L’edilizia è in crisi, e il decreto liberalizzazioni non la aiuta. Parola di Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili. Le costruzioni sono in crisi e alcuni provvedimenti varati dal governo hanno “imposto un prezzo alto” da pagare. Servono, e presto, nuove misure.
Nel corso dell’audizione in Senato in merito al decreto liberalizzazioni, l’Ance ricorda i dati presentati nel rapporto di fine anno che evidenziano una riduzione degli investimenti che dal 2008 alla fine del 2012 toccherà il 24,1%, per una perdita complessiva di 380mila posti di lavoro. Occorre quindi “introdurre nel provvedimento – dicono i costruttori – correttivi in grado di incidere concretamente sulle potenzialità e sulle prospettive del settore”.
Sei sono i capitoli di intervento individuati dall’Ance:
– il regime Iva e le novità sull’Imu;
– le norme sui ritardi nei pagamenti;
– la quota di lavori che i concessionari autostradali devono dare in affidamento a terzi;
– i paletti previsti per la costruzione delle carceri attraverso i capitali privati;
– le regole che presiedono all’attività estrattiva e alla produzione di rifiuti.
Toccare questi punti, “ritoccando” le norme che li regolano, significherebbe secondo l’Ance dare un impulso al settore edile.
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