In più occasioni abbiamo sottolineato che gli obiettivi del d.lgs. 102/2014 – così come quelli della Energy Efficiency Directive 27 dell’Unione europea da esso recepiti – sono l’aumento dell’efficienza energetica degli edifici e, conseguentemente, la diminuzione dei consumi energetici e dei loro effetti inquinanti.
Abbiamo anche ricordato che il 40% del nostro patrimonio edilizio risale a prima degli anni 60 e l’85% a prima degli anni 90. Detto in soldoni, ciò significa immobili e case quasi sempre energeticamente assimilabili a dei colabrodo, con dispersioni termiche enormi.
Se è vero che la contabilizzazione del calore si prefigge di ottimizzare il comfort termico degli ambienti agendo sugli impianti per far sì che l’immissione di calore sia la quantità minima necessaria, è altrettanto evidente che, se in parallelo non si interviene sull’edificio diminuendone le dispersioni, ben difficilmente si possono raggiungere gli obiettivi indicati dalla normativa.
È quindi fondamentale ripensare sia la singola unità immobiliare, sia il palazzo nel suo complesso, come un “sistema energetico unico“, che deve essere in grado di svolgere al meglio, con minori consumi possibili, il compito di mantenere il comfort termico nei locali interni.
Tale approccio è però spesso scoraggiante perché si ritiene che i costi da affrontare siano elevatissimi; inoltre, trattandosi di condomini, sono note le difficoltà che si incontrano a livello di decisioni assembleari e di iter da seguire.
In realtà, anche in questo caso servirebbe soprattutto un’adeguata azione di informazione, la quale chiarirebbe come sia possibile effettuare molti interventi migliorativi, a partire dall’interno del proprio appartamento, con lavori che non sono né complessi né sconvolgenti e con costi spesso contenuti, comunque recuperabili velocemente dai risparmi generati.
Qualche esempio? Basta applicare un apposito pannello termoriflettente tra il radiatore e il muro per ottenere riduzioni percentuali dei consumi a due cifre! Gli amanti del bricolage lo possono fare da soli facilmente.
Simile il discorso delle finestrature, sotto le quali venivano installati in passato i radiatori. Le superfici vetrate, si sa, sono tra le maggiori dispersioni di calore. Se poi la loro tenuta non è adeguata, l’aria circola liberamente portandosi all’esterno gran parte del calore. L’ideale sarebbe sostituire le vecchie finestre con quelle odierne a chiusura ermetica e a doppi o tripli vetri, ma si può fare molto anche solo applicando apposite guarnizioni antispifferi sui battenti e completando il lavoro con pellicole “basso emissive” sui vetri, le quali hanno anche molti altri pregi e vantaggi.
I cassonetti delle tapparelle sono anch’essi punti di grande dispersione: intervenire è facile, grazie alle soluzioni di coibentazione già predisposte presenti sul mercato.
E così via con porte, canne fumarie, ponti termici… Più complesso e oneroso è invece isolare il soffitto per chi abita all’ultimo piano, ma anche in questo caso i risparmi sono tali da recuperare ben presto i costi.
E fin qui sono tutti interventi interni all’appartamento.
Certo, la soluzione ideale sarebbe intervenire sull’intero edificio, isolandolo con un apposito “cappotto” in modo da ridurre al minimo anche tutti i ponti termici. Se il condominio ne comprende l’importanza e provvede, i benefici sono davvero notevoli.
Nel abbiamo cercato di tracciare una panoramica anche su queste problematiche di riduzione delle dispersioni termiche, dedicandovi un intero capitolo che fornisce le informazioni basilari e gli accorgimenti da seguire.
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