Sicurezza sismica: come mettere in sicurezza le tamponature esterne?

Una guida con le tecniche e i passaggi da eseguire per mettere in sicurezza le partizioni esterne in caso di terremoto

In occasione di scosse sismiche di medio-alta intensità è frequente riscontrare la rottura e il ribaltamento dei tamponamenti murari esterni a chiusura degli edifici con telaio in c.a., purtroppo uno dei danneggiamenti più pericolosi per l’incolumità pubblica e privata. Nella loro originaria progettazione, in accordo a norme tecniche del tempo meno sensibili al rischio sismico, la maggior parte degli esistenti edifici in c.a. non conteneva presidi antisismici, i quali sono oggi obbligatori per le nuove costruzioni e per gli interventi di miglioramento sismico del costruito esistente.

Pertanto nel variegato panorama dell’edilizia civile, costruito a cavallo tra vecchio e nuovo secolo, sono frequenti pannelli di tamponamento realizzati senza efficaci connessioni con il telaio in c.a. (Fig. 1) o con scarsa qualità di materiali e malte (Fig. 2).

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Fig.1_Distacco della fodera esterna di tamponatura cassavuota (L’Aquila) ©Alessandro Grazzini
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Fig.2_Tamponamenti realizzati con mattoni di scarsa resistenza (L’Aquila) ©Alessandro Grazzini

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FORMATO CARTACEO

Valutazione sismica e tecniche di intervento per edifici esistenti in c.a.

La seconda edizione di questo volume, rivisitata integralmente e arricchita con nuovi esempi pratici, fornisce agli ingegneri strutturisti e a tutti quei professionisti che, in generale, operano nell’ambito della valutazione sismica degli edifici esistenti in cemento armato, gli strumenti necessari per effettuare in modo ancora più consapevole le opportune verifiche di sicurezza sismica secondo la normativa vigente. A tal proposito sono discusse le più appropriate strategie di modellazione/analisi strutturale in ambito non lineare sia statico (pushover) che dinamico (time-history). Vengono inoltre trattate le più diffuse tecniche di intervento per la riabilitazione delle strutture esistenti in cemento armato gettate in opera e prefabbricate, ricorrendo anche ad esempi di modellazione numerica di alcuni interventi di adeguamento/miglioramento sismico. Nel testo si fa riferimento alla versione aggiornata delle Norme Tecniche per le Costruzioni – ossia le NTC 2018 – e alla relativa circolare esplicativa (Circolare 21 gennaio 2019 n. 7). Rui Pinho Ingegnere, professore ordinario presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pavia, socio fondatore delle società Seismosoft e Mosayk, è autore di innumerevoli pubblicazioni scientifiche sul tema della valutazione del rischio sismico di strutture esistenti. Federica Bianchi Ingegnere, socio fondatore e CEO di Mosayk srl, svolge la libera professione con particolare attenzione alla valutazione della vulnerabilità sismica di edifici in cemento armato. Roberto Nascimbene Ingegnere, professore associato presso lo IUSS Pavia, socio fondatore di Mosayk srl, ha approfondito particolarmente le tematiche della modellazione numerica avanzata nel campo dell’ingegneria civile.

Rui Pinho, Federica Bianchi, Roberto Nascimbene | Maggioli Editore 2022

Indice

Come avviene la rottura del tamponamento esterno?

A volte la rottura del tamponamento esterno avviene senza essere accompagnata da significativi danni al telaio strutturale, tuttavia il ribaltamento anche solo parziale della fodera esterna può comportare gravi rischi per la sicurezza delle persone, oltre che l’inagibilità dell’abitazione. I pannelli di tamponamento possono infatti risentire ed essere sollecitati, oltre i limiti della loro minore resistenza e a volte elevata snellezza, dagli spostamenti indotti dal telaio in c.a. durante l’azione sismica.

In questi casi si assiste ad una rottura per schiacciamento in corrispondenza degli angoli. Pur non essendo elementi strutturali, se progettati con adeguata rigidezza ed efficaci collegamenti possono contribuire, nei loro limiti, a contenere gli spostamenti del telaio in c.a. durante la scossa sismica. Significativo, per esempio, è il contributo positivo dei tamponamenti a chiusura del piano pilotis che rappresenta una tipica zona di debolezza sismica.

Anche gli spigoli esterni, quando privi di idonei vincoli, rappresentano punti critici tendenti al distacco sotto sollecitazione dinamica (Fig. 3).

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Fig.3_Rottura in corrispondenza dello spigolo esterno (L’Aquila) ©Alessandro Grazzini

Come intervenire? Le tecniche

Come si può intervenire per mettere in sicurezza le partizioni esterne in caso di terremoto?

Le tecniche sono semplici, di facile esecuzione e non comportano particolari disagi agli utenti degli immobili in quanto si lavora prevalentemente dall’esterno. Pertanto, la loro messa in sicurezza può essere associata ad altri interventi di ristrutturazione esterna, come ad esempio l’applicazione del cappotto termico o un tradizionale rifacimento dell’intonaco di facciata.

È utile ricordare che le stesse Linee Guida per la Classificazione del Rischio Sismico, strettamente legate ai recenti incentivi Sismabonus, prevedono che, per edifici intelaiati in entrambe le direzioni principali, si possa garantire il miglioramento di una classe sismica se si interviene ad inserire vincoli di antiribaltamento delle tamponature esterne, oltre che a realizzare il confinamento dei nodi e il ripristino di eventuali criticità dovute a degrado o quadri fessurativi.

L’intervento prevede la preliminare rimozione di parte di intonaco esterno tra la trave superiore in c.a. e il pannello, eventualmente da estendere anche alla zona di confine col pilastro o, nel caso di rinforzo più esteso, lungo l’intero perimetro o addirittura all’intera superficie del pannello murario (Fig. 4).

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Fig.4_Rimozione intonaco tra elementi strutturali del telaio in c.a. e la tamponatura ©Alessandro Grazzini

Successivamente si predisporranno dei fori a passo regolare sugli elementi in c.a. che serviranno da inghisaggio delle strisce di rete antiribaltamento in fibra di vetro o PBO, posata mediante due sottili strati di malta strutturale (uno di supporto e l’altro di chiusura, per uno spessore complessivo non superiore a 6-10 mm trattandosi di intervento FRCM).

L’estensione della rete antiribaltamento è in funzione dell’area di intonaco spicconata e andrà posata a cavallo tra il telaio in c.a. e il tamponamento (Fig. 5). Infine si esegue l’ancoraggio della rete per mezzo di fiocchi dello stesso materiale della rete, inghisati con specifica malta fluida e sfioccati sul secondo strato di malta strutturale utilizzata per la posa della rete stessa (Fig.6).

Al termine si potrà stendere l’intonaco di finitura.

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Fig.5_Posa della rete antiribaltamento ©Alessandro Grazzini
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Fig.6_Inghisaggio dei fiocchi di ancoraggio ©Alessandro Grazzini

La tipologia di lavorazione risulta non invasiva e non irrigidisce la struttura esistente, apportando al contrario un significativo contributo al contrasto del ribaltamento ed espulsione delle fodere murarie esterne.

l miglioramento della sicurezza passa anche attraverso interventi puntuali come questo.

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Alessandro Grazzini

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