Impermeabilizzazioni dei locali interrati: gli errori più comuni

Spesso, chi si occupa della protezione dall’acqua dei locali interrati, segue erroneamente le stesse logiche e gli stessi criteri che vengono adottati nelle coperture. Ecco quali sono le criticità più frequenti

Marco Argiolas 03/05/22
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La tenuta all’acqua delle costruzioni, relativamente ai locali interrati, rappresenta probabilmente la situazione più complessa, più critica e maggiormente sfidante fra tutte le attività di impermeabilizzazione svolte nell’edilizia sia civile che industriale.

Rispetto ad altri stati, in Italia il quadro è ancora più complesso e indefinito, prevalentemente a causa dei seguenti motivi:

  • ancora non esistono delle normative nazionali dedicate o delle linee guida specifiche sul tema;
  • l’argomento generalmente non viene studiato e insegnato nelle università, negli istituti tecnici, nelle Scuole Edili e negli enti di formazione;
  • non c’è adeguata disponibilità di libri, documenti, testi, o di altra letteratura tecnica e scientifica in lingua italiana;
  • il numero di esperti sul tema (progettisti, ditte di posa, applicatori) è esiguo.

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Gli errori più comuni

Spesso, chi si occupa della protezione dall’acqua dei locali interrati, segue erroneamente le stesse logiche e gli stessi criteri che vengono adottati nelle coperture. I risultati sono talvolta catastrofici poiché al di sotto della quota del terreno sono necessari, non solo dei materiali e dei sistemi dedicati; ma anche un approccio completamente diverso e specifico in base all’intervento da realizzare (Fig.1).

Impermeabilizzazioni dei locali interrati: gli errori più comuni Locali interrati 1
Fig. 1_Le opere di protezione dall’acqua delle strutture interrate sono spesso di difficile realizzazione. La foto illustra gli interventi di sigillatura dei giunti fra i diaframmi in un interrato di oltre 1.000 mq con la falda più alta di circa 3.00 m rispetto alla platea di fondazione

Negli Stati Uniti esiste una distinzione netta e precisa fra:

  • i sistemi impermeabili che devono resistere a una pressione idrostatica (waterproofing) e
  • quelli che invece devono soltanto proteggere le superfici e gli elementi costruttivi dall’acqua di scorrimento come, ad esempio, i tetti (roofing).

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La definizione di “impermeabilizzazione” (waterproofing) secondo la norma americana ASTM D1079, è la seguente: “treatment of a surface to prevent the passage of water under hydrostatic pressure”, ovvero: “trattamento di una superficie per impedire il passaggio dell’acqua sotto pressione idrostatica”. Invece, quando non si realizza la condizione di waterproofing, se il sistema protegge dall’acqua ma solo quando questa non è in pressione (cioè è priva di altezza idraulica) si ha invece la damp proofing.

Impermeabilizzazioni dei locali interrati: gli errori più comuni Locali interrati 2
Fig. 2_Una modalità ricorrente di impermeabilizzazione dei locali interrati, prevede che l’acqua percolante debba scorrere sui sistemi impermeabili per poi essere drenata, senza mai esercitare alcuna pressione idrostatica (altezza idraulica). L’impiego del vespaio aerato sui sottoquota espone la struttura al devastante fenomeno del sifonamento

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Le criticità

I sistemi discontinui non resistono alla pressione idrostatica e non soddisfano i requisiti necessari per la realizzazione del waterproofing. Su una buona parte degli interrati il sistema di protezione dall’acqua non raggiunge il requisito della ASTM D1079, ciò è ammesso purché si abbia la certezza che sul sistema impermeabile non possano verificarsi pressioni idrostatiche.

Tuttavia, in occasione di eventi piovosi particolarmente intensi o prolungati, oppure per effetto di importanti eventi idrogeologici a livello locale, è possibile che la quota della falda si innalzi considerevolmente oppure che il terreno vada incontro alla saturazione, con possibili gravi ripercussioni sulla struttura e sulla sua tenuta all’acqua.

Progettare e realizzare un tetto o una copertura (roofing) è un’attività ben diversa rispetto a progettare e realizzare un’opera soggetta a pressioni idrostatiche (waterproofing) sia positive che negative.

Le strutture interrate devono svolgere sostanzialmente due compiti:

  1. resistere ai carichi statici, orizzontali e verticali,
  2. essere a tenuta d’acqua e di umidità.

