La sicurezza sul lavoro è importante per evitare sia gli incidenti sia i cd. “near miss” [1]; è quindi necessario che la formazione sia affidata a un professionista che dovrà trasmettere questa materia non solo esponendola con professionalità, ma inserendo nel discorso anche quella componente che risiede, o almeno dovrebbe essere presente in ogni buon formatore, ovvero, la passione per le argomentazioni che andrà a presentare.
Ricordiamo che dobbiamo infondere nell’altro, lavoratore o altra figura professionale, la cultura incentrata sul tema della sicurezza finalizzata a “creare soggetti” più sensibili agli argomenti e con un bagaglio di conoscenza necessario per evitare il danno sui luoghi di lavoro. Ecco, quindi, che la formazione è necessaria.
Ebbene, dopo vari argomenti trattati in precedenza su Ediltecnico, concernenti la materia della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che comunque verrà proseguita in futuro, consiglio al lettore di prendere visione degli articoli inerenti alla formazione che trovate su questo sito, oltre a quelli indicati in questo scritto, così da preparare il terreno per le nozioni che andremo a sviluppare in questo scritto.
Come fornire una buona formazione?
Dopo la necessaria premessa per la modalità di lettura, vorrei esporre il metodo che ho usato per fornire una buona formazione. Premetto che, quanto verrà qui di seguito esposto non vuole essere autoreferenziale, ma – in base alla mia preparazione – desidero semplicemente fornire alcuni utili consigli già testati sul campo che hanno rivelato ottimi risultati al termine del ciclo di formazione.
L’importanza del contenuto
Un punto da tenere ben fermo è quello dei contenuti, infatti dobbiamo necessariamente, a seconda dell’attività cui il discente è adibito, erogare il “giusto contenuto” previsto dall’Accordo Stato Regioni del 7 luglio 2016, cui ne rimandiamo la lettura, e fin qui, è lapalissiano.
Prima d’iniziare, però, ricordiamo che la formazione deve essere effettiva ed efficace, oltre a essere documentata. Quindi la capacità del formatore risiederà nell’attagliare il contenuto da presentare all’uditorio, affinchè questo sia fruibile e allo stesso tempo intellegibile per chi ascolta.
Per una più ampia trattazione rimando, in particolare, a “Sicurezza sul lavoro, formazione partecipata e gestione dell’aula” [2] laddove parlando di formazione, concludevo con questa espressione: ”… non lasciate che la formazione sia un’arida presentazione di concetti senza un’emotività costruttiva necessaria per il buon esito finale”.
Proprio per quanto sopra esposto ho seguito la via dei contenuti ma anche e soprattutto arricchire questi con immagini e filmati e questa è stata la chiave vincente. Infatti, i discenti avevano rilevato, in maniera corale, che l’inserimento di tali “varianti” durante lo scorrimento e relativo commento delle slide è stato un metodo che ha permesso di acquisire meglio i concetti, a volte non facili, sulla nostra materia.
Quindi, non ci si dovrà fermare a illustrare concetti sic et simpliciter come enunciati della normativa, bensì si cercherà, nel rispetto dell’uditorio, di arricchire i contenuti con immagini sparse durante la presentazione, unite a qualche filmato.
Ho detto sparse in quanto si dovranno posizionare in modo tale da calcolare quando la cosiddetta ”curva dell’attenzione” sta scendendo e, la visione di qualcosa di diverso, sarà utile affinchè si risalga efficacemente nell’ascolto attivo e, questo, è stato notato dal personale presente in aula. Ovviamente, non dovranno essere trascurate le pause che necessitano agli ascoltatori per riordinare le idee e riprendere in maniera proficua l’ascolto.
Insomma, tanti fattori dovranno coesistere per una buona formazione, dai contenuti alla sequenza delle schede, dalla pertinenza del discorso sino alla capacità espositiva del formatore. Ricordiamo che il formatore, come espresso in questo articolo, dovrà essere in possesso di tre requisiti fondamentali che sono l’esperienza, la conoscenza e la capacità didattica in linea con l’area tematica di riferimento [3], ecco quindi che una serie di fattori sono indispensabili per confezionare un prodotto idoneo a lasciare un segno indelebile nell’ascoltatore che, dopo il corso di formazione, dovrà uscire dallo stesso con una nuova mentalità, ovviamente più aderente a quella sicurezza necessaria a prevenire i danni che potrebbero interferire nel lavoro.
E poi, affinchè il ciclo della lezione si concluda in maniera compiuta, è mia abitudine dopo aver fatto il test necessario per il rilascio dell’attestato, chiedere a tutti i partecipanti di formulare richieste e domande sugli argomenti risultati magari un po’ ostici e, alla fine, di riferirmi tutte le problematiche negative che hanno riscontrato durante la lezione, con la finalità di migliorare le successive “prestazioni espositive” a vantaggio degli uditori che si avvicenderanno nei cicli di formazione; infatti, quasi sempre, ricevuto questo input, i discenti rimangono sorpresi e, molte volte, si trovano in difficoltà nel trovare punti da criticare in maniera costruttiva, ma dopo un’ulteriore esortazione, riescono a fornire qualche elemento utile.
Concludo affermando che non è facile saper esporre e, solo con una continua prova dei contenuti con la corretta gestione delle proprie emozioni, si potrà avviare un processo di autocritica su sè stessi che avrà come epilogo la buona e, aggiungo, sana formazione.
Note
[1] Si definisce near miss o quasi infortunio un qualsiasi evento, correlato al lavoro, che avrebbe potuto causare un infortunio o danno alla salute o morte ma, solo per puro caso, non lo ha prodotto.
[2] Vedi l’articolo pubblicato il 23 luglio scorso
[3] Vedi Il formatore per la sicurezza e le difficoltà della formazione, 27 giugno 2019, su quest0 sito.
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