Fase 2 edilizia, ogni regione va da sé per la riapertura

Dal 27 aprile possono riprendere i lavori tutte le imprese di costruzione impegnate nei cantieri di opere pubbliche considerate strategiche per il Paese, relative a dissesto idrogeologico, edilizia scolastica, edilizia residenziale pubblica e penitenziaria, mentre dal 4 maggio potranno riaprire tutti i cantieri pubblici e privati (la cui attività preparatoria era stata possibile comunque dal 27 aprile).

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La riapertura è dunque iniziata, anche se a “macchia di leopardo”, con le dovute precauzione e regole. Dal 27 aprile hanno riaperto i battenti le aziende legate all’export e quindi tutta la filiera della moda e dell’arredo, dell’automotive e della nautica fino al metallurgico e agli articoli in gomma e materie plastiche.

Ma il braccio di ferro tra Governo e Regioni sulle aperture aumenta la confusione: vediamo quanto le ordinanze locali potranno accelerare o al contrario, limitare, le attività del settore edile e della filiera collegata.

Riapertura Fase 2 edilizia, ogni regione va da sé

Ripartiranno anche i settori del commercio all’ingrosso funzionali alle produzioni per l’export e all’edilizia. Il premier Giuseppe Conte ha ricordato quanto accadrà tra una settimana, quando «dal 4 maggio rientreranno 4,5 milioni di lavoratori». Ma questo significa «che ci sarà un flusso significativo che creerà nuove occasioni di contagio». Anche il capo della task force per la fase 2 Vittorio Colao, ha pertanto ribadito «bisogna ripartire con decisione ma in sicurezza».

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Edilizia scolastica, perché non sfruttare lo stop per la messa in sicurezza?

Tra i cantieri che possono riaprire subito, ci sono quelli dedicati alle scuole, il cui stato di degrado è lampante. Ance ha pertanto suggerito di far confluire in un unico Fondo Piano Italia le risorse subito utilizzabili e già erogate, circa 26 miliardi di euro. Ha inoltre proposto di velocizzare la realizzazione degli interventi aumentando le risorse destinate alla progettazione.

In generale, lo stop forzato dell’attività in aula dovrebbe essere un’occasione per la realizzazione degli interventi di riqualificazione e messa in sicurezza delle scuole.

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Ordinanze regionali, ognuno va da sé

In una lettera inviata domenica (lo stesso giorno di approvazione del Dpcm) alla ministra dell’Interno Lamorgese da parte dei ministri della Salute, dello Sviluppo, e del Lavoro, viene chiarito che tra le aziende «strategiche» e quindi autorizzate ad aprire i cancelli nell’attesa del via libera prefettizio, rientrano soprattutto le imprese di costruzioni impegnate in cantieri «volti a scongiurare il rischio di dissesto idrogeologico» oltre a quelli dell’edilizia pubblica.

La riapertura della filiera dell’export era stata richiesta dal presidente della conferenza delle regioni, il Governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Di fatto ogni regione va un po’ per la sua strada e l’esecutivo teme molto le “iniziative” locali.

Rimane il fatto che le Regioni del Nord si smarcano dalle scelte dell’esecutivo. Il caso più emblematico è quello del Veneto: Zaia ha ad esempio deciso di far ripartire subito la vendita di cibo e bevande per asporto, senza aspettare il 4 maggio come prevede invece il provvedimento dell’esecutivo (stessa scelta fatta da Abruzzo, Marche, Toscana e Liguria).

** Già da un po’ le regioni emanano ordinanze specifiche **
Coronavirus, le Regioni dove si possono eseguire opere edili “minori”

Accanto alle situazioni in cui le Regioni vanno ad anticipare il governo sulle riaperture, ci sono quelle in cui le regioni, in una curiosa inversione delle parti, frenano sulle aperture del governo. È il caso specifico dell’Emilia Romagna dove per ora vige il divieto di balneazione anche per i residenti.

Anche per l’edilizia non c’è nulla di scontato, e oltre alle specifiche indicazioni dettate dal Dpcm 26 aprile e del nuovo Protocollo del MIT, servirà ancor più chiarezza tra Stato e regioni per poter operare. In merito, il presidente della Liguria Giovanni Toti ha affermato che «Insieme ad altri governatori del Paese abbiamo intenzione di chiedere al Governo che nell’applicare le norme per la fase 2, il Governo lasci alle Regioni la facoltà di decidere una propria via alla riapertura».

Nel frattempo, portiamoci avanti coi lavori per la fase 2:
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Foto: iStock/master1305

Redazione Tecnica

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