Oramai lo stupore della notizia ha durata breve, considerata l’abitudine a leggere con cadenza costante di crolli del nostro immenso patrimonio artistico. L’ultimo in ordine di tempo riguarda una porzione delle mura medioevali di Volterra, franate all’improvviso domenica scorsa su strada pubblica con un ingente ammasso di pietre e detriti che hanno ferito, per fortuna in modo lieve, una sola persona e reso inagibili alcune abitazioni. Ma avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi, pensando al flusso di turisti e anche al fatto che tra pochi giorni su quello stesso tratto di strada sarebbe passata la carovana del Giro d’Italia.
Può sembrare oramai ripetitivo ricordare la fragilità del nostro patrimonio storico, della necessità di una manutenzione progettata e programmata ad hoc, oltre dell’urgenza di pianificare su di esso interventi di messa in sicurezza strutturale. Ma la frequenza di questi crolli, sia statici sia dinamici dopo un violento terremoto, non permette di procrastinare importanti ed estesi piani di valutazione tecnica e monitoraggio per garantire la conservazione nel tempo e la fruizione in sicurezza delle strutture storiche. Il problema della messa in sicurezza non può essere derogato solo all’urgenza del singolo caso, quando invece la frequenza di avvenimento richiederebbe una politica di intervento di più ampio respiro.
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Degrado, danni e difetti delle pietre naturali e dei laterizi
Il manuale descrive e analizza le patologie dei materiali lapidei naturali e dei laterizi per fornire al lettore preziose indicazioni utili per il loro corretto utilizzo, soprattutto nella prevenzione delle possibili patologie. L’opera è arricchita con immagini, tabelle, grafici e casi studio. A corredo, una copiosa bibliografia rimanda a specifici approfondimenti dei temi discussi. Viene fornita la descrizione chimica, fisica e meccanica dei materiali lapidei naturali, quindi delle rocce utilizzate come pietre da costruzione, trattando anche l’influenza della finitura superficiale sulla suscettibilità al deterioramento e i difetti più frequenti manifestati dalle pietre utilizzate come rivestimento. Un corposo spazio è dedicato alla caratterizzazione dei laterizi, materiali lapidei artificiali che meritano attenzione poiché ampiamente utilizzati sia nell’edilizia storica sia contemporanea. Non manca una sintesi delle principali tecniche diagnostiche e della normativa di riferimento vigente. Infine, il lettore troverà riassunti, in forma di schede illustrative, i meccanismi di danno e i difetti di cui sono state trattate le cause nel testo. Si tratta quindi di un volume pressoché unico nel campo della diagnostica, utile al professionista, al patologo edile e al progettista, che vogliano approfondire i fenomeni patologici che si verificano a carico dei materiali lapidei. Carla LisciDottoranda di Ricerca presso il laboratorio Hércules dell’Università di Évora, i suoi studi attuali si concentrano sull’applicazione di formulazioni chimiche utili alla protezione e alla conservazione dei materiali lapidei naturali. Partecipa alle attività finalizzate alla caratterizzazione fisica, meccanica e mineralogica dei lapidei naturali secondo normativa UNI-EN-ISO.Fabio SitziaHa conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Scienze e Tecnologie della Terra e dell’Ambiente presso l’Università di Cagliari. Attualmente ricercatore e membro integrato del Laboratorio Hércules (Università di Évora, Portogallo). La sua attività di ricerca verte sulle georisorse minerarie e applicazioni mineralogico-petrografiche per l’ambiente e i beni culturali.
Carla Lisci, Fabio Sitzia | Maggioli Editore 2021
27.55 €
Indice
Crollo mura di Volterra: crisi di resistenza del materiale lapideo?
Le mura di Volterra, opera di ingegneria militare risalente all’epoca etrusca modificata nel corso del medioevo, erano già state interessate da un crollo analogo avvenuto dieci anni fa, in occasione di intense piogge. Da allora, è cresciuta l’attenzione e gli investimenti del Comune e del Ministero per mappare la situazione dell’intera cinta muraria, eseguire gli interventi di restauro più urgenti e procedere con controlli periodici. Dalle notizie desumibili sulla stampa di questi giorni, sembra che il paramento murario crollato domenica non avesse mai manifestato segnali di allarme, quali fessurazioni o presenza di umidità.
I geologi interpellati direttamente in sopralluogo dopo il crollo, come desunto dalle notizie di stampa, escludono che la causa sia dovuta questa volta alle infiltrazioni piovane nel terreno, avendo riscontrato le pietre asciutte e non imbevute di acqua.
