A questo punto mi sento l’obbligo di rievocare la prassi scolastica, che ho dovuto purtroppo seguire e subire anch’io, come insegnante di topografia alla scuola per Geometri, che allora si concludeva con il solo diploma.
Sia i programmi sia i testi davano e credo che ancora diano (o diino alla Fantozzi) molta importanza alle dimostrazioni delle formule, con le quali ultime affrontare manualmente i tetri calcoli riguardanti le operazioni geometrico-topografiche più “difficili”, inserendo nei temi qualche “trabocchetto”, per rendere la risoluzione dell’indovinello più disagevole.
Fino al 1970 circa, quando l’uso del computer era quasi sconosciuto anche per la scuola di ingegneria, il calcolo manuale avveniva con l’uso delle tavole dei logaritmi e del regolo calcolatore, dei quali mezzi occorreva avere una dimestichezza notevole, comunque implicante tempi alquanto lunghi ed un’elevata probabilità di errore. Negli anni ’70 vennero commercializzate le calcolatrici scientifiche tascabili, le “macchinette”, liberando tutti noi dalla schiavitù del calcolo logaritmico; sempre in quegli anni fu possibile acquistare (per chi poteva) un vero PC (Personal Computer), entrando esso prepotentemente nell’ambito tecnico-professionale.
Si può dire che il calcolo manuale è quello che ancora viene eseguito con le macchinette (credo che le tavole logaritmiche siano solo un ricordo, non tanto gradito), mentre quello automatico viene realizzato con il PC, dotato di uno specifico programma (input dei dati e output dei risultati).
Devo comunque esprimere un concetto che ritengo importante: saper far di conto non è sinonimo di abilità tecnico-scientifica; l’importante per un allievo e per un professionista è il capire quando, dove e come adoperare quel dato percorso matematico-geometrico-operativo, cioè il progetto di risoluzione, riguardante lo specifico intervento in esame; certi della scelta fatta, le operazioni di misura e di calcolo possono essere espletate con sufficiente sicurezza, adoperando senza remore le più attuali apparecchiature, che danno risultati senz’altro più affidabili.
Ancora sento dire che attualmente, cioè in questo 2013, per l’allievo e per il professionista è tutto più facile, mentre i vecchi mezzi stimolavano di più lìintelligenza della persona: è una posizione che ritengo fuorviante e pericolosa, anche perché l’uso della tecnologia, vecchia o nuova che sia, non fa migliorare la capacità di previsione, qualsiasi sia il problema da risolvere.
Ogni tecnologia diviene obsoleta e quindi messa da parte quanto è rimpiazzata da un’altra che, con costi e tempi operativi confrontabili se non minori, dimostri di ottenere risultati più affidabili: ciò mi appare incontrovertibile ed ogni nostalgia è sicuramente fuori luogo, anche e soprattutto in ambito formativo.
Una persona non può dirsi evoluta solo perché è in possesso delle tecnologie più avanzate ed anche ciò mi sembra poco contestabile (amen).
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