le imprese specializzate.

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Il ruolo dell’Unione Europea

Dal punto di vista istituzionale ed economico, che ruolo deve rivestire l’UE?

Alcuni slogan lanciati negli ultimi giorni come “Norcia è la capitale d’Europa”, o “adotta un monumento” fanno parte di quelle possibili strategie per attrarre capitali a livello internazionale. A livello europeo penso invece all’importanza di proseguire i tavoli tecnici già attivati sul tema del recupero dei rifiuti inerti – le macerie – con il fine di alleggerire le procedure, sia a livello tecnico che di caratterizzazione, per l’impiego degli aggregati riciclati nei lavori pubblici. Questa si che potrebbe essere una risorsa: la gestione virtuosa delle macerie. Possiamo pensare alla raccolta selettiva, al recupero dei materiali originali e al loro accantonamento per il loro riuso – come ad Assisi appunto – nel restauro dei monumenti.

Ma vi sono altre macerie che invece di essere smaltite in discarica – non più a costo zero – potrebbero essere recuperate nella ricostruzione dei manti e sottofondi stradali danneggiati dall’enorme dissesto provocato dal sisma, come previsto dalla UNI 11531-1:2014 (ex UNI 13242) e passare quindi dall’essere un “problema” all’essere una risorsa.

L’aiuto della UE potrebbe allora essere quello di facilitare questo processo in due modi: il primo chiarendo a livello normativo – e in maniera tecnicamente inequivocabile e trasparente – la modalità di uso e caratterizzazione dei materiali riciclati; in secondo luogo, promuovendo bandi per il finanziamento della filiera del recupero post-sisma. In questo caso la Protezione Civile potrebbe allora attivarsi indicendo bandi per la realizzazione di impianti di riciclaggio dei rifiuti inerti in loco.

Patrimonio spirituale e valore storico architettonico

Dopo i crolli di Norcia è emersa ancora di più la necessità di ricostruire o mettere in sicurezza. C’è chi non dispera, dicendo che il patrimonio che abbiamo perso è spirituale e che quindi può essere ricostruito e di nuovo ri-assumere il significato che aveva. In questo modo, però, non si considera il valore storico-architettonico degli edifici. Lei che ne pensa? Cosa abbiamo perso e cosa possiamo recuperare?

Credo che se vogliamo preservare il valore “spirituale” di questi piccoli borghi questa volta si debba pensare a ricostruire secondo la strategia del “dov’era” e “com’era” come accaduto all’Aquila o ancora a Venezia, e non come invece avvenuto a Ghibellina.

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L’evoluzione tecnologica di questi ultimi anni mi fa pensare ai grandi risultati ottenibili grazie alle tecnologie di laser scanner da adottare per il rilievo delle preesistenze. Ma possiamo pensare anche allo sviluppo di sistemi costruttivi e tecnologie adatte per la ricostruzione, ispirate ai caratteri architettonici di questi luoghi e che allo stesso tempo possano resistere a eventuali, e possibili, eventi sismici futuri.

Pur con grande ottimismo ci vorranno decenni per ricostruire ciò che è andato perduto, ma in questo arco temporale si possono attivare percorsi formativi all’università, all’ICR, nelle scuole di specializzazione per indirizzare le future professionalità verso questo obiettivo. La tecnologia è anche processo e programmazione, e questa credo possa essere di nuovo la strada giusta.

Tutela del patrimonio architettonico

La circolare del 30/4/2015, n. 15 riporta “Disposizioni in materia di tutela del patrimonio architettonico e mitigazione del rischio sismico” ed ha il dichiarato scopo di “sensibilizzare” tutte le figure che hanno influenza sulla gestione del patrimonio culturale, indirizzando ad “un percorso culturale prima che tecnico”, in cui tale disposto si inserisce.L’Italia, come noto, possiede un patrimonio vasto e diffuso di immobili di notevole valore storico-culturale, forse il maggiore a livello mondiale, che già solo per tali motivi deve essere tutelato e conservato in maniera efficiente.A parte tale aspetto, esso, può rappresentare, in una nazione così ricca di valenze culturali, un’importante sorgente di introiti e di sviluppo economico e sociale.Pertanto, la presa di coscienza e la gestione della problematica sismica, in un territorio che è stato di recente indicato come uno dei più critici a livello mondiale, assume un attuale ed urgente significato. Le disposizioni della circolare n. 15/2015 stigmatizzano tali aspetti, raccogliendoli sotto la forma di quadro sintetico-tabellare (l’Allegato 1 della circolare), guidando il tecnico verso le caratteristiche e le potenziali carenze in ottica sismica degli immobili, pubblici e privati, oggetto di tutela. L’Allegato individua due classi di intervento (manutenzione straordinaria e miglioramento sismico) che spesso ricorrono nella pratica, e che sono state indicate come potenziale fonte di inesatte valutazioni rispetto alle azioni sismiche. L’Allegato 1 è quindi un interessante punto di partenza per approfondire le tematiche ad esso correlate e allargare il quadro di conoscenza, spesso anche molto specialistica, che esso stesso sottende. Il presente lavoro è volto a inquadrare gli aspetti inerenti tutela e rischio sismico negli edifici storici, illustrando e specificando i principi cardine al fine di rendere più agevole, e più consapevole, la compilazione dei vari campi, col fine di ottenere le giuste informazioni di ritorno a livello governativo. Il testo, di lettura agile, è indirizzato a coloro che devono familiarizzare con la specificità del patrimonio culturale, siano essi professionisti incaricati della progettazione che del controllo e gestione di tali fasi. Nicola Mordà, Ingegnere civile strutturista, si occupa di problematiche sismiche e diagnostica con riferimento alle costruzioni storiche. Paola Boati Architetto, laureata in Restauro e Valorizzazione nel 2006. Da dieci anni svolge l’attività professionale occupandosi di progettazione sostenibile, ristrutturazioni e restauri, interior design, riqualificazione energetica e facility management.

N. Mordà, P. Boati | 2015 Maggioli Editore

5.93 €  5.04 €

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Sul primo Decreto Terremoto, per il sisma del 24 Agosto, leggi Decreto Terremoto: il testo in vigore e i contenuti. Per il secondo Decreto Terremoto, in seguito al sisma del 30 ottobre, invece leggi Secondo Decreto Terremoto approvato, ecco come funziona.

Giacomo Sacchetti

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