Incentivi per costruire nuovi stadi da parte dei privati, o per rendere più moderni gli impianti sportivi esistenti. Lo prevede un emendamento alla Legge di Stabilità 2014. Ciò che si vuole ottenere è l’integrazione con 10 milioni di euro per il 2014, 15 milioni per il 2015 e 20 milioni per il 2016 del fondo di garanzia per la realizzazione, l’ammodernamento e l’acquisto di impianti sportivi, compresi gli stadi da parte di società o associazioni sportive.
L’incremento serve per la messa in sicurezza degli impianti sportivi attraverso la semplificazione delle procedure amministrative e nuove modalità di finanziamento.
Di fronte alla scelta del Governo per la realizzazione dei nuovi impianti sportivi, l’Istituto Nazionale di Urbanistica ribadisce che la ripresa economica non passa dalla cancellazione delle regole. Questa strada, anche se sembra comoda e agevole, rivela assai scarsa lungimiranza. I guasti causati dalla cementificazione selvaggia, sotto forma di alluvioni, frane e tragedie, sono lì a ricordarcelo, tutti gli anni e più volte ogni anno.
L’emendamento presentato dal Governo, che dovrebbe regolamentare la costruzione dei nuovi stadi e dei nuovi impianti sportivi in generale, non è solo sbagliato, è pericoloso. Esso segnerebbe un arretramento grave della cultura paesaggistica e un ulteriore attacco alla tutela del territorio nel nostro Paese.
Cos’ha deciso il Governo e perchè l’INU lo contesta?
La disposizione di concedere nuovi “insediamenti edilizi o interventi urbanistici di qualunque ambito o destinazione, anche non contigui agli impianti sportivi, che risultano funzionali al raggiungimento del complessivo equilibrio economico – finanziario dell’intervento e concorrenti alla valorizzazione in termini sociali, occupazionali ed economici del territorio di riferimento”, è talmente vaga e fumosa che darebbe di fatto il via libera a qualsiasi tipo di intervento edilizio sul territorio, aprendo la strada all’annullamento delle condizioni e delle previsioni dei piani urbanistici, preposti alla difesa dei suoli e all’equilibrio insediativo.
La realizzazione di impianti sportivi, anche di poche migliaia di posti a sedere e senza garanzie, coprirebbe ben altro tipo di interventi, e per di più con una facilità inaudita. La procedura prevista dall’emendamento, che prevede, di fatto, il trasferimento al Consiglio dei ministri delle procedure di autorizzazione (si scavalcano persino le Autorità preposte alla tutela territoriale e paesaggistica), cancellerebbe in un colpo solo tutti i poteri, i compiti e i contrappesi delle Autorità che hanno la funzione di vigilare su un corretto ed equilibrato sviluppo del territorio.
Lascia sconcertati la strada seguita dal Governo, che, se da un lato si straccia le vesti e promette un cambio di passo nella manutenzione del territorio (si pensi alle recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio di fronte all’ennesima tragedia, che questa volta ha colpito la Sardegna, e all’impegno del Ministro dell’Ambiente per una nuova legge contro il consumo di suolo), dall’altro svende il territorio, piegandosi a domande contingenti e di settore. In questo caso esse provengono dai mondi dello sport e dei costruttori; ma non è la specificità che interessa. Sono l’approccio, il metodo e le soluzioni proposte che preoccupano, per la mancanza di visione complessiva e di coerenza.
Le dichiarazioni di Legambiente
Anche Legambiente contesta la scelta del Governo in campo di edilizia sposrtiva, in particolare il riferimento alla possibilità di “insediamenti edilizi o interventi urbanistici anche non contigui agli impianti sportivi”.
“Adesso basta che un imprenditore compri un terreno agricolo non edificabile, e quindi a prezzo stracciato, ci costruisca sopra uno stadio o un palazzetto e grazie all’emergenzialità di questa legge gli sarà consentito costruire case e palazzi”, ha dichiarato al fattoquotidiano.it il vicepresidente di Legambiente Zanchini.
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