Nel dossier viene evidenziato che, pur essendo disponibile (per ora) in Italia, la risorsa idrica rappresenta un bene sempre più prezioso e saperlo gestire, soprattutto in ambito urbano, è fondamentale. L’acqua è una risorsa finita; la sua conservazione è cruciale per il nostro futuro.
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Affrontare lo spreco idrico è un passo essenziale verso la sostenibilità ambientale e la tutela dei territori. Le perdite nelle infrastrutture idriche, l’uso eccessivo nelle attività agricole e domestico-industriali contribuiscono all’esaurimento della risorsa idrica.
Vediamo di seguito qual è il settore che utilizza maggiormente le risorse idriche e quanta acqua si spreca per regione.
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Chi utilizza di più l’acqua
La domanda complessiva di acqua vede un volume di risorsa prelevato in media all’anno, stimato da ISTAT, pari a 34,2 miliardi di metri cubi di acqua, così distribuiti:
- 47% Agricoltura (16 miliardi di metri cubi),
- 28% Servizio Idrico Integrato (9,5),
- 18% Industria (6,1),
- 4% Zootecnia (1,6),
- 3% Energia (1,0).
Ma, al netto delle perdite nei sistemi di distribuzione, risultano utilizzati in media ogni anno 26,6 i miliardi di metri cubi, così distribuiti:
- 51% Agricoltura (13,6 miliardi di metri cubi),
- 21% Industria (5,5),
- 20% Servizio Idrico Integrato (5,2),
- 5% Energia (1,4),
- 3% Zootecnica (0,9).
La differenza tra volumi prelevati e volumi utilizzati mostra l’elevato livello di dispersione annua di ottima risorsa per tutti gli usi pari a 7,6 miliardi di metri cubi di acqua.
Per quanto riguarda il solo uso civile dell’acqua si calcola che:
- prelievi: 9,5 miliardi di metri cubi
- utilizzi: 5,2 miliardi di metri cubi
- perdite: oltre il 40%
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Spreco acqua: il problema delle perdite
Le perdite nei sistemi di fornitura d’acqua emergono come una sfida primaria per una gestione efficiente e sostenibile. Nonostante sforzi significativi da parte dei gestori del servizio idrico per migliorare la misurazione dei consumi, la quantità di acqua persa risulta elevata, registrando un’impressionante media di 157 litri al giorno per persona. Se si considera un consumo pro capite pari alla media nazionale, la quantità di acqua dispersa nel 2020 sarebbe stata sufficiente per soddisfare le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un intero anno.
Nel dossier ANCE – Cresme si legge che le differenze tra i territori sono significative. In nove regioni le perdite idriche totali in distribuzione sono superiori al 45%, con i valori più alti in Basilicata (62,1%), Abruzzo (59,8%), Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%). Di contro, tutte le regioni del Nord hanno un livello di perdite inferiore a quello nazionale, ad eccezione del Veneto (43,2%); il Friuli-Venezia Giulia, con il 42,0%, è in linea con il dato nazionale. In Valle d’Aosta si registra il valore minimo (23,9%), seppur in aumento di circa due punti percentuali rispetto al 2018. In circa una regione su quattro le perdite sono inferiori al 35%.
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Impatti dei cambiamenti climatici sull’approvvigionamento di acqua potabile sicura
La gestione delle risorse idriche è resa sempre più complessa dal forte e crescente stress dovuto alla crisi climatica, all’aumento delle esigenze idriche e, più in generale, alle attività antropiche.Questi fenomeni impattano direttamente e significativamente sull’intero ciclo del servizio idrico integrato (dalla qualità e quantità delle risorse, ai processi di trattamento, dall’aumento della domanda idrica ai danni infrastrutturali dovuti ad eventi meteorologici estremi).L’Italia si trova nel cosiddetto “hot-spot mediterraneo”: un’area identificata come particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici.Il territorio nazionale è inoltre notoriamente soggetto ai rischi naturali (fenomeni di dissesto, alluvioni, erosione delle coste, carenza idrica).È su queste premesse che poggia questo manuale, ricco di informazioni scientifiche, ma anche di esperienze pratiche. In esso i lettori potranno trovare moltissimi spunti che saranno di aiuto non solo ai gestori dei servizi idrici, ma anche ai regolatori e agli enti coinvolti a vario titolo nella protezione della salute e dell’ambiente e, in particolare, delle risorse idriche.Sabrina SorliniProfessore ordinario di Ingegneria Sanitaria Ambientale presso l’Università degli Studi di Brescia. Ha pubblicato oltre 300 lavori scientifici sul trattamento delle acque a uso umano, il recupero di rifiuti industriali e le tecnologie per i paesi a risorse limitate.Carlo CollivignarelliProfessore emerito di Ingegneria Sanitaria Ambientale presso l’Università degli Studi di Brescia. Autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche e co-inventore di diversi brevetti, è stato membro di commissioni tecnico-scientifiche a livello regionale e ministeriale.
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