Sicurezza Antisismica: Atto Primo

Era il lontano 1995 quando leggevo un testo del famoso Gavarini, per sostenere l’esame di Costruzioni in Zona Sismica presso il Politecnico di Torino. Scriveva il Gavarini: “L’Italia è da considerarsi totalmente sismica senza esclusioni di zone”.

Questa frase mi è sempre risuonata nella mente. A quei tempi, in Italia, esistevano delle zone cosiddette non sismiche per le quali non era possibile applicare, secondo le norme vigenti, nessuna considerazione o principio antisismico.

Io continuavo a ribadire quanto sostenuto dal grande Professore, ma pochissimi osavano non obiettare. Quando fu ridefinita la zonazione sismica di tutto il territorio italiano io iniziavo a congratularmi con me stesso e con gli studi che avevo sostenuto presso il Poli.

In Italia, da allora, ci sono stati diversi terremoti: Umbria del 1996, San Giuliano del 2002, L’Aquila del 2009 ed il recentissimo, Emilia maggio 2012. Nel corso di anni le cose in Italia non sono cambiate per nulla, a parte l’applicazione immediata del d.m. 2008 che finalmente gettava le imponenti basi alle strutture antisismiche nel nostro territorio.

Qualche giorno prima dell’evento emiliano del 20 maggio 2012 consegnavo alle stampe il mio diciannovesimo volume pratico di ingegneria strutturale e antisismica intitolato: Progettazione di strutture in muratura in zona sismica. Nel seguito di questo mio intervento consegno la prefazione del libro, molto esplicativa e, purtroppo, assolutamente attuale e veritiera.

È palese affermare che tutto il territorio italiano è sismico. Come del resto è lecito confermare che la maggior parte delle strutture esistenti nel nostro Paese sono in Muratura e nel 90% dei casi esse presentano problemi al contenimento delle azioni sismiche.

Il presente volume nasce con l’intenzione di inserire tassello mancante nella collana Progettazione Esecutiva di strutture in zona sismica. Viene affrontato, come tutte le altre opere dell’autore, il corpo normativo italiano e quello degli Eurocodici con il fine di definire le principali regole sulla progettazione strutturale nuova ed esistente in muratura tradizionale.

Nella pratica professionale è sempre più evidente la migrazione lavorativa edilizia verso la manutenzione straordinaria di fabbricati esistenti oltre che di interventi di recupero e di sopraelevazione di strutture esistenti. Motivo per cui, si cerca di sensibilizzare il professionista, per quanto possibile, sulla necessità di porre molta attenzione sulle verifiche di strutture in muratura esistente.

Il patrimonio edilizio italiano è divenuto vetusto. Questa caratteristica deve rendere l’intervento del tecnico molto professionale ed attento alle problematiche rivolte soprattutto alla qualità delle murature esistenti ed alle richieste di capacità sismo resistenti della nuova normativa. 

In Italia c’è un grosso problema. Si costruisce molto male e si progetta peggio. Questa mia personalissima verità è stata avvalorata dalla ormai biennale  esperienza presso la Struttura Sismica della Provincia di Foggia in qualità di istruttore esterno convenzionato. Ho potuto constatare che il grado di preparazione dei tecnici professionisti è, in una scala da 1 a 10, pari a 5. Ho constatato che enormi problemi sono presenti soprattutto negli interventi di adeguamento o miglioramento sismico. Ivi, la normativa italiana è molto precisa e detta delle regole assolutamente severe.

Tali regole sono sempre sovvertite da pressappochismi che lasciano spazio alla distruzione che siamo abituati a vedere nei telegiornali di ogni giorno.

In Italia esiste ancora l’Idea, anzi la convinzione, che un fabbricato che abbia resistito agli agenti atmosferici per centinaia di anni sia sempre in grado di assolvere alle sue funzioni statiche e dinamiche.

Sbagliato!!!

Questa è la realtà dei fatti e delle cose. L’esperienza acquisita nell’ultimo ventennio ci ha fatto intuire quanto siano vulnerabili le strutture in muratura esistenti nel nostro territorio. I motivi di tale vulnerabilità sono pochissimi, ma intensi:

1. Vetustà dei materiali costituenti

2. Eccessive masse inerziali in gioco

3. Tanti rimaneggiamenti nel corso dei secoli (aperture a strappo, cambi di destinazione, ampliamenti, fusioni, sopraelevazioni …)

4. Ignoranza ingegneristica

5. Ignoranza del popolo italiano

Oggi vorrei parlare dell’ultimo punto.

Qualche anno fa un amico avvocato mi chiese un parere sincero su una sua eventuale possibilità di acquistare, per un prezzo affare, una unità immobiliare. La mia risposta è stata molto secca e precisa: “Non comprerei mai per me e per la mia famiglia un fabbricato in centro storico di tale fattura strutturale”.

Le vecchie strutture in muratura non sono idonee, e credo che non lo sono mai state, ad assorbire le azioni sismiche di una certa intensità, diciamo a partire intorno ai 5 – 5.5 punti della scala Richter. Ogni terremoto genera delle ridistribuzioni di tensioni interne, all’interno delle strutture in muratura, che tendono a rendere con gli anni la struttura sempre meno idonea all’obiettivo per cui è stata realizzata. Dopo ogni terremoto le murature chiamano in causa successive riserve plastiche che, col tempo, tendono ad esaurirsi e ad instaurare meccanismi cinematici di non facile individuazione.

Gli Eurocodici, in più punti, vietano le strutture in muratura non resistenti a trazione in zona sismica. Il motivo è semplice e banale. Durante l’azione tellurica le murature devono fare riferimento alla propria resistenza a trazione e flessione, valori molti bassi soprattutto se paragonati all’imponenza dell’azione di inerzia che si genera a causa delle elevate masse in gioco.

Infatti, applicare in toto le NTC del 2008 su un fabbricato in muratura significa non avere scampo: si dovrà adeguare tale fabbricato alle nuove disposizioni in quanto esso non sarà mai verificato. Si ricorda che le verifiche a cui devono sottostare i maschi murari, le fasce ed i sub maschi sono: pressoflessione nel piano, pressoflessione fuori piano e taglio.

A questo punto la mia considerazione è molto semplice.

Se vogliamo salvaguardare l’incolumità del popolo italiano è obbligatorio sottoporre a verifica sismica tutto il patrimonio culturale e residenziale del nostro Paese. Ogni fabbricato per il quale è necessario qualunque atto statale o comunale (permesso di costruire, DIA, SCIA, vendita, cambio di destinazione, lavori di manutenzione ordinaria o straordinaria …) deve essere sottoposto a verifica e il suo GRADO DI RISCHIO desunto dal calcolo deve accompagnare la vita dello stesso. Deve comparire in ogni documento e, soprattutto, deve essere apposto di fianco al numero civico al fine che tutta la comunità possa essere cosciente del grado di intensità sismica che quel fabbricato possa sostenere.

È assurdo che sappiamo la categoria energetica di ogni elettrodomestico, ma non sappiamo a quale terremoto possa resistere la nostra abitazione, la stessa per la quale abbiamo lavorato una vita, la stessa che dimora i nostri figli e tutta la nostra famiglia.

In Italia siamo abituati a pagare molto un appartamento nel centro storico del nostro paese perché di pregio e poco un nuovo fabbricato in periferia con concetti rivoluzionari di ingegneria antisismica. Siamo abituati a spendere centinaia di migliaia di euro per le pavimentazioni, per i bagni, per le pitture, per i mobili … ma nulla per la nostra sicurezza.

Un esempio che faccio sempre è il seguente. Preferiresti possedere una bellissima Fiat 500 del 1966 (per di più storica e molto costosa) o una Fiat 500 del 2013 (molto più economica)? Non credo che qualcuno possa rispondere per la prima soluzione se con la stessa deve portare a scuola i propri figli e percorrere 100.000 km all’anno nella propria città. Per le costruzioni la situazione è quasi uguale.

È possibile portare la sicurezza della 500 del 1966 a quella dei giorni nostri, ma si devono sopportare tantissimi lavori di adeguamento che potrebbero anche cambiare l’aspetto della stessa.

Siamo legati troppo alla storia antica, con il problema che non siamo più in grado di costruire una nuova storia nello stesso modo in cui stanno facendo, ad esempio, gli Stati Uniti d’America. Viviamo sul vecchio, ma è arrivato il momento di capire che il vetusto resta tale. Può essere rimaneggiato, costare tanto, essere bellissimo e comodissimo, ma la sicurezza non dovrebbe mai essere un optional, ma un obbligo per noi e per i nostri figli.

L’articolo che segue fu scritto dall’ing. Albano dopo il terremoto de L’Aquila (nota della redazione)

Nella notte del 6 aprile 2009 si è verificato un terremoto che in Italia si dice molto forte, di 5.2 magnitudo che potrebbe sembrare altamente distruttivo, ma nel mondo non lo è affatto se paragonato ai sismi che avvengono nel Giappone o negli USA.

Tale terremoto ha causato dei danni enormi nella città de L’Aquila e in diversi altri comuni limitrofi. Alcuni sono scomparsi, come Onna, completamente cancellati. La domanda che sorge spontanea è la seguente: con tutte le conoscenze e tutte le tecnologie note ad oggi non riusciamo ancora a garantire la incolumità delle persone che vivono nelle loro case. Le motivazioni spinte in questi giorni dai media sono state delle più strane e delle più bizzarre, ma nessuna si può avvicinare alla realtà che è sempre un miscuglio di diverse motivazioni che hanno portato alla noncuranza del patrimonio abitativo civile e non civile.

Allora cercherò, per quanto possibile, di fare una analisi obiettiva delle cose. Chi deve regolare le costruzioni esistenti e nuove sul territorio è lo Stato. Attraverso le norme si fissano regolamentazioni sul nuovo e sull’esistente. Qui arriva il problema fondamentale che non è stato ancora detto da nessuno. Esistono si delle regole sul nuovo costruito ed anche sul vecchio qualora questi venga modificato, o meglio, quando questi subisca delle variazioni volumetriche, dei cambi di destinazione d’uso o quando ci siano dei provvedimenti privati relativi a manomissione di strutture o di elementi strutturali.

Quindi, cosa manca? Per le automobili che non rispettano le normative di sicurezza attuali, lo Stato (solo per incentivare poche aziende) prevede la sostituzione attraverso procedimenti di rottamazione. Per strutture del 1600 (mettendo per adesso un po’ da parte l’architettura storica) che non rispettano nemmeno in minima parte la più remota normativa (ma per pochi solo la buona regola del buon costruire) lo Stato non si interessa proprio della sicurezza di chi vi abita e di chi potrebbe quasi certamente perdere la vita per una scossa sismica a causa della quale in Giappone, forse, la gente non scenderebbe nemmeno in strada!

Non sono previste agevolazioni (come il famoso 36% o 55% di detrazione sul pagamento di tasse – solo ultimamente sembrerebbe che qualcosina si stia muovendo …. ) per chi volesse mettere mano alla struttura (alla caldaia ed al pannello fotovoltaico come pure agli infissi è però ammesso uno sconto fino al 55%). Qui sorge un altro punto molto importante. Chi deve, anzi, chi dovrebbe decidere se un fabbricato ha necessità o meno di adeguamento o miglioramento sismico? Certamente non può essere demandato al tecnico di fiducia del singolo proprietario. Allora cosa si può fare? A mio avviso ogni Comune deve istituire al suo interno un pool di tecnici interni od esterni alla struttura comunale che vadano per tutte le case e per tutte le opere civili alla verifica, ma verifica fatta in modo molto serio, per la definizione dell’attendibilità delle strutture.

Non bastano delle indagini a vista, non bastano delle prove localizzate di qua e di la, è necessaria una diagnosi globale oltre che accertamenti che devono rispondere ad accorgimenti definiti da programmi di calcolo molto minuziosi.

Se il pool stabilisce che il fabbricato non resiste alla azione sismica della zona definita dall’ultimo decreto, il 14 gennaio 2008, allora il Comune deve intervenire in partecipazione con il privato per la riparazione sismica dello stesso. Qui si dovranno definire da dove devono arrivare i soldi. Io credo che lo Stato possa definire delle priorità di intervento a seconda dell’azione sismica che viene accertata dallo strutturista. Come è stato fatto per il risparmio energetico, dove si classifica un fabbricato in base a delle categorie di capacità di risparmio, allo stesso modo ogni fabbricato deve rientrare in una categoria di “Capacità Sismica”. Chi vive in una casa, chi vive in un condominio, chi compra una determinata casa deve sapere se la sua struttura può resistere o meno ad un terremoto come quello de L’Aquila. Tale classificazione di capacità sismica dell’edificio deve essere correlata assolutamente in modo proporzionato al costo del fabbricato. La filosofia deve essere molto semplice. Più capacità sismica offre il mio fabbricato più sono sicuro e più sono disposto a pagare.

In Italia, invero, è esattamente il contrario. Un rudere di ogni centro storico di pregio (non so cosa significa avere una casa di pregio storico se poi devo rischiare di perdere i miei figli!!!) che può avere un c.s. prossima allo zero costa molto di più di un nuovo fabbricato della periferia. Assurdo, ma assolutamente vero. La cosa più assurda è l’ignoranza del popolo italiano e soprattutto del nostro Legislatore che fa finta di non sapere che il patrimonio italiano dei centri storici potrebbe fare la stessa fine di quello de L’Aquila. In ogni transazione di immobili, il notaio deve allegare una tabellina che dica chi è stato il tecnico del pool del Comune a definire quella determinata Capacità Sismica del fabbricato in oggetto… quando compro un elettrodomestico di pochi Euro so benissimo se appartiene alla classe A o B o C di risparmio energetico, in modo da farmi una idea di quanto spenderò di corrente elettrica. BENE. Anzi assolutamente MALE. Quando compro un edificio del centro storico o di un altro qualunque posto non so a causa di quale magnitudo posso morire nella mia casa, anche se l’ho pagata 2 milioni di euro. So soltanto che è di pregio, che è storica, che sono stati utilizzati materiali di prima scelta … ma il terremoto non guarda in faccia a tali aspetti.

Credo che ciò sia assolutamente ingrato per una società che si definisce tecnologicamente avanzata. È assolutamente ovvio che probabilmente non è possibile intervenire con un libretto casa in tutt’Italia ed in modo velocissimo. Ma credo che si potrebbe, ad esempio, bloccare ogni vendita direttamente dal notaio se non ho la targhetta con tanto di nome del tecnico del Comune che ha definito la C.S. del fabbricato. Non solo. Se un condomino vuole vendere il box di un edificio di 10 piani, egli deve immediatamente fare accertare al pool antisismico del Comune la Capacità Sismica dell’intero complesso altrimenti non è possibile non solo vendere ma dare l’agibilità ad ogni cambio di utenza (gas, luce, acqua).

Giuseppe Albano

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