Una delle ipotesi, che dovrà essere approfondita in ulteriori indagini, potrebbe ricondurre la causa alla crisi di resistenza del materiale lapideo storico. Non abbiamo al momento ulteriori elementi per confermare questa ipotesi, ma essa costituisce comunque elemento di riflessione se, oltre alle spinte del terreno e a cause esterne dovute a forti eventi metereologici, la resistenza residua delle antiche murature rappresenta un parametro cruciale per la sicurezza delle stesse, anche alla luce del collasso fragile a cui abbiamo assistito, che di fatto non ha dato nessun segnale di preavviso ai tecnici incaricati del monitoraggio periodico visivo.
Il decadimento delle antiche pareti murarie
Dobbiamo considerare le antiche pareti murarie come strutture che hanno subito diversi cedimenti nel corso dei secoli, oltre al fisiologico deterioramento dei materiali nel tempo.
«Occorre considerare un edificio storico come il risultato di un esperimento al vero durato anni o secoli. Per interpretare i risultati di un esperimento è necessario conoscere come l’edificio era al momento della costruzione, quali traumi ha subito nel tempo, quali modifiche e, infine, come si presenta al termine della prova» (Decreto del Commissario straordinario del Governo ai fini della ricostruzione nei territori interessati dagli eventi sismici verificatesi a far data dal 24 Agosto 2016, n. 456 del 13 Ottobre 2022 e la relativa circ. del MIC 14/11/2022, n. 48/2022 – Indicazioni operative per gli interventi di restauro e ricostruzione degli edifici di interesse culturale integrate da specifiche indicazioni per gli edifici di culto, con attenzione alla sicurezza sismica degli edifici di interesse culturale).
In particolare, il decadimento delle prestazioni meccaniche delle malte di allettamento tra gli elementi laterizi o lapidei gioca un ruolo fondamentale nella deformabilità e nella resistenza della sezione muraria. Gli edifici antichi in muratura presentano spesso lesioni diffuse dovute a diverse cause, come gli elevati pesi propri, gli effetti del creep delle malte e l’interazione tra il creep e la fatica.
Tali fenomeni sono legati alla funzionalità originaria, alle tecniche di costruzione impiegate e all’evoluzione dei carichi nel tempo.
L’importanza della diagnosi e del monitoraggio
La valutazione della sicurezza delle strutture murarie storiche può avvalersi anche di tecniche diagnostiche non invasive o poco distruttive per stimarne le caratteristiche meccaniche. Inoltre, nei casi di maggior complessità e rilevanza, è consigliabile estendere l’utilizzo di tecniche di monitoraggio, per una valutazione nel tempo della stabilità mediante l’interpretazione di dati scientifici da parte di personale tecnico specializzato, in analogia a quanto si sta già svolgendo sulla rete infrastrutturale dopo il tragico crollo del ponte Morandi.
Una delle tecniche di monitoraggio che avrebbe potuto captare segnali premonitori all’interno di un paramento murario è ad esempio quella delle emissioni acustiche. La tecnica si basa sulla spontanea emissione di onde di pressione emesse da un materiale sotto sforzo per effetto di fenomeni irreversibili quali danneggiamento, microfessurazione, degrado, che possono essere causati anche dall’interazione con le sollecitazioni esterne quali vento, sisma o vibrazioni del traffico, oppure da movimenti della struttura dovuti a cedimenti. I segnali di emissione acustica sono letti da sensori piezoelettrici, con frequenze comprese tra 50kHz e 1 MHz, la cui interpretazione dei dati permette di localizzare i microcracks anche all’interno della struttura, quando non visibili esternamente, e di valutare la tendenza della gravità del danneggiamento nel tempo.
La stessa tecnica è attualmente utilizzata nel monitoraggio della stabilità delle torri degli Asinelli e della Garisenda a Bologna (Fig. 1). Su quest’ultima, in particolare, l’interpretazione dei risultati derivanti da un monitoraggio strumentale con diverse tecniche, condotto da alcuni anni, ha permesso di intercettare una fase di allarme per la sicurezza della struttura, e mettere in azione una serie di urgenti interventi provvisionali, tutt’ora in corso, in attesa di elaborare un progetto di rinforzo definitivo alla luce delle vulnerabilità fatte emergere dallo stesso piano di monitoraggio.
La comprensione dell’effettivo stato di salute del nostro patrimonio storico-architettonico è pertanto condizione essenziale per valutarne la sicurezza. La fase di conoscenza e monitoraggio dovrebbe rientrare nei piani di manutenzione programmata di molti altri complessi monumentali, per prevenire ulteriori eventi di improvviso collasso strutturale.
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