L’Imu torna in questi giorni al centro dell’attenzione e delle preoccupazioni. La Consulta dei CAF ha, infatti, lanciato un allarme per il pagamento della terza rata, prevista entro il 17 dicembre, chiedendone la proroga fino al 31 dicembre. (Per tutte le scadenze e le procedure da seguire per il pagamento Imu segnaliamo la Guida Imu)
Il presidente della Consulta dei CAF, Valeriano Canepari, si dice allarmato n vista di questa scadenza che porterà oltre 11 milioni i contribuenti a chiedere assistenza per la compilazione del modello di pagamento del saldo dell’Imu che prevederà il calcolo dell’aliquota applicata dal comune e del conguaglio (consulta il software gratuito di calcolo). I Comuni hanno tempo fino al 31 ottobre per modificare le aliquote e altri 30 giorni per renderli pubblici, una corsa contro il tempo per i centri di assistenza fiscale che dovranno reperire tutti i dati aggiornati.
Ad aggiungere carne al fuoco c’è la mancata approvazione del modello di dichiarazione Imu e le relative istruzioni, a poco più di un mese dalla scadenza fissata, che impedisce, secondo Canepari, di organizzare una corretta assistenza e consulenza ai contribuenti e la norma generale che concede ai cittadini, dopo la scadenza del 30 novembre, 90 giorni di tempo dal verificarsi della variazione per presentare la dichiarazione Imu (vedi anche “Dichiarazione Imu,disponibili il modello da compilare e le istruzioni”).
A preoccupare maggiormente i contribuenti sono le aliquote stabilite dai sindaci, un più o un meno, faranno la differenza nel pagamento del saldo Imu (vedi “Imu, guida alla compilazione del modello F24 semplificato“), che potrebbe trasformarsi per qualcuno in un vero e proprio salasso. In attesa della scadenza di fine mese la CGIA di Mestre ha elaborato una statistica, basata su un’indagine effettuata su un campione di 81 Comuni capoluogo di provincia (dati aggiornati al 26 ottobre 2012), per capire quanti Comuni aumenteranno l’aliquota sull’Imposta Municipale Unica. Le delibere prese in esame per rilevare le aliquote e le detrazioni da applicare sulla prima casa sono state “recuperate” dal sito internet del Dipartimento delle Finanze .
Nelle grandi città un Sindaco su due (precisamente il 49,4% del campione preso in esame) ha deciso di non aumentare l’aliquota base dell’Imu sulla prima casa. Altri 35 primi cittadini (pari al 43,2%), invece, hanno deciso di alzarne l’aliquota, mentre ci sono 6 realtà comunali (pari al 7,4% del totale) che faranno sicuramente felici i proprietari che vivono in queste città: le Amministrazioni comunali di Trieste, Biella, Nuoro, Vercelli, Lecce e Mantova hanno deciso di abbassare l’aliquota base che, ricordiamo, sulle prime case è pari al 4‰.
“Visto che il 76,3% delle famiglie italiane sono proprietarie dell’abitazione in cui risiedono – segnala Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – l’Imu è vissuta con ansia, vuoi per le ristrettezze economiche in cui vivono gran parte dei contribuenti italiani, vuoi per il fatto che negli ultimi 4 anni l’imposta sulla prima abitazione non era dovuta. Ora, che quasi tutti i Comuni hanno deliberato l’aliquota da applicare sulla prima casa, 18 milioni di famiglie italiane stanno ricominciando a fare i conti per capire quanto dovranno pagare di saldo entro il prossimo 16 di dicembre”.
Secondo lo studio condotto da CGIA Mestre per una abitazione di tipo civile A2 (vale a dire una tipologia abitativa media che si interpone tra gli immobili economici e quelli signorili) i più “colpiti” dall’Imu sulla prima casa saranno i torinesi: la seconda rata costerà mediamente 718 euro che farà salire l’imposta complessiva annua a 1.055 euro. Segue Genova, con una seconda rata pari a 561 euro che porterà l’imposta complessiva annua a toccare i 902 euro. Sul terzo gradino dei più tartassati dall’introduzione dell’Imu troviamo i proprietari di prima casa di Bologna: pur versando una seconda rata di 440 euro, il versamento complessivo raggiungerà gli 879 euro. Al di là degli aumenti di aliquota apportati da queste Amministrazioni comunali, sull’importo da pagare incide molto la rendita catastale media presente in queste città. Quest’ultima, strettamente legata al valore economico dell’immobile, è quel parametro che determina la base imponibile sulla quale si applica l’Imu.
“Nonostante quasi tutti i Comuni abbiamo ormai deliberato l’aliquota Imu – conclude Giuseppe Bortolussi della CGIA – la situazione non è ancora definitiva. Il Governo si è riservato la facoltà di variare l’aliquota base addirittura entro il 10 dicembre 2012: solo 6 giorni prima del termine del pagamento del saldo. E’ da augurarci che a ridosso della scadenza non ci venga richiesto un ulteriore ritocco che metterebbe ancor più in difficoltà i magri bilanci delle famiglie italiane.”
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