Detrazioni in edilizia 2016, proroga a un passo: cosa cambia?

Dall’agone politico e da molteplici settori della società civile si levano in queste settimane numerosi appelli al governo per la stabilizzazione degli incentivi ai lavori in casa 2016 (Bonus ristrutturazione 50% e Ecobonus 65%). Le sensazioni in tale direzione sono positive (leggi in proposito l’articolo Detrazioni in edilizia, prospettive positive per il 2016). Risoluzioni e raccomandazioni a senso unico sono pervenute a più riprese sia dalla Camera che dal Senato: il tema ora è sistemato in posizione prioritaria sul tavolo del governo che dovrà sciogliere le riserve in merito con la Legge di Stabilità nel corso delle prossime settimane.

L’idea del Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio (anticipata nelle scorse settimane da Ediltecnico) non è soltanto quella di stabilizzare la misura ma anche di allargarne il raggio applicativo (con particolare riferimento ai beneficiari): il pensiero (e non solo quello) corre qui a edilizia pubblica e ai giovani che vanno in affitto per il connesso bonus mobili.

Ma l’operazione in via di edificazione è più ambiziosa: il bonus potrebbe infatti diventare lo strumento di una politica di efficientamento energetico del patrimonio edilizio su amplissima scala (leggi in proposito Ecobonus graduato sui risultati di efficienza energetica? Le possibili novità).

In tale direzione, dal presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci, giunge l’interessante e costruttiva richiesta di utilizzare i bonus anche per una politica di prevenzione antisismica allargata rispetto a quella attuale  e di bonifica dall’amianto: “Penso di non esagerare dicendo che la stabilizzazione per almeno un triennio dei crediti di imposta per le ristrutturazioni edilizie e il risparmio energetico e l’allargamento al patrimonio edilizio pubblico, ai capannoni delle imprese, alle zone 3 sismiche, ai lavori di bonifica dell’amianto sono la priorità assoluta per la legge di Stabilità, se vogliamo davvero mettere la crescita al primo posto e ripartire con l’occupazione nel settore che ha subito le perdite più dure”.

“Al tempo stesso – prosegue Realacci– dico che questo strumento di buon fisco, oltre ad assolvere al meglio la funzione congiunturale fondamentale che già sta svolgendo da tempo di ridurre i danni della crisi e far ripartire il settore edile, deve essere il perno di una politica nuova di riqualificazione ed efficientamento energetico di tutto il patrimonio edilizio italiano. Al tempo stesso deve favorire la trasformazione del settore edilizio, con una riconversione profonda verso un’industria sostenibile. Tre funzioni che bisogna tenere insieme in un disegno unico”.

Nel frattempo prosegue la cavalcata dei Bonus per ristrutturazione (50%) e riqualificazione energetica (65%): i dati relativi all’utilizzo di questi importanti strumenti con riferimento al secondo trimestre del 2015 confermano il loro grande rendimento. Vengono confermate le ottime cifre del 2014, con i nuovi dati che si attestano su quota 4.639 milioni di euro (iva esclusa) spesi, un andamento che conferma “in melius” (crescita del 0,3%) i risultati del medesimo periodo dell’anno precedente. Insomma, gli investimenti mossi dai crediti di imposta sono tornati ai ritmi dei due anni record (2013-2014) conferendo nuova inerzia positiva all’andamento congiunturale dopo la flessione forte del primo trimestre di quest’anno.

I dati provengono dalla sovrapposizione di un’elaborazione del CRESME sui dati ufficiali dell’Agenzia delle Entrate (che percepisce i bonifici pagati dai beneficiari). Nel corso del 2014 la spesa per investimenti aveva toccato il record di 28,4 miliardi (22,8 miliardi di spostamento di liquidità al netto dell’IVA). Un risultato che aveva consolidato e superato quello del 2013, quando la spesa per investimenti collegati ai bonus edilizi era balzata dai 19,2 miliardi del 2012 a 27,9 miliardi (con IVA).

Come afferma il direttore del CRESME, Lorenzo Bellicini, “i dati degli ultimi quattro mesi ci dicono che stiamo tornando ai livelli record del 2014 dopo una partenza negativa dovuta in parte a fatti contingenti straordinari che si erano verificati nei primi mesi del 2014 e in parte all’impatto negativo che ha avuto l’aumento dal 4 all’8% dell’anticipo che il fisco trattiene dal bonifico versato dal cittadino all’impresa realizzatrice dei lavori. Poiché il credito di imposta ha dimostrato anche una forte capacità di emersione del mercato nero, riteniamo probabile che quella norma abbia indotto qualche impresa a tornare momentaneamente al nero, ma possiamo altrettanto dire che, comunque sia, quella flessione è stata transitoria”.

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Redazione Tecnica

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