Obbligo assicurazione calamità naturali: adesso ci sentiamo più sicuri?

Risolvere il problema col semplice obbligo assicurativo rischia di affievolire la già debole percezione del rischio che caratterizza l’opinione pubblica ed è fondamentale che la prevenzione non passi in secondo piano

La Legge di Bilancio 2024 ha introdotto l’obbligo per tutte le imprese (iscritte al Registro delle Imprese italiane con sede in Italia) di sottoscrivere entro il 31 dicembre 2024 un’assicurazione che le tuteli in caso di calamità naturali, quali frane, terremoto, alluvioni, inondazioni ed esondazioni.

I costi di riparazione e ricostruzione saranno da ora in avanti in buona parte a carico delle assicurazioni e non più dello Stato, che tramite SACE S.p.A. (società a controllo pubblico, del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, per la promozione e sostegno delle imprese italiane) svolgerà comunque un ruolo di controllo e di garanzia finanziaria riassicurando fino al 50% il rischio assunto dalle compagnie assicurative.

Tra le clausole contenute nello schema del decreto interministeriale (in fase di approvazione), le compagnie assicurative dovranno riconoscere subito, in caso di calamità, un anticipo pari al 30% del sinistro permettendo alle imprese di affrontare subito la ripartenza.

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Indice

Clausole del contratto assicurativo e penalità

Il contratto assicurativo deve prevedere un eventuale scoperto o franchigia non superiore al 15% del danno e l’applicazione di premi proporzionali al rischio dell’area geografica e alla vulnerabilità dell’immobile. La mancata stipula dell’assicurazione comporterà l’esclusione dall’assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni pubbliche, anche previste in occasione di eventi calamitosi.

Il tema è oggetto di dibattito già da lungo tempo, sempre ricorrente in occasione degli ultimi grandi eventi sismici che hanno raso al suolo interi borghi lasciando i cittadini per anni in case prefabbricate di emergenza con tempi lunghissimi di ricostruzione; ma ricorrendo anche dopo le ultime frequenti alluvioni dove il tessuto edilizio ed urbanistico è stato messo a dura prova.

Limitazioni dell’obbligo assicurativo

Al momento l’obbligo è stato limitato al solo comparto produttivo, con esclusione dei professionisti e delle imprese agricole. Ma nel mirino del legislatore ci potrebbe essere (prossimamente?) anche l’edilizia residenziale, il cui obbligo è percepito dai proprietari come una nuova tassa sulla casa.

Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy parla di «passo importante verso la sicurezza del nostro sistema produttivo, in un contesto caratterizzato da eventi catastrofali sempre più frequenti». Sicuramente il cambiamento climatico ha aumentato la frequenza e l’intensità di fenomeni atmosferici avversi e di potenza sproporzionata. Tali tuttavia da mettere in risalto la mancanza o la inadeguatezza degli interventi di messa in sicurezza del territorio.

Un’assicurazione può garantire sicurezza?

Davvero un’assicurazione può farci sentire più sicuri?

Forse dal punto di vista economico per coprire gli ingenti costi di ricostruzione, che lo Stato ha dimostrato dopo ogni evento calamitoso di riuscire a riconoscere al cittadino con tempi di attesa e una burocrazia inconciliabili con la rapida e necessaria ripresa della vita sociale e produttiva nello stesso contesto in cui si svolgeva.

Vulnerabilità del patrimonio edilizio

E la salvaguardia della vita? Davvero il legislatore pensa che una polizza assicurativa possa risolvere tout court l’eterno e complesso problema della vulnerabilità e insicurezza del patrimonio edilizio italiano? Si legge che l’obbligo della polizza assicurativa ha l’obiettivo di aumentare la resilienza del tessuto imprenditoriale italiano.

Tuttavia, in assenza di interventi tecnici di prevenzione sulla costruzione, che sia produttiva o residenziale, nessuna polizza potrà salvare vite umane all’interno del fabbricato quando questo viene investito dalla calamità naturale e non possiede, appunto, i necessari presidi di difesa e resilienza.

Pensiamo, per esempio, ai lavoratori vittime del terremoto dell’Emilia all’interno dei capannoni industriali. Nessuna polizza assicurativa avrebbe potuto salvare le loro vite senza interventi tecnici di mitigazione del danno, che ad oggi rappresentano l’unica strada effettiva per aumentare la resilienza degli edifici, e soprattutto per salvare vite umane.

Rischi legati all’obbligo assicurativo

Risolvere il problema col semplice obbligo assicurativo rischia di affievolire la già debole percezione del rischio che caratterizza l’opinione pubblica. Sembra dire al cittadino: «è complesso e lungo mettere mano al miglioramento della sicurezza della tua abitazione o della tua azienda (ci abbiamo provato un po’ con i bonus), meglio se fai subito una polizza assicurativa così non rischi di perdere il valore dell’immobile in caso di calamità».

Sicuramente utile dal punto di vista economico, ma non risolutivo nei confronti dell’obiettivo primario: laddove non si sia tecnicamente intervenuti, rimarrebbe il rischio di perdere la vita all’interno dell’immobile in caso di calamità, anche se si ha in mano una polizza assicurativa.

La prevenzione come chiave della resilienza

Perché solo interventi di prevenzione, da svilupparsi ed incentivarsi anche a step incrementali nel tempo per mitigarne l’impatto economico, possono davvero far sentire più sicura la propria abitazione o la propria azienda, con un risultato positivo anche nella riduzione del danno e della maggior velocità di ricostruzione.

Il percorso di prevenzione in termini di manutenzione e miglioramento della sicurezza del fabbricato può giustamente anche avvalersi del supporto economico di una polizza assicurativa, ma essa deve rappresentare uno strumento aggiuntivo e non la principale garanzia di sicurezza, che si ridurrebbe ad essere solo economica. Ricordando che la resilienza dipende prima di tutto dalla capacità di riduzione del rischio, e quindi dalla salvaguardia e tutela della vita.

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FORMATO CARTACEO

Valutazione della robustezza di sistemi strutturali e geotecnici

“Un testo che declina dettagliatamente un concetto che reputo alla base della progettazione strutturale” (Franco Bontempi).“Nel volume non ci si limita ad introdurre in modo semplice la problematica, ma si guida il lettore alla comprensione della risposta strutturale agli eventi inattesi attraverso esempi concreti” (Ivo Caliò)La robustezza di un sistema strutturale e geotecnico è intesa, sostanzialmente, come la capacità di prevenire o ridurre le conseguenze derivanti da un evento locale (eccezionale e/o estremo).Il testo, suddiviso in due parti distinte per un’agevole consultazione, affronta con piglio autorevole e approccio operativo il tema – ancora oggi poco conosciuto – della valutazione del comportamento strutturale attraverso gli indici di robustezza.Tra i molteplici aspetti trattati, il manuale analizza, in dettaglio, il fenomeno del collasso progressivo, le forme con cui può manifestarsi ed i relativi meccanismi di innesco e propagazione, proponendo, poi, esempi di interventi di retrofitting per ottimizzare la risposta strutturale.Inoltre, vengono riportati, in maniera esaustiva, numerose applicazioni numeriche per la stima degli indici di robustezza, con particolare riferimento alle strutture esistenti in c.a., murature e opere geotecniche.Tali casi studio, rappresentano utili strumenti operativi per lo strutturista che si occupa di tali tematiche.Matteo FelittiTitolare dello studio ENGINEERING & CONCRETE CONSULTING, si occupa principalmente di calcolo strutturale, dissesti statici nelle costruzioni esistenti, degrado dei materiali e risoluzione di contestazioni. Cultore di Scienza delle Costruzioni ICAR/08, docente Esterno di “Calcolo Automatico delle Strutture” presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.Francesco OlivetoIngegnere specializzato nell’ambito strutturale e geotecnico. Collabora con Gruppo Sismica srl per la formazione e lo sviluppo di metodologie di calcolo di strutture in muratura e in c.a. in condizioni di danno pregresso e attuale ai fini della stima della capacità residua.Gli Autori, in collaborazione con STACEC Srl, hanno sviluppato e implementato, nel software FaTA Next, alcuni modelli di degrado per la valutazione degli indicatori di rischio su strutture in calcestruzzo armato con danno inglobato. Tale argomento sarà oggetto di una prossima pubblicazione.

Matteo Felitti, Francesco Oliveto | Maggioli Editore 2021

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Alessandro Grazzini

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