La attesa legge sul consumo del suolo dovrebbe giungere nei prossimi giorni in aula a Montecitorio per la discussione parlamentare. Ma da più parti si levano dichiarazioni allarmate in merito ai possibili contenuti del provvedimento.
Le critiche giunte nei confronti della legge da molteplici parti riguardano la complessità dell’iter previsto per arrivare a rendere cogenti gli obiettivi di riduzione del consumo di suolo che, per almeno tre anni, creerebbero una situazione di incertezza per le amministrazioni pubbliche e per gli investitori. Inoltre viene sottolineata l’inefficacia delle indicazioni di contenimento del consumo di suolo, troppo generiche nei criteri e nella spinta al riuso delle aree dismesse e degli edifici.
In particolare sono due i punti di vista critici sollevatisi ulteriormente negli ultimi giorni: quelli di Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) e di Edoardo Zanchini, vicepresidente dell’associazione ambientalista Legambiente: “Abbiamo bisogno di una legge che spinga e semplifichi la rigenerazione degli edifici esistenti e delle città come alternativa al consumo di suolo, che deve essere finalmente salvaguardato e monitorato. Siamo preoccupati che alcune questioni ancora aperte sul testo non siano state davvero affrontate. Un’approvazione in aula di un testo non condiviso dagli stakeholders, dalle Regioni e dagli Enti locali rischia di arenarsi al Senato, togliendo ogni possibilità di avere finalmente una legge in Italia capace di rilanciare l’edilizia di qualità e di salvaguardare i territori agricoli”.
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Nello scorso mese di novembre le Commissioni Ambiente e Agricoltura della Camera avevano approvato una bozza di testo unificato del disegno di legge per il contenimento del consumo di suolo e rigenerazione del suolo, mentre la scorsa settimana nelle commissioni Ambiente e Agricoltura della Camera, i relatori del disegno di legge sul consumo di suolo, Chiara Braga (Pd) e Massimo Fiorio (Pd), avevano presentato un emendamento che stabiliva l’individuazione di ulteriori misure tali da determinare, per un congruo periodo, una fiscalità di vantaggio al fine di incentivare gli interventi di riqualificazione urbana, con particolare riferimento al riuso delle aree già urbanizzate e con priorità alle aree a destinazione produttiva dismesse. Ora il passaggio in Parlamento: con il rischio evidente che una bozza di testo di legge che non sia ancora in grado di dare risposte corrette ai temi sopra menzonati possa “ingolfarsi” al Senato, luogo in cui difficilmente sarà in grado di trovare una maggioranza capace di approvarlo.
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