Eravamo rimasti al Comitato per la Diagnostica delle Costruzioni e dei Beni Culturali (nato proprio a ridosso dell’entrata in vigore delle NTC 2018, raccoglie 40 aziende ricorrenti e circa 200 professionisti) che si stava muovendo per correggere gli errori delle NTC 2018, annunciando un ricorso al TAR. E il ricorso al TAR è stato depositato. Ecco infatti la nota del Comitato che lo anticipa, dicendo in particolare che le NTC 2018 “mettono a rischio la sicurezza del patrimonio edilizio degli italiani”.
NTC 2018: qual è problema
La lettera dal Comitato parte così:”L’entrata in vigore delle nuove Norme Tecniche sulle costruzioni ha originato una pericolosa situazione di confusione che compromette la sicurezza del patrimonio delle costruzioni esistenti”.
L’applicazione del capitolo 8 delle NTC 2018 e in particolare del punto 8.5.3 – Caratterizzazione Meccanica dei materiali – dedicato alle costruzioni esistenti, per un comma integrativo aggiunto rispetto alle NTC 2008 sta causando non pochi problemi. A causa di questo comma integrativo si rischia la paralisi totale del settore dei controlli sulle costruzioni, che sono diventati territorio di un ristretto numero di operatori, 100 al massimo in tutta Italia.
Il comma in questione, restringendo il campionamento ai soli Laboratori prove e materiali, impedisce ai professionisti di prelevare campioni dalle strutture già esistenti, con conseguenze a discapito della sicurezza del patrimonio immobiliare nazionale, dei cittadini e di molti operatori esperti del settore della diagnosi delle costruzioni esistenti. È a rischio la sicurezza del patrimonio immobiliare italiano e gli esperti nel settore diagnostica degli edifici, delle strutture e del patrimonio dei beni architettonici, eccellenza italiana, rischiano di essere cancellati dal mercato.
Motivo?
Il Comitato è molto chiaro a tal proposito: “Con le NTC 2018, il campionamento dei materiali da costruzione non è più di competenza dei professionisti, esperti in diagnostica del costruito e dei beni culturali, incaricati per le analisi di un edificio o di una struttura, ma diventa un “affare” per sperimentatori di laboratorio che potrebbero non avere (perché non richiesto) un titolo professionale (ingegnere, architetto o geometra). L’assurdo è che una fase delicata, quale il campionamento di un materiale da costruzione, soprattutto nel caso di edifici esistenti complessi quali quelli storici e monumentali, non sarà più competenza dei professionisti, ma di una stretta cerchia di impiegati di laboratorio”.
L’attenzione ai materiali nelle NTC 2018 passa anche attraverso alcuni cambiamenti puntuali nelle formule e maggiore aderenza agli Eurocodici. Leggi l’articolo su materiali, formule ed eurocodici nelle NTC 2018.
Con le NTC 2008 era partita una stagione dell’approccio al tema della vulnerabilità del costruito esistente con l’introduzione dei “Livelli di conoscenza”: più approfondisci con indagini la conoscenza di un organismo edilizio, analizzandone le tecniche costruttive e la qualità dei materiali, più l’intervento sarà puntuale ed efficace. Per svolgere questa attività sono nate nuove figure professionali, i diagnosti, tecnici laureati (ingegneri e architetti) che hanno aperto nuove imprese operanti nel settore della diagnosi delle strutture esistenti.
Si parla di circa 300 PMI, con più di 1000 ingegneri e architetti occupati, un’eccellenza italiana riconosciuta in tutta l’UE. Con le NTC 2018, e con quel comma, queste eccellenze rischiano grosso.
Le conseguenze ci sono già
Basta citare un episodio per commentare quello che sta succedendo. “Già nelle scorse ore infatti, alcuni Enti sono stati costretti, come nel caso della Città di Messina, ad annullare procedure di gara già in fase di seduta amministrativa, a causa dell’impasse creata dalle NTC 2018: pochi laboratori “autorizzati” ex art. 59 a fronte delle domande pervenute. Per tale motivo il Comune, nell’annullare la procedura, ha trovato come unica soluzione possibile per risolvere la questione, la riemanazione del bando attraverso la “separazione” delle attività di indagine mediante due bandi separati per la fase diagnostica e per quella del campionamento”.
A rischio la competenza degli ingegneri
Alcune prerogative della figura dell’ingegnere, in particolare sono a rischio. Agli ingegneri verrebbe sottratta la competenza del controllo sui materiali da costruzione, sancita con l’art. 51 del RD 2537 del 1925. Tutto questo mentre altrove, nelle NTC 2018 (Capitolo XI su controllo dei materiali da costruzione), si identificano ingegneri, architetti e geometri come i precisi responsabili del processo edilizio.
Paradosso n. 1: il calcestruzzo armato e la muratura
Strano no? L’introduzione dell’obbligo del campionamento dei materiali in situ da parte dei soli laboratori appare quanto meno contraddittoria. È il paradosso: mentre per le strutture in calcestruzzo armato lo strumento di conoscenza principale resta il campionamento con carotaggio degli elementi strutturali, nelle strutture in muratura (che sono le più vulnerabili e per le quali si procede in genere con prove in situ non distruttive o parzialmente distruttive e comunque senza campionamento), la normativa non avrebbe alcun effetto. Ingegneri ed architetti diagnosti continueranno a lavorare in concorrenza dei laboratori sulle strutture in muratura ma non su quelle in calcestruzzo armato. La domanda sorge spontanea: perché si precisa che una comune azione di campionamento del materiale deve essere eseguita da un laboratorio (che dovrebbe fare prove in laboratorio e non in situ) e operazioni più complesse, come le tecniche di indagine non distruttive, non vengono regolate?
Citiamo dalla lettera del Comitato: “Appaiono davvero ridicoli i chiarimenti alle NTC recentemente rilasciati dal CSLP ove, si sottolinea: che le prove non distruttive restano fuori dalla potestà dei Laboratori; che si auspica una autorizzazione ad hoc per il prelievo dei campioni. Nascono spontanee delle domande: il CSLP pensa davvero che sottraendo ai diagnosti la possibilità di prendere dei campioni dalle strutture, questi ultimi avranno ancora un mercato? In altri termini hanno idea del fatto che seppur le prove non distruttive sono ancora “liberalizzate” nessuno mai sul libero mercato si rivolgerà a due diverse società per compiere un unico lavoro?
Paradosso n. 2: il Codice degli Appalti
Nelle gare d’appalto per la verifica della vulnerabilità sismica del patrimonio pubblico, si assisterebbe al paradosso di far operare solo pochi soggetti, pur essendo presenti sul territorio nazionale migliaia di operatori con i requisiti economici e professionali di partecipazione. Inoltre, se il correttivo degli appalti equipara i costi dell’attività di indagine sulle opere ingegneristiche ai costi per la sicurezza e quindi li considera non ribassabili, le NTC2018 finiscono per riservare questo mercato a pochi operatori economici.
Il limite alla concorrenza
Molti dei 100 laboratori italiani sono controllati dagli stessi soggetti in forma partecipativa o in esclusiva proprietà: questo crea senz’altro limitazioni alla libera concorrenza. La conseguenza? Un arretramento della ricerca scientifica nel settore della Diagnostica strutturale, proprio per la mancanza della concorrenza tra aziende.
Il ricorso al TAR
Tutto questo, si chiede il Comitato, è un obiettivo delle NTC 2018 o la conseguenza di una sottovalutazione della portata delle novità? Il Comitato pare propendere per la prima.
Bisogna trovare una soluzione per proteggere cittadini, professionisti e aziende. Per questo, “circa 40 aziende italiane operanti nel settore dei controlli diagnostici sulle costruzioni e afferenti al Comitato per la diagnostica e la sicurezza delle costruzioni e dei beni culturali, hanno depositato ricorso al TAR contro le NTC 2018 e nello specifico contro il disastroso comma integrativo del paragrafo 8.5.3”. Inarsind, Federarchitetti e Assorestauro sostengono il ricorso.
La richiesta dell’Associazione dei Laboratori
Nel frattempo, l’ALIG (Associazione dei laboratori di ingegneria e geotecnica) aveva richiesto maggiore regolamentazione della diagnostica strutturale e maggiore attenzione ai controlli sulle costruzioni esistenti e sui prodotti strutturali, trovando una base condivisa dagli interlocutori qualificati da cui partire per elaborare un documento e le procedure per regolare e controllare l’attività sperimentale di diagnostica, dalle prove in situ alle prove di laboratorio. Leggi la lettera del Vicepresidente di ALIG
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