Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Codacons contro il finanziamento “troppo basso” dell’azienda Tod’s: ricapitolaiamo la vicenda del restauro del Colosseo.
Dopo l’allarme di Italia Nostra che denunciava il rischio crollo del Colosseo causa lavori di scavo per la stazione della linea C della metropolitana.
Dopo la notizia che il finanziamento di 25 milioni di euro dal gruppo Tod’s di Della Valle avrebbe raggiunto il proprio scopo (un progetto diviso in tre fasi restauro nel rifacimento della viabilità), salvo ricorsi al Consiglio di Stato.
Dopo il ricorso al Consiglio di Stato da parte del Codacons contro il finanziamento Tod’s. Oggi sappiamo che il Consiglio di Stato ha respinto tale ricorso.
A un anno di distanza dal 31 luglio 2012, data in cui avremmo dovuto sapere quando sarebbero iniziati i lavori; a due mesi dal 20 maggio (giorno in cui i lavori dovevano partire); pochi giorni dopo il 18 luglio (terza data in cui i lavori, si diceva, sarebbero iniziati), il Consiglio di Stato ha ritenuto infondato il ricorso del Codacons – già bocciato in primo grado dal Tar del Lazio – che riteneva troppo basso il prezzo della sponsorizzazione rispetto al valore inestimabile del monumento (l’intervento vale 25 milioni di euro). L’associazione aveva contestava inoltre i diritti di sfruttamento accordati alla Tod’s di Della Valle per 20 anni.
Il Consiglio di Stato ha stabilito che il Codacons non ha titolo per presentare tale ricorso, né come associazione di protezione ambientale né come associazione di tutela dei consumatori. Si erano costituiti in giudizio contro il ricorso la presidenza del Consiglio dei ministri e Roma Capitale.
Intanto, un0’altra vicenda si intreccia con quella del restauro del Colosseo: “Sabato 3 agosto, con la Notte dei Fori, parte la pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali”. Lo annuncia il Sindaco Marino. E arrivano le critiche, in particolare da abitanti e negozianti, ma anche da Massimiliano Fuksas che sostiene che la pedonalizzazione non risolve il problema sostanziale, “quello della frattura nell’area archeologica creata nel 1932 dall’urbanistica fascista”.
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