I lavori di impermeabilizzazione degli interrati sono difficili da realizzare (talvolta pericolosi), difficili da controllare, ma soprattutto sono difficili da riparare. Inoltre, quasi sempre è impossibile effettuare la manutenzione e i danni in caso di guasto sono spesso molto ingenti e sono la causa di contenzioso.

Le principali criticità che insorgono quando si deve progettare l’impermeabilizzazione dei locali interrati riguardano gli attraversamenti di qualsiasi tipo, forma, funzione e dimensione, i possibili scorrimenti reciproci edificio-terreno, i danni accidentali in corso d’opera oltre a quelli, sempre accidentali, successivi al collaudo, senza trascurare l’invecchiamento dei materiali e dei sistemi impermeabili.

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Come stanno le cose in Italia?

Il Gruppo di Lavoro sulla protezione dall’acqua delle costruzioni, nato all’interno del Codis, Associazione per il controllo, la Diagnostica e la Sicurezza delle Strutture Infrastrutture e Beni Culturali, sta lavorando con la UNI per istituire delle normative dedicate al tema in analisi, che in gran parte fanno riferimento alla norma inglese BS 8102:2009. Si tratta di una norma molto ben strutturata che rappresenta il punto di riferimento anche per le normative di altri Paesi, non solo europei.

Gli accorgimenti tecnici più significativi della BS 8102:2009, che potrebbero essere vantaggiosamente introdotti anche in Italia, sono i seguenti:

  • Si prevedono tre gradi (grade) di impermeabilizzazione in funzione dell’impiego delle strutture, con tre livelli crescenti di impermeabilità:
    • Grado 1. parcheggi o altre attività meno nobili, sono ammesse sia piccole infiltrazioni che umidità;
    • Grado 2. altri locali, non sono ammesse infiltrazioni, ma è ammessa una leggera umidità sulle superfici;
    • Grado 3. locali più nobili, non ammesse né infiltrazioni e né umidità sulle superfici, purché ci sia adeguata ventilazione.
Impermeabilizzazioni dei locali interrati: gli errori più comuni Locali interrati 3
Fig. 3_ Le tre possibili configurazioni dei sistemi impermeabili secondo la tipologia “A”, previste dalla BS 8102:2009

È prevista la figura dello specialista nell’impermeabilizzazione degli interrati, che deve collaborare con lo Studio di progettazione fin dall’inizio del progetto. La norma prevede inoltre tre distinte tipologie di protezione (Type) in funzione dei sistemi impiegati:

  • Tipo A. membrana, dove la protezione è affidata a un elemento di separazione, esterno, interno o intermedio;
  • Tipo B. impermeabilizzazione strutturale, dove la tenuta all’acqua è assicurata dalla struttura in massa;
  • Tipo C. drenaggio, nel quale un idoneo sistema drenante, che necessita di un programma di manutenzione previsto nel progetto, convoglia l’acqua su un pozzetto per poi evacuarla con delle pompe.

Per ottenere il Grado 3 occorrono due tipi di impermeabilizzazione combinate: insieme di A + B, o A + C, oppure B + C.

La BS 8102:2009 sottolinea e mette in primo piano l’esigenza di poter riparare le strutture interrate soggette all’azione dell’acqua; perciò, suggerisce di adottare preferibilmente le impermeabilizzazioni dall’interno e dove possibile quelle strutturali. La forma della struttura deve essere il più possibile regolare, senza geometrie complesse, massiva e priva di situazioni che possano in qualche modo indurre, consentire o favorire l’insorgenza di lesioni o fessurazioni e quindi ridurre l’affidabilità.

Nel progetto si deve considerare la quota della falda e la permeabilità del terreno in funzione di una sua possibile saturazione, se questi dati non sono disponibili oppure in caso di incertezza, si deve prevedere la “full height water table”, cioè che la falda possa raggiungere la quota del terreno, ovvero la situazione in assoluto più gravosa.

Gli attraversamenti sottoquota sono vietati, salvo casi particolari e i giunti sottoquota si utilizzano solo se non ci sono altre possibilità. Per garantire maggiormente i sistemi di protezione dall’acqua, si ammettono solo dei sistemi proprietari, cioè interamente studiati e forniti da un unico produttore.

Per saperne di più, guarda qui il video dedicato alle Infiltrazioni e danni da umidità nei locali interrati:

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Impermeabilizzazioni in edilizia

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Marco Argiolas

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