Inquinamento indoor: ogni anno in Italia uccide più persone di un terremoto

Spesso si sottovaluta che trascorriamo molto del nostro tempo all’interno di ambienti chiusi, che talora non rispondono ai requisiti minimi della salubrità e danno origine a patologie di varia gravità.

Costruire ex novo o ristrutturare non sarà più possibile senza tener conto delle conseguenze che le tecniche costruttive inadeguate o materiali nocivi, possono causare alla salute dell’individuo. L’inquinamento indoor esistente all’interno del parco immobiliare italiano è un argomento di particolare interesse e di notevole rilevanza sociale.

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L’uomo inala circa 8000 litri d’aria al giorno e la maggior parte dell’aria inspirata proviene dagli ambienti indoor. In Europa la popolazione spende fino al 90% del tempo negli ambienti indoor: il 55% nelle abitazioni, il 33% negli ambienti di lavoro, il 4% negli altri ambienti chiusi e solo il 4% all’aperto.

Da un Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità ([nota 1]) si possono desumere prevalenza e costi di una limitata serie di inquinanti, riportati in tabella 1 (Valutazione quantitativa dell’impatto sulla salute della popolazione e dei costi diretti per l’assistenza sanitaria attribuibili ogni anno ad alcuni degli inquinanti indoor in Italia.).

INQUINANTE MALATTIA PREVALENZA COSTI DIRETTI
(mln di €)
Allergeni (muffe, acari, forfore animali) Asma bronchiale >160.000 casi/anno >80
Radon Tumore del polmone 1.500-6.000 decessi/anno 25-105
Benzene Leucemia 36-190 casi/anno 0,5-3,5
Monossido di carbonio (CO) Intossicazione acuta da CO >200 decessi/anno 0,5

 

Oltre a queste, devono essere considerate altre sostanze presenti nell’ambiente indoor, una tra queste è l’amianto: secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Amianto, solo in Italia sono più di 6.000 coloro che perdono la vita ogni anno in seguito all’insorgenza di patologie asbesto correlate.

Pur riconoscendo che gran parte di questi decessi è di pertinenza professionale, vi è una quota di eventi, che nelle donne arriva al 50%, che non è spiegabile dalla attività lavorativa svolta e la cui origine si spiega quindi in larga parte con la presenza di fibre di amianto negli ambienti domestici.

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Pur riconoscendo che non sono disponibili dati e informazioni dettagliate, si può stimare che il danno economico e sociale attribuibile all’inquinamento indoor è verosimilmente elevato, mentre i costi per la sua prevenzione sono ragionevoli ed abbordabili per la maggior parte dei proprietari.

Per dare la giusta proporzione ai dati ora esposti in questa premessa nell’ambito dei danni che le costruzioni posso causare all’uomo, occorre fare un breve ragionamento. Dall’inizio del secolo scorso, i vari terremoti che hanno colpito questo paese hanno ucciso complessivamente circa 57mila persone, in media 570 ogni anno. Sono dati che in effetti preoccupano e che hanno portato il legislatore ad intervenire in merito alla qualità antisismica, che comporta misure di intervento o soluzioni progettualiu piuttosto onerose, nel tentativo di prevenire questi drammi.

“Non basta stanziare fondi per difendere la nostra vita solo dal sisma”

Tuttavia, sempre in Italia, 3.500 persone all’anno muoiono per cancro del polmone attribuibile agli effetti del Radon, con un rapporto di sei decessi per radon rispetto ad uno per il terremoto. Il Radon è un gas radioattivo che si infiltra nei piani più bassi delle abitazioni. I suoi prodotti del decadimento del radon, radioattivi a loro volta, vengono inalati dagli abitanti di quegli ambienti e restano intrappolati nel loro sistema respiratorio inducendo, nel giro di anni, i danni cellulari che poi si esprimo nelle patologia sopra citata.

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L’aspetto su cui riflettere è il silenzio normativo su una condizione diffusa per numerosità quanto gli incidenti stradali e prevenibile con interventi semplici e i cui costi sono, nella maggior parte dei casi, nell’ordine di poche centinaia di euro, necessari per un isolamento delle fondazioni, la sigillatura di qualche fessura o il posizionamento di una ventola.

Poiché questa è solo una delle fonti inquinanti che si possono talora evidenziare in un ambiente confinato (un elenco sarebbe fuorviante, in questa sede), la conclusione più ovvia è che non basta stanziare fondi per difendere la nostra vita solo dal sisma, occorre puntare sulla “qualità” dell’intero patrimonio costruito. L’inquinamento all’interno degli edifici causato anche da tecniche costruttive sbagliate e materiali insalubri è 10 volte maggiore rispetto all’inquinamento outdoor: parola dell’EPA l’Ente statunitense di protezione ambientale.

In Europa la popolazione spende fino al 90% del tempo negli ambienti indoor
In Europa la popolazione spende fino al 90% del tempo negli ambienti indoor

La casa uccide non solo quando crolla!

Occorre una cultura ed una informazione nuova, servono misure di prevenzione che riguardino la sicurezza a tutto tondo in Edilizia.

Temi importanti, che desideriamo affrontare con uno dei massimi esperti in Italia, il prof. dott. Nicola Fiotti del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute, dell’Università di Trieste, già Assistant Professor presso la University of Nebraska Medical Center (USA), e direttore scientifico del progetto dell’Esperto in Edificio Salubre dei Geometri Italiani, curato dall’Associazione Nazionale “Donne Geometra”.

La sindrome da edificio malato

Domanda. Dott. Fiotti, da qualche anno sembra che vi sia una vera e propria “malattia” causata dalla permanenza in edifici malati. Di cosa si tratta?
Risposta. In termini storici, possiamo parlare di “qualche anno” per stabilire la nascita della sindrome dell’edificio malato: era il 1973 quando la crisi energetica ha costretto il mondo occidentale a sigillare gli ambienti confinati che prevedevano la permanenza dell’uomo e che di conseguenza venivano riscaldati, o ambienti indoor.

Questo comportò il contatto (fisico esterno o più di frequente mediante la respirazione) con sostanze sintetiche o naturali con cui l’uomo non aveva una esperienza biologica precedente che permettesse un adeguata eliminazione dello stesso.

Ne è derivata una serie di disturbi piuttosto eterogenei per una parte della poplazione che è stata genericamente definita sindrome dell’edificio malato, o Sick Building Syndrome, Oltre a questa sindrome, vi sono tutta una serie di patologie che nascono nell’ambiente confinato, alcune note da moltissimi anni e altre più recenti che non devono essere certo dimenticate, perché sono causa di importanti riduzioni dell’aspettativa di vita in ogni parte del mondo.

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Ambiente e inquinamento indoor

D. Cosa si intende per ambiente indoor?
R. Sono ambienti indoor tutti gli ambienti confinati in cui l’uomo trascorre una parte significativa del proprio tempo, oltre la casa, si considerano quindi anche gli edifici pubblici, come scuole, luoghi di lavoro o centri commerciali.

D. Quali sono gli inquinanti dell’ambiente indoor?
R. Ve ne sono di diversa natura, chimica, fisica e microbiologica, si va dalla classica formaldeide, al piombo, alle radiazioni luminose, al radon, ai rumori, alle muffe e alle tossine che queste mettono in circolo nell’aria.

D. Le indagini sugli stili di vita dei cittadini ci dicono che le persone, nell’arco della giornata, trascorrono la maggior parte del proprio tempo in ambienti chiusi. Quali sono i rischi per la salute?
R. Stabiliamo delle prospettive corrette: passare il proprio tempo in ambienti confinati rappresenta un indubbio vantaggio. La civiltà occidentale è la civiltà della casa e quello che siamo come individui in termini di salute e longevità lo dobbiamo al trascorrere i nostri inverni e le nostre notti al caldo delle abitazioni. Tuttavia, la cattiva qualità degli ambienti confinati può rendersi responsabile di patologie di varia natura (infettiva, neoplastica, allergica, degenerativa, nervosa, ect) che possono comportare rischi anche molto pesanti per chi ne soffre.

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Gli insoliti sospetti: i materiali da costruzione

D. Come incidono i materiali da costruzione e decisioni progettuali sulla salute delle persone?
R. Il materiale che si sceglie per la propria abitazione o per una costruzione diventa un po’ un compagno di vita. Le sensazioni generate da questo materiale (visive, olfattive, anche acustiche) hanno giustificato l’acquisizione di quel materiale e diventano parte della nostra esperienza e della nostra coscienza, ma quello che sfugge ai più è che questi elementi rilasceranno nell’ambiente confinato, nel corso degli anni, dei composti chimici.

Questi componenti vengono a contatto con l’organismo degli abitanti per via cutanea, inalatoria o ingeriti, e diventano parte del loro metabolismo. Conoscere gli effetti a lungo termine sulla salute dei composti scoperti di recente richiede, lapalissianamente, del tempo, tempo che però non è compatibile con le logiche commerciali.

Ambiente di casa e qualità dell'aria
La qualità dell’aria all’interno delle abitazioni è un fattore critico che va valutato molto attentamente per salvaguardare la salute delle persone dagli effetti dell’inquinamento indoor

Il compromesso che si adotta è quello di partire con studi su cellule isolate e organismi più semplici per arrivare fino ai mammiferi in esperimenti che utilizzano tempi più brevi ma concentrazioni più elevate. Di solito questo è un sistema efficace e ragionevole, ma non dà una sicurezza assoluta e basta che uno solo di questi composti si comporti in modo anomalo per produrre danni enormi.

È appena il caso di citare l’amianto, che nel breve periodo non induce patologie rilevabili neppure a concentrazioni elevate, ma che per la sua azione peculiare provoca neoplasie della pleura dopo un periodo di latenza di 25/30 anni. Questo è un caso limite da cui legislatori e ricercatori hanno imparato molto e oggi siamo più cautelati, ma nel campo della salute, attenzione e prudenza non sono mai abbastanza.

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In tempi di sperpero energetico come quelli del dopoguerra, gli effetti di una sostanza nell’ambiente indoor erano mitigati dalla possibilità di riscaldare le stanze in cui le finestre venivano lasciate aperte anche durante la notte, ma in seguito alla crisi energetica mondiale degli anni 70 si sono imposti nuovi criteri tecnico-progettuali, con un drastico calo dei ricambi d’aria e quindi con un aumento delle concentrazioni di questi composti volatili nelle costruzioni.

Questo ha amplificato gli effetti dell’ambiente sull’individuo: costruzioni ben eseguite hanno prodotto salute e risparmio, quelle di più bassa qualità forse non sono riuscite neppure a garantire il risparmio.

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Inquinamento indoor e scuole

D. Come è la qualità dell’aria indoor nelle scuole italiane, quali i rischi per la salute e in cosa consiste la prevenzione?
R. Vi sono studi sperimentali che associano una buona qualità ambientale (analizzata in termini molto grossolani, di temperatura, umidità, qualità dell’aria e contento di CO2) e acustica con l’attenzione e la capacità di concentrazione. Le scuole sono costruzioni molto particolari: ospitano la futura classe dirigente, che diventa tale grazie alla qualità di quell’ambiente in cui cresce e sviluppa la propria capacità di apprendimento.

L’intero progresso di un paese (non solo della classe dirigente) passa attraverso l’introiezione di un capitale di conoscenze in quell’ambiente così particolare che è l’edificio scolastico. Minore è lo sforzo di acquisizione dell’informazione, maggiori sono quantità, qualità e capacità di analisi di quest’ultima. Questo è ancor più vero per un sistema scolastico e sociale che richiede la permanenza a scuola anche per 6-8 ore.

A fronte di queste ovvietà, vi è la constatazione dello studio Sinphonie che ha evidenziato che nelle scuole italiane ed europee non si respira una buona aria e l’ambiente dove studiano i nostri figli non è dei più sani. L’occasionale assenza di tecnologie di ventilazione, aule affollate, e scarsa igiene dimostra grossi spazi di miglioramento per il sistema educativo italiano ed europeo.

D. Cosa è il progetto Search del ministero dell’Ambiente?
R. È un progetto europeo che ha indagato gli ambienti scolastici in 10 paesi europei e li ha messi in relazione con i sintomi respiratori e generali di 6700 studenti dagli 8 ai 12 anni. Tra i più interessanti risultati vi è un’associazione tra cefalea (in bambini e bambine!) e qualità percepita dell’aria (descritta dai bambini come fresca, neutra o pesante). Più in generale, la metà degli studenti ha giudicato gli ambienti scolastici troppo caldi, e questo tipo di malessere è riconosciuto introdurre errori nelle attività lavorative anche degli adulti.

Le leggi sulla salubrità degli edifici

D. Mentre l’aria esterna e gli ambienti lavorativi sono soggetti a legislazione volta a ridurre l’esposizione agli agenti inquinanti, la qualità dell’aria negli edifici pubblici e privati è regolata da veri e propri riferimenti normativi?
R. Talvolta gli edifici pubblici sono luoghi di lavoro per cui il problema si restringe alle costruzioni private. In questo ambito, nel bene e nel male, per la qualità dell’aria interna, non si va oltre le raccomandazioni, al contrario delle norme per il risparmio energetico, che sono normate in ogni versante.

L’amministrazione e il datore di lavoro devono sottostare a regole abbastanza precise per ospitare persone nei loro ambienti, ma in casa non è obbligatorio misurare radon o formaldeide per avere il diritto di abitarvi, nonostante in Italia la classificazione della Formaldeide come “cancerogeno 1/B” è entrata in vigore dal 1° gennaio 2016 e che, il 17 gennaio 2014 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea la nuova Direttiva europea sulla protezione dalle radiazioni ionizzanti (“Basic Safety Standards” – Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio, che dovrà essere recepita dagli Stati membro entro febbraio 2018.

Questo pertanto evidenzia l’importanza di misurare in ogni ambiente confinato le concentrazioni nocive, ed è proprio in questo ampio gap tra conoscenze scientifiche e legislazione che si sviluppa il lavoro dei tecnici professionisti più illuminati. Va comunque sottolineato che i tecnici sono già chiamati dall’attuale DPR 380/2001 (art.25) a rispondere della salubrità degli edifici e dove il legislatore non è stato chiarissimo, la Suprema Corte di Cassazione, in materia non è titubante nel riconoscere la lesione del diritto alla salute che matura all’interno degli edifici.

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In questo caso l’ambiente non è oggetto immediato di tutela, ma viene considerato il mezzo per assicurare il rispetto dei diritti inviolabili dell’individuo: la qualità del primo verrà tutelata e protetta in quanto funzionale al godimento dei secondi.

La qualità dell’edificio si riflette sulle performance delle persone?

D. L’acustica adeguata, la buona qualità termica, luminosa e l’umidità appropriata all’interno degli edifici migliorano di fatto l’apprendimento, la concentrazione, la performance delle persone?
R. Gli studi di adeguata qualità su questo argomento non sono tanti quanti ci si aspetterebbe, ma quelli pubblicati sono tutti univoci nel dire che la percezione di calore, luce, umidità e rumore nell’ambiente confinato è altamente individuale e che, di conseguenza, le prestazioni intellettuali, lavorative, ma anche l’umore e la serenità di una persona sono correlate alla percezione di queste condizioni nell’ambiente, non ai loro valori assoluti.

Performance delle persone e inquinamento indoor
Quanto incide l’inquinamento indoor sulle performance delle persone: studenti o lavoratori che siano?

La soluzione proposta da queste ricerche è “personalizzare” l’ambiente, cioè fornire ad ogni fruitore le condizioni ideali per vivere ed operare, proprio perché gli ambienti confinati insalubri agiscono in modo indiscusso sulla salute, il benessere, il confort abitativo. La tecnologia dei paesi orientali ha permesso lo sviluppo di almeno un dispositivo per la personalizzazione della temperatura che riconosce la persona con dispositivi biometrici e crea l’ambiente adatto intorno a questa. Dalle esperienze acquisite, sembra anche ridurre i consumi energetici del 30%.

“Credo piuttosto nella possibilità da parte del privato di investire sul proprio bene ‘casa’ per incrementarne il valore economico e migliorare al contempo il proprio standard di vita e di salute”.

La professione del tecnico dell’edificio salubre

D. Prevede che ci possano essere sbocchi operativi per i tecnici nell’edilizia “salubre”?
R. Sicuramente si! Non si tratta di rispondere alla Suprema Corte di Cassazione in merito alla tutela del diritto alla salute negli edifici, che è chiaramente a carico dei partecipanti alla filiera edilizia, perché sarebbe uno dei tanti balzelli su un settore critico per lo sviluppo del nostro paese.

Credo piuttosto nella possibilità da parte del privato di investire sul proprio bene “casa” per incrementarne il valore economico e migliorare al contempo il proprio standard di vita e di salute. Questo può avvenire quando vi sia una campagna di sensibilizzazione in merito che renda ogni proprietario e ogni ammnistratore cosciente delle potenzialità di un ambiente confinato.

D. Lei è il Direttore del Comitato Scientifico degli Esperti in Edificio Salubre. Ci parla di questo progetto?
R. L’intuizione delle “Donne Geometra”, Associazione di Categoria dei Geometri Italiani è stata a mio parere formidabile: investire per primi in Italia in un settore di così grande futuro quale la formazione e la selezione di professionisti dedicati alla soluzione delle problematiche della salubrità ha fatto guadagnare non solo la Categoria stessa in termini di maggior lavoro per gli iscritti e forza nel mercato, ma l’intera società.

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Poter affrontare e risolvere queste problematiche si traduce per tutti i cittadini in una migliore qualità della vita, più salute, migliori prestazioni non solo lavorative ma anche intellettuali. Ogni genio è per metà figlio della genetica e per l’altra metà dell’ambiente, e dare ad ogni Mozart il silenzio per ascoltare la musica che ha dentro e ad ogni Van Gogh uno sfondo luminoso per le sue creazioni è un vantaggio per tutti.

Io sono onorato di esserne il Direttore, per me si tratta di uno stimolo continuo per le professionalità con cui mi confronto che fanno parte del team (geometri, avvocati, ingegneri, architetti, ricercatori ambientali, esperti di comunicazione, fisici, chimici, dirigenti di aziende ambientali, ect) e per la collaborazione che si può realizzare tra medicina e tecnici delle costruzioni.

[1] Istituto Superiore di Sanità; 2013. (Rapporti ISTISAN 13/39)

Redazione Tecnica